Su

 


di Stefano Jacurti

Curiosità dietro il set

V

i proponiamo un ricco articolo fitto di retroscena, aneddoti, imprevisti, errori e curiosità varie dietro il set dei film di Sergio Leone.

  • PER UN PUGNO DI DOLLARI, 1964. Quando Sergio Leone cercò una  produzione per girare "Per un pugno di dollari" pochi furono a credere nel suo progetto. Molti ironizzarono soprattutto sul fatto che nel film non c’erano donne o meglio non c’erano ruoli importanti per un personaggio femminile di rilievo per cui un western  senza donne non si poteva fare. Per quel che riguarda il film  molti credevano che questo western fosse comico e fu proposto a Leone di cambiare la sceneggiatura, inserire delle situation comedy e affidare il ruolo di attori protagonisti a Tognazzi e Vianello! Alla fine una piccola produzione si trova ma paradossalmente non si trova a Roma un cinema dove poter far uscire il film poiché nessuno è disposto a rischiare. La disponibilità la offre un piccolo cinema di Firenze nei pressi della stazione. Poi il boom! Per il protagonista Leone cerca James Coburn ma l’attore per fare il film vuole 25.000 dollari. Il budget è basso e si può arrivare al massimo a 15.000 ma guardando una pellicola giunta dagli States “Rawhide” un serial western di successo concorrente di “Bonanza”, Leone nota un giovanotto imberbe con la faccia da duro: Clint Eastwood. Ingaggio: 15.000 dollari. Il film viene realizzato in 6 settimane di lavorazione tra gli interni a Cinecittà  e gli esterni in Spagna a 40 km da Madrid. Il luogo è "La perizia" di Colmenar Viejo, un piccolo paesino. A pochi giorni dalla fine del film a Leone mancano i fondi. Non ci sono più soldi per girare la scena finale della sparatoria con Ramon ed i suoi in Almeria ma Don Josè mette a disposizione il suo villaggio western a credito grato del fatto che il regista, girandovi il film, valorizza il deserto di Almeria e tutta la zona circostante. La produzione intanto vuole, vista la presenza di un attore americano, che il regista e alcuni attori nei titoli di testa cambino nome, così Sergio Leone diventa Bob Roberson e Volontè si trasforma in Raul Welsh ma il film va alla grande, le sale si riempiono fino all’inverosimile e  visto l’inaspettato successo si ristampano in fretta e furia i titoli del film con i nomi originali del regista e di Volontè. Leone per questo film è costretto a pagare a Kurosawa una penale per i diritti d’autore poiché il film segue di pari passo la trama della “Sfida del samurai” (Yojimbo) che il regista romano ha visto e da cui trae la sceneggiatura. Il successo è enorme ma circa il 50% degli introiti vanno a Kurosawa. Per un pugno di dollari è il film più povero del regista italiano ma è ormai un vero cult per cinefili, un western che nel 1964 cambiò il modo di fare i western, un modo nuovo con la soggettiva della colt che spara in evidenza, con musiche accattivanti, con sguardi lunghi ed intensi, con primissimi piani, con il rumore degli speroni tintinnanti, con i balletti di morte, con "L’uomo senza nome" che viene fuori avanzando dal nulla dopo l’esplosione di una carica di dinamite, "L’uomo dagli occhi di ghiaccio" doppiato in Italia da Enrico Maria Salerno che gioca una guerra di nervi con un messicano psicopatico lanciando sentenze e promesse di vendetta prima di far cantare la calibro 45.

  • PER QUALCHE DOLLARO IN PIU’, 1965. Visto il successo di “Per un pugno di dollari” Leone l’anno dopo si imbarca in una nuova avventura. Per il secondo film della trilogia del dollaro oltre a confermare Eastwood e Volontè si ricorda di un grandissimo caratterista dei grandi western americani: Lee van Cleef. All’inizio Cleef sembra sparito nel nulla, gli emissari della produzione non riescono a rintracciarlo, infine l’attore viene scovato in una clinica di Los Angeles dove si è dato alla pittura durante il periodo di disintossicazione. Lo trovano con un soprabito grigio, il sorriso un po’ stanco e giù di morale poiché da  qualche anno non lavora ma Leone non ha dimenticato quel ghigno di "Mezzogiorno di fuoco", il capolavoro di Zinnemann. Così Cleef viene ingaggiato ed insieme a Eastwood, Volontè, Coburn, Steiger, Wallach (gli attori degli altri film) diventerà leggenda. Sergio Leone e Lee Van Cleef tornano a Roma  e  mentre sull’aereo l’attore americano dorme profondamente, Leone non chiude occhio. Riuscirà a convincere i più scettici? In questo film c’é anche una piccola ma intensa partecipazione di Klaus Kinsky nella parte di un pistolero gobbo. Questo film gioverà moltissimo a Kinsky che sarà “travasato” insieme allo stesso Cleef in tantissimi altri western non Leoniani che da lì a poco, sull’onda del successo,  esploderanno. Dopo il successo di "Per un pugno di dollari", per Leone è un trionfo. "Per qualche dollaro in più" viene venduto in 26 paesi e gli americani incuriositi da questo nuovo fenomeno  battezzano il genere " spaghetti-western" visto che proviene dall’Italia. Ciò si rivelerà un errore poiché con la sua forza aurorale Leone dimostrerà di essere un pianeta completamente a parte rispetto ai pur discreti Ringo, Django e company che seguiranno dopo.

  • Il BUONO IL BRUTTO IL CATTIVO, 1967 . E’ il primo film con un grande budget. Il successo e gli incassi dei primi due film si fanno sentire ed ecco che in questa pellicola Leone decide di raccontare la sua storia sullo sfondo della tragedia della guerra civile americana. Essendo un western gli sceneggiatori ambientano la vicenda sul  fronte ovest del conflitto nel New Mexico, dove i nordisti del Colorado ed i sudisti Texani si affrontarono a Glorietta pass.  Eastwood e Cleef questa volta  sono affiancati dal picaresco Eli Wallach nella parte di Tuco “Il brutto” e come già avvenuto per i film precedenti Leone affianca agli attori Usa  caratteristi ed attori di teatro italiani come Luigi Pistilli nella parte di un frate fratello di Tuco, e  Aldo Giuffrè  che con un cameo indimenticabile fornisce una grande prova d’attore nel ruolo di un capitano nordista alcolizzato e disincantato che guida l’assalto dell’Unione ad un ponte conteso. La sequenza del ponte che salta in aria viene girata per caso. Un uomo delle maestranze appostato ed in attesa dell’ordine della troupe, forse per un equivoco fa brillare improvvisamente le mine senza preavviso… Il ponte salta in aria, tutti restano allibiti aspettando la reazione di Sergio Leone. Ma il regista non si muove. Tonino Delli Colli direttore della fotografia si precipita mortificato e disperato dal regista urlando e piagnucolando “A Sé... E mo che famo?" (nello slang romano "ora che facciamo?"). L’esplosione prematura del ponte è un danno per tutti. Ci vorrebbero almeno altri 15 giorni per riedificarlo con i costi del  film che schizzerebbero  alle stelle. Nessuno sa però che quella mattina Leone appena giunto sul set ha dato disposizioni affinché le cineprese iniziassero a girare senza ciak… "Tanto per scaldarci un po’" aveva detto e così l’esplosione del ponte è stata lo stesso immortalata dalla pellicola, ma nessuno  tra le maestranze della disperata troupe ancora lo sa, attori compresi. "A Sé e mo che famo?" Risposta di Sergio Leone con sogghigno soddisfatto: "Famo pausa!" C’e stato per "Il buono il brutto il cattivo" un accurato studio delle divise della guerra civile americana sul fronte ovest, delle armi, e delle artiglierie; inoltre personaggi storici come il colonnello unionista Canby e il generale confederato Sibley vengono citati alcune volte durante il film. "Il buono il brutto ed il cattivo" inizia a dare al regista non più solo la caratteristica di geniaccio da cult ma anche la certezza di evolversi verso un completamento, verso pellicole a più ampio respiro, verso un tipo di cinema di grande spessore.

  • C’ERA UNA VOLTA IL WEST, 1968 . Definito da molti il capolavoro western di Sergio Leone. In questa occasione nella sceneggiatura del film c’é una novità. Sarà  una donna il fulcro di tutto il plot. Leone chiama la bella Claudia Cardinale nel ruolo di Jill  una ex prostituta. Osservando molti film western il regista decide di ingaggiare Charles Bronson e interpellato sul perché di quella scelta  risponde ”Perché con quella faccia ferma le locomotive”. Ad interpretare il cattivo Frank è Henry Fonda eroe di tanti film (indimenticabile in “Sfida infernale" e nel “Massacro di Fort Apache”). Fonda si presenta sul set con baffi e lenti a contatto scure per essere più truce ma Leone dopo qualche giorno decide che tutto quel travestimento non serve. Vuole proprio il solito volto di Fonda affinché faccia da contrasto con il  personaggio che deve interpretare e che il pubblico non è abituato a vedere in lui: uno spietato assassino. C’é anche Jason Robards uno dei più grandi attori americani "shakespeariani" nel ruolo di Cheyenne, bandito dal cuore d’oro. Per i personaggi di contorno ecco due grandi del teatro: Paolo Stoppa (il matto) e Gabriele Ferzetti (straordinaria interpretazione di Mister Ciuff Ciuff). Tutto è pronto e si riparte per Almeria (Spagna) dove tra l’altro le produzioni italiane stanno girando molti film anche con Giuliano Gemma, Franco Nero, Tomas Milian, Klaus Kinsky, Lee Van Cleef, tutti travasati dopo il successo dei film leoniani, nei film di Corbucci, Tessari, Castellari, Valeri, Colizzi ed altri. Leone non fa mai mancare alla troupe nulla neanche in pieno deserto. Un giorno Robards si confida con Bronson. C’e una tavolata imbandita  di tutto il ben di Dio. Paella, Spaghetti in abbondanza. “Charles siamo venuti per girare o per mangiare?” dice al collega. “Zitto. Un’occasione del genere non ci capiterà più!", risponde  Bronson. "C’era una volta il west" incasella subito un record: quello dei titoli più lunghi della storia del cinema. Per l’apertura del film con l’attesa alla stazione Leone avrebbe voluto tutt’altra situazione. Infatti gli uomini che aspettano l’arrivo del treno da dove scenderà “armonica” dovrebbero essere interpretati da Clint Eastwood, Lee Van cleff ed Eli Wallach. Con quella metafora (i tre vengono tutti uccisi da armonica) Leone vuole uccidere i personaggi dei suoi precedenti western poiché il suo ultimo film racconta la fine della frontiera americana. L’idea viene subito proposta ai primi due che accettano subito ma  Clint Eastwood vuole tanti soldi. Ormai  è una star grazie al successo de "Il buono il brutto il cattivo" che negli States è diventato a tal punto un cult da far pronunziare a Bob Kennedy in piena campagna elettorale “Mio fratello è il buono, Nixon è il brutto e Mac Namara è il cattivo". Non se ne fa niente anche perché inserire nel cameo solo i primi due non avrebbe senso. Leone ripiega quindi su Woode Stroode, Jack Palmer e uno dei  caratteristi del film precedente.  Alcune sequenze come quella di Jill ed il matto sul calesse vengono girate nella Monument Valley, il regno di John Ford. Alla sceneggiatura del film lavorano Bertolucci e un giovane timido ed introverso che dimostra del talento: si chiama Dario Argento e l’invenzione e la caratterizzazione nella sceneggiatura del personaggio di Armonica è frutto del suo lavoro. “Stasera Sergio Leone è venuto a casa mia!” racconterà un Argento incredulo ed entusiasta agli amici. "C’era una volta il west" è per Leone il funerale del western, la fine della frontiera, (tema che sarà caro anche a Peckimpah), la fine dei sogni di un bimbo. La colonna sonora del film è di Ennio Morricone che con Leone forma una coppia indivisibile. Questa volta il maestro lascia campane, scacciapensieri e fischi e compone un vero poema musicale. La voce che gorgheggia soavemente sulle immagini del film e che dà un tocco epico all’atmosfera è quella di Edda Dell’Orso attrice (molto teatro poco cinema) e cantante. Questa artista ingiustamente dimenticata darà ancora la sua voce per il successivo e non programmato film di Leone: "Giù la testa".

  • GIU’ LA TESTA, 1971. Iniziato come un film da fare per forza "Giù la Testa" resta una delle migliori opere Leoniane. Dopo C’era una volta il west Leone si mette al lavoro per preparare un  grande sogno quello che poi sarà  il suo capolavoro assoluto ed in fondo un suo testamento: "C’era una volta in America". Lo spunto nasce da un romanzo di Harry Grey, "A mano armata”, in cui si narrano le gesta di alcuni ragazzi ebrei durante l’epoca del proibizionismo. Il tutto è ormai più  che un'idea ma a cambiare le cose in corsa arriva la produzione che esige dal regista un altro western. Ormai il prodotto “tira” ma Leone non vorrebbe essere coinvolto nella regiama solo come co-produttore. L’idea sarebbe quella di affidare la regia del film a Peter Bogdanovich che contattato si presenta a Roma con la bella moglie convinto di dover fare un film alla VIVA VILLA! O VIVA ZAPATA, trattandosi della rivoluzione messicana, ma le cose cambiano del tutto quando Rod Steiger e James Coburn, già ingaggiati, accettano di fare il film solo se a dirigerlo sarà proprio Sergio Leone o stracceranno il contratto e così, dopo poco tempo, Leone si ritrova sul set di questo film. Una delle sue opere  più intense. Ennio Morricone compone una colonna sonora che diventerà famosa in tutto il mondo coadiuvato dai gorgheggi melodici di Edda dell’Orso. Indimenticabile il suo Sean- Sean. Mentre si gira in Almeria – Spagna che ormai è diventata una piccola Hollywood, viene costruito dalla troupe un ponte che bisognerà far saltare in aria nella sequenza di Juan e John rimasti in retroguardia con le due mitragliatrici ad attendere i regulares di Huerta. Un bel mattino i pastori della zona, increduli, vedono erigersi un ponte nuovo di zecca nella zona. Questo d’ora in poi permetterà  loro di accorciare sensibilmente un lungo tratto di strada che li costringe ogni volta a fare un lunghissimo giro con il gregge. Un bel giorno però il ponte salta in mille pezzi ed i pastori ignari della presenza della troupe si presentano ad Almeria città chi protestando contro il sindaco per l’abbattimento del ponte, chi spaventato a morte pensando ad un attentato. In città faticano non poco a spiegare ai pastori spagnoli che quel ponte serviva solo per fare un film… e basta. " Giù la testa" non è un elogio della rivoluzione come ”Vamos a Matar Companeros”, ”Quien Sabe”, “Tepepa”, ”Il Mercenario” ed altri film pur discreti e con ottimi attori. Leone si distacca dalla passione ideologica che sfrutterà (e molto bene) il western­terzomondista per urlare una protesta mascherata da western ed il film non è neanche un film  sulla rivoluzione messicana vista  con l’ottica americana (Viva Villa) come già detto. "Giù la testa" è un film  disilluso e malinconico sulle rivoluzioni ma anche sull’amicizia, sul tradimento, sui primi bilanci amari della vita.

 

Produzione. Quando Sergio Leone cercò una  produzione per girare "Per un pugno di dollari" pochi furono a credere nel suo progetto. Molti ironizzarono soprattutto sul fatto che nel film non c’erano donne o meglio non c’erano ruoli importanti per un personaggio femminile di rilievo per cui un western  senza donne non si poteva fare.

Visto il successo di “Per un pugno di dollari” Leone l’anno dopo si imbarca in una nuova avventura. Per il secondo film della trilogia del dollaro oltre a confermare Eastwood e Volontè si ricorda di un grandissimo caratterista dei grandi western americani: Lee van Cleef.

Il ponte salta in aria, tutti restano allibiti aspettando la reazione di Sergio Leone. Ma il regista non si muove. Tonino Delli Colli direttore della fotografia   si precipita mortificato e disperato dal regista urlando e piagnucolando “A Sé... E mo che famo?"

 

Benvenuti! www.farwest.it ® è una comunità di appassionati di old west americano. Tutto il materiale pubblicato proviene dai visitatori. Eventualmente nel sito fosse presente qualche testo appartenente ad altri, è sufficiente segnalarlo perché venga immediatamente eliminato. Tutti i diritti sono riservati ai titolari del materiale.