Conclusioni
onostante le
migliaia di colpi sparati da entrambe le parti, oltre ai colpi di
cannone, il bilancio della battaglia fu estremamente limitato.
Questo può essere spiegato più con la scelta di buone postazioni e
coperture sia in fase di attacco che di difesa piuttosto che con una
scarsa precisione di tiro.
Tra i soldati ci
furono 2 vittime ed alcuni feriti, mentre gli indiani contarono 2
morti tra i Lakota oltre al Cheyenne Grande Corvo e ad un certo
numero di feriti.
Nel suo rapporto
Miles, forse ingannato dalle pozze di sangue trovate presso le
postazioni indiane dopo la battaglia, riferiva erroneamente di “…
gravi perdite...” dei suoi avversari.
La battaglia di
Wolf Mountain si era conclusa con un sostanziale pareggio in termini
di perdite e con il mancato raggiungimento degli obiettivi che
entrambe le fazioni si erano prefissati. Il Col. Miles e le sue
truppe non erano riusciti a sconfiggere definitivamente i Lakota e i
Cheyenne, come speravano, lasciando ancora irrisolta la questione
degli indiani "ostili" che continuavano a circolare nei territori
intorno alle Black Hills.
D’altro canto,
anche Cavallo Pazzo non poteva dirsi soddisfatto dato che non era
riuscito a ripetere la vittoria di Little Bighorn, ma addirittura si
ritrovava con alcuni Cheyenne prigionieri e un campo abbandonato ai
soldati, per sfuggire al loro inseguimento. Questi ultimi non
andarono oltre e Miles ordinò il rientro al forte, non giudicando
opportuno proseguire le operazioni tenuto conto delle condizioni
ambientali e della scarsità di munizioni.
I soldati
rientrarono alla base il 18 gennaio chiudendo così la campagna
invernale dopo un totale di 242 miglia di marcia.
L’azione di
Miles aveva dimostrato che l’esercito era in grado di muoversi ed
attaccare gli indiani nei loro territori anche in condizioni
ambientali particolarmente difficili.
Sull’altro
versante, gli indiani si stabilirono nella zona dei fiumi Bighorn e
Little Bighorn, dove trovarono un buon numero di bisonti che
consentì loro di passare un inverno accettabile almeno dal punto di
vista delle scorte alimentari.
Tuttavia la
sensazione di sicurezza e potenza, derivata dalla vittoria di Little
Bighorn, era venuta meno e grande era l’incertezza in molti capi sul
futuro del proprio popolo.
Nei mesi
seguenti furono inviati molti messaggeri dai forti e dalle agenzie
presso le varie bande con l’intento di convincere gli indiani
“ostili” ad una resa pacifica. Tra questi messaggeri ci fu anche
Donna Dolce, una delle Cheyenne catturate prima della battaglia,
inviata da Miles per convincere alla resa la sua gente.
Infatti a
partire dall’inizio della primavera, molti gruppi si arresero,
arrivando alla spicciolata nei vari forti e agenzie.
L’ultimo,
com’è noto, fu quello di Cavallo Pazzo.
|