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A cura di Stefano Jacurti

Contro gli "uomini rossi"

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n nuovo scontro era nell’aria, uno scontro che avrebbe anticipato anni e anni di guerre nell’ottocento tra l’esercito e gli Indiani d’America.

Le prime ostilità iniziarono contro i Cherokee e gli Irochesi che risposero con le armi, sobillati dagli anglo-canadesi e il 20 agosto del 1794 circa duemila guerrieri appoggiati da un centinaio di soldati canadesi al comando del Capitano Caldwell marciarono contro la i novecento uomini della cavalleria americana di Fort Miami.

Un grosso tornado aveva abbattuto parecchi alberi quel giorno e per questo la scontro prese il nome di “Battaglia dei tronchi caduti” dove i Kentuckyani americani furono decisivi contro gli Indiani di Piccola Tortora ed il trattato 3 agosto 1795 segnò la fine della libertà degli Indiani nei territori dei tredici Stati originari. La battaglia fu violentissima e i Kentuckyani a cavallo finirono gli Indiani a colpi di sciabola. Contro il sachem dei Creek, Lancia Rossa si portò Andrew Jackson con tremila soldati di cavalleria dei forti Full Dress e Leavenworth presso Talladega.

Jackson studiò abilmente per la battaglia una manovra a semicerchio con le ali rivolte ai guerrieri Indiani ed il centro arretrato. Durante lo scontro le ali avvolsero i Creek che si trovarono così accerchiati. Jackson stava per distruggere tutta la tribù quando con un azione disperata i Creek si aprirono un varco e pur lasciando sul terreno centinaia di morti riuscirono a salvarsi. Jackson non era riuscito ad annientarli e la battaglia dimostrò che le guerre indiane sarebbero state lunghe e dure per tutti.

Dopo un periodo difficile costellato da ammutinamenti e rivolte nell’esercito causa la stanchezza per la dura campagna Jackson riuscì a ristabilire ordine, disciplina e morale con il sangue applicando alla lettera il codice militare per continuare la guerra contro gli Indiani. I caporioni della rivolta furono fucilati sul posto.

Nel 1813 Jackson era davanti al villaggio dei Creek a prima vista inespugnabile in quanto protetto per tre lati dal corso del fiume ed un quarto lato protetto da profondi trinceramenti a stella costruiti dagli stessi Creek che in numero di mille presidiavano l’accampamento chiamato Horse-Shoe, una penisola sul fiume Tallapoosa.

Jackson non ci penso su due volte simulando un attacco frontale della cavalleria, e mentre i cavalleggeri si lanciavano al galoppo verso i Creek, i Cherokee alleati degli Americani per combattere i loro nemici, scivolarono sul fiume con delle canoe. Nel frattempo la cavalleria fingendo di sbandare sotto il fuoco difensivo degli Indiani aggirò la cresta montuosa che si estendeva ai fianchi e alle spalle dei Creek sbucando del tutto inattesa all’assalto dell’accampamento. I Cherokee nel frattempo scagliavano dal fiume frecce incendiarie. I Creek resistettero per dodici ore poi l’accampamento venne espugnato. L’ottanta per cento dei guerrieri Creek cadde in battaglia e la tribù non si riebbe mai dal disastro di Horseshoe.

Ma qualcuno meditava vendetta, Aquila Rossa, ed aspettava solo l’occasione giusta che si presentò grazie all’incredibile avvenimento che coinvolse Fort Mims e che costò la vita a soldati e civili.

I Creek non credettero ai proprio occhi quando si accorsero in quell’agosto del 1831 che Fort Mims non era sorvegliato da alcuna sentinella poiché il maggiore Baysley riteneva di essere al sicuro dopo l’annientamento dei Creek da parte della cavalleria Americana. Ma i Creek, gli ultimi sopravvissuti, vollero vendicare la battaglia che era costata in pratica il loro futuro nella frontiera.

Quel giorno cinquecentotredici coloni con le loro rispettive famiglie avevano trovato rifugio nel forte presidiato da centosettantacinque cavalleggeri. La quiete intorno aveva spinto Basley, che del west conosceva ben poco, a lasciare le porte del forte incredibilmente sguarnite di sentinelle.

Così i Creek assalirono il forte di sorpresa trucidando tutti e dandolo alla fiamme. Donne, bambini, soldati, coloni, 400 persone furono uccise solo 36 bianchi riuscirono a salvarsi. Questo inasprì ancora di più l’animo di un governo maldisposto e cinico avvisaglia della pianificazione di uno sterminio nei confronti di un popolo mentre alcuni coloni iniziavano a rimetterci la vita. Lo spettro delle guerre Indiane lunghe e terribili si allungava sulle praterie del west e tra i coloni e gli Indiani c’erano solo i soldati di cavalleria. Di fronte allo stato delle cose i comandi militari sollecitarono un azione repressiva sempre più dura ed il governo inviò squadroni di cavalleria contro le tribù Arikara nell’estate del 1823 al comando del Generale Leavenworth, un duro ed incallito pioniere che combatteva gli uomini rossi da diversi anni. Leavenworth si preoccupò subito di arruolare in cavalleria molti “frontiersman” per i quali gli Indiani non avevano segreti e pose le sue truppe in addestramento a Fort Kansas. Esperto del mondo indiano qual’era il Generale entrò in trattativa con i Sioux per assicurarsi la loro neutralità quindi arruolò molti frontiers-men del Missouri tra i quali Joshua Pilcher uno dei più noti. Formata la 4° compagnia si mise in marcia con il suo reggimento. Giunto presso il villaggio degli Arikara lo circondò, incendiò il villaggio uccidendo tutti senza distinzione di sorta facendo terra bruciata. Fu un totale massacro e il dipartimento della guerra a Washington volle aprire un inchiesta ma il governo che in segreto appoggiava la politica di sterminio insabbiò ben presto l’inchiesta.

E venne il giorno della guerra contro Falco Nero. Iniziò tutto con lo spostamento del gruppo di Falco Nero dallo Iowa alle black Hills per cacciare selvaggina ma quando i guerrieri tornarono alla terra d’origine si accorsero che su quei territori si erano insediati dei coloni con le loro tipiche baracche del west protetti dalla Cavalleria così Falco Nero e la sua gente si incamminarono verso il Mississippi alla ricerca di altre zone dove accamparsi ma il governo non vedeva di buon occhio l’insediamento di Indiani turbolenti al di là del grande fiume e cercò di convincere Falco Nero a recarsi in altri territori. I Sauk furono condotti in una zona montuosa ed inospitale, povera di selvaggina. Quando Falco nero si accorse della tipologia di quelle terre furibondo dissotterrò l’ascia di guerra con seicento guerrieri. Oltre alla cavalleria fu organizzata nei pressi di New Salem nell’Illinois la milizia di stato dove un giovane figlio di un boscaiolo si arruolò volontario: Abraham Lincoln.

Falco nero tornò nelle praterie del Kansas ma ad attenderlo c’era l’esercito ed iniziarono due dure battaglie anche se non decisive. Alla fine funzionari del governo si recarono da Falco Nero cercando di convincerlo a ripassare il fiume. I sauk costruirono delle zattere e cercarono di ripassare il fiume Bad Axe ma la cavalleria li attaccò con 1300 uomini ed una cannoniera che aprì il fuoco contro le zattere. Tutte le imbarcazioni furono affondate, guerrieri, donne e bambini uccisi. Falco nero venne catturato e rinchiuso in una gabbia come un animale diventando per un anno una sorta di attrazione da circo, consegnato a fiere e baracconi che giravano l’America e che di militare avevano ben poco. Falco nero morì l’anno successivo di crepacuore.

Ormai lo scontro tra due culture era aperto e nel 1831 la distruzione di una carovana dei pionieri da parte dei Comanches indusse il congresso degli Stati Uniti a votare la legge del 5 ottobre 1832 che autorizzava il ministero della guerra a creare un corpo di cavalleria adeguato per fronteggiare gli Indiani. Venne composto il 1° reggimento dragoni (termine che sarebbe scomparso presto) su un organico di due squadroni per un totale di 600 uomini. Di questo reggimento fece parte Jefferson Davis futuro presidente della confederazione. Il 1° reggimento si concentrò nelle caserme di San Louis nel Missouri per iniziare una campagna punitiva contro i Comanche ma tale spedizione fu un fallimento poiché nella campagna quasi mai si riuscì ad intercettare gli Indiani. A causa di ciò si costituì subito il 2° reggimento dragoni per rafforzare ulteriormente la cavalleria che venne spedito in Florida per una guerra durissima tra le paludi contro i Seminole di Osceola. Una guerriglia sfiancante per la quale il generale Jesup si pronunciò molto chiaramente prevedendo con lungimiranza cosa sarebbe accaduto ma nessuno lo ascoltò e quattro anni di guerriglia infernale toccò ai cavalleggeri in questo scontro con gli Indiani della Florida così diversi dagli altri fino a che il loro capo Osceola non venne catturato con l’inganno.

 

Ostilità. Nel 1831 la distruzione di una carovana dei pionieri  da parte dei Comanches indusse il congresso degli Stati Uniti a votare la legge del 5 ottobre 1832 che autorizzava il ministero della guerra a creare un corpo di cavalleria adeguato per fronteggiare gli Indiani.

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Sotto: 3° Cavalleria

 
 

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