L'incidente
nno dopo anno – a partire da quei primi mesi
del 1851 – i Sioux furono chiari nell’esigere la loro libertà di
fare la guerra ai Crow ed ai Pawnee e di non avere bianchi portatori
di malattie tra i piedi. Eppure gli agenti nascondevano questa
situazione, continuando a consegnare una piccola parte delle
“annualità” del Governo – facendosi firmare la ricevuta! – e
trattenendo il resto per i propri loschissimi traffici.
Nel corso del consiglio di Horse Creek (Fort
Laramie) del 1851 vennero anche definite le dimensioni e
collocazioni delle terre delle varie tribù e, nel caso dei Sioux, i
bianchi arrivarono persino a nominare un “grande capo” che li
rappresentasse negli incontri con i rappresentanti del “Grande
Padre” di Washington. Tutto questo ebbe il solo effetto di produrre
lacerazioni tra gli indiani che non potevano o sapevano riconoscere
una figura politica del genere.
Con l’arrivo delle truppe a Fort Laramie gli
indiani Oglala impiegarono poco tempo a comprendere che quei soldati
non erano stati mandati – come gli era stato detto al gran consiglio
– “per proteggere le tribù dalle devastazioni degli emigranti”, ma
per dominare loro, i padroni di tutte quelle terre! L’agente Thomas
Fitzpatrick per le zone dell’Upper Platte ed Arkansas protestò
contro l’invio dei soldati di fanteria, comprendendo al volo i
grandi rischi che si sarebbero corsi da quel momento in poi. “Meglio
sarebbe – scrisse – inviare due diversi distaccamenti di cavalleria
capaci di ben impressionare gli indiani e in grado di spostarsi con
rapidità, risultando alfine davvero utili.”
Il primo incidente serio non tardò troppo a
verificarsi. Infatti, nel giugno del 1853 migliaia di indiani (500
o 600 tende) erano accampati presso Fort Laramie in attesa delle
“annualità” ed uno di loro – per motivi onestamente sconosciuti –
sparò ad un soldato che stava su una barca a remi usata come
traghetto sul fiume. Nel forte vi erano allora solo venti uomini dei
quali quattro furono inviati tra gli indiani ad arrestare il
colpevole. Dal campo indiano partì uno sparo contro il gruppetto di
militari che risposero al fuoco. Alla fine del combattimento
restarono uccisi ben 5 Sioux. Qualche giorno dopo gli indiani
sterminarono una famiglia di emigranti creando il panico tra le
carovane in transito.
L’agente indiano riuscì a rasserenare l’animo
degli indiani che però dissero chiaramente di non volere più i
soldati nelle loro terre e di non voler più sapere niente del
trattato del 1851 (di cui avrebbero dovuto firmare alcuni
emendamenti apportati nascostamente dal Governo Americano).
A complicare le cose si mise un
interprete, grande ubriacone, che invece di fare il proprio lavoro,
passava il suo tempo ad insultare pesantemente gli indiani ed a
sobillare i giovani ufficiali che avrebbero dovuto pensare a fare la
guerra contro gli indiani.
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