In conclusione
a gli americani avevano venduta cara la pelle. A fronte dei 1600
uomini impiegati nell'attacco, i messicani morti furono circa
duecento e quattrocento i feriti, tra i quali anche un generale e 28
ufficiali. Settanta di questi feriti morirono in seguito alle
lesioni riportate nella battaglia.
Avvalendosi della testimonianza di Joe, lo schiavo negro di
Travis cui venne risparmiata la vita proprio a causa del suo stato,
Santa Anna volle vedere personalmente i corpi di Travis, Bowie e
Crockett prima di inviare il suo rapporto finale a Città del
Messico. «Il quadro presentato dalla battaglia è straordinario -
scrisse Santa Anna - tra i corpi sono stati trovati il primo e il
secondo capo del nemico - Bowie e Travis - colonnelli come essi
stessi si facevano chiamare - nonchè Crockett con lo stesso titolo
degli altri due» .
La notizia del massacro di Alamo giunse a Washington solo l'11
marzo e fece un'impressione enorme. Per Sam Houston, che non aveva
mai creduto alle lettere di Travis, fu un colpo tremendo. E per
quanto si portò dietro per tutta la vita il rimorso di quelle vite
sacrificate, cercò di salvare la faccia sostenendo pubblicamente che
«la caduta di Alamo è stata il risultato di una disobbedienza da
parte di Travis e Bowie» .
Ma all'opinione pubblica americana non potevano bastare le sue
illazioni e Houston lo sapeva bene. Fu così che l'esercito texano si
ricompattò e il 21 aprile cercò vendetta affrontando in campo aperto
le truppe messicane di Santa Anna a San Jacinto. Prima della
battaglia gli ufficiali si rivolsero ai volontari con tre sole
parole:«Remember the Alamo» . Ed è urlando «Alamo! Alamo! Alamo!»
che gli americani, inferiori di numero (800 contro 1.300), in soli
venti minuti di battaglia sgominarono l'esercito messicano facendo
prigioniero lo stesso generale Santa Anna. La rivoluzione era finita
e il Texas diventava indipendente. Nel settembre di quello stesso
anno Sam Houston veniva eletto presidente della Repubblica del Texas
e Alamo entrava nella storia e nella leggenda.
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