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Uno speciale di Michele De Concilio

Cosa accadde in seguito

A

l loro ritorno a Denver i volontari del 3° furono acclamati come eroi. Il reggimento fu presto sciolto e Chivington terminò il suo incarico il 6 gennaio 1865. Da quel momento molti cominciarono ad investigare sugli avvenimenti del 29 novembre: gli eroi di Sand Creek furono accusati non solo di aver compiuto un massacro a danno di donne e bambini, ma anche di aver orribilmente mutilato i corpi delle vittime.

In realtà, furono condotte tre inchieste ufficiali. Quella dell’esercito si concluse con la decisione di non convocare nessuna corte marziale, poiché era difficile – disse il Gen. Curtis - con tanti interessi politici in ballo, determinare in maniera onesta e imparziale lo svolgimento dei fatti.

Il Congresso tenne due udienze. La commissione della Camera per il Comportamento in Guerra stabilì che Chivington aveva deliberatamente pianificato e portato a termine un massacro. In verità molte testimonianze furono contraddittorie. Alcuni dissero che Caldaia Nera aveva posto la bandiera degli Stati Uniti davanti la sua tenda, con a fianco una bandiera bianca. Il tenente J. Cramer, che non amava Chivington, disse di non aver vista nessuna bandiera. Anche altri negarono la storia della bandiera, cosa tra l’altro molto inverosimile per un indiano.

Non esiste accordo neanche sul numero di indiani uccisi a Sand Creek. Nel suo secondo rapporto a Curtis, datato 16 dicembre, Chivington disse che erano stati uccisi tra 500 e 600 indiani. Il capitano Booth “contò” 69 morti, mentre il caporale Miksch riportò in 123 il numero delle perdite nemiche. Altre cifre furono riportate, tutte discordanti. D’altronde i Cheyennes portarono via i loro feriti e molti di essi morirono in seguito, quindi non è semplice stabilire il numero dei morti di quel giorno, né quanti fra loro fossero donne e bambini. J. Simpson Smith, un commerciante-interprete che odiava il colonnello disse che metà dei caduti erano uomini. Alcuni testimoni dissero che almeno 2/3 fossero donne e bambini, altri affermarono che fossero molti di meno. Il colonnello Chivington testimoniò che non furono uccisi né donne e né bambini. Anche la questione delle mutilazioni e delle scalpature è alquanto incerta. Certamente la paura delle mutilazioni incusse un profondo terrore tra le genti Cheyenne di quel territorio. In seguito gli indiani condussero molte altre incursioni nel Kansas, nel Nebraska e a Julesburg nel nord Colorado, ma i coloni stanziati presso Denver non furono attaccati.

Anche il fatto che la gente di Caldaia Nera vivesse in pace quel novembre è discutibile. Lui stesso aveva ammesso che alcuni suoi guerrieri non erano d’accordo con i suoi sforzi verso la pace e lo avevano lasciato per raggiungere il villaggio a Smoky Hill. Infatti il giorno dell’attacco al campo di Sand Creek, i soldati trovarono un numero di guerrieri molto inferiore a quello previsto. Fu anche testimoniato che all’interno di una tenda ci fossero scalpi ancora freschi.

 

Processo. "Il Congresso tenne due udienze. La commissione della Camera per il Comportamento in Guerra stabilì che Chivington aveva deliberatamente pianificato e portato a termine un massacro. In verità molte testimonianze furono contraddittorie."

 

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