L'uomo
ayne – vero
nome Michael Marion Morrison, era nato il 26 maggio 1907 a Winterset,
nello Iowa, primogenito di Clyde e Mary Morrison, ma nel 1913 la sua
famiglia si trasferì a Palmdale, in California, dove si occupò di un
ranch ai limiti del Mojave Desert. Un paio d’anni dopo, i Morrison,
praticamente falliti, si trasferirono nuovamente, questa volta a
Glendale, dove Michael poté frequentare la High School (scuola
superiore). Al conseguimento del diploma, il giovane tentò di
accedere all’Accademia Militare della Marina di Annapolis, ma nella
selezione preliminare non riuscì a spuntarla sugli altri
concorrenti. Si iscrisse perciò all’Università della Southern
California, avvalendosi di una borsa di studio ottenuta per meriti
sportivi come giocatore di football americano. Mentre il padre Clyde
cambiava per l’ennesima volta lavoro, lasciando la farmacia che
aveva gestito a Glendale per passare alla produzione di gelati –
attività che gli sarebbe costata un nuovo fallimento – Michael, a
corto di soldi, si diede a svolgere i lavori più disparati per
raggranellare il denaro necessario al proprio mantenimento. Fu
Howard Jones, suo allenatore sportivo, ad assecondarne la richiesta
di lavorare negli studi cinematografici. Presentò il giovane a Tom
Mix, un attore famosissimo, che ne parlò favorevolmente al regista
George Marshall. Questi lo assunse come costumista e attrezzista con
un compenso di 35 dollari la settimana, uno stipendio davvero
elevato per quei tempi. In breve, Michael passò alle dipendenze di
un altro regista che avrebbe fatto la sua fortuna: John Ford. Con
lui continuò a svolgere il lavoro di attrezzista, ma ottenne anche
le sue prime parti come comparsa.
La sua prima
apparizione sugli schermi in un ruolo marginale è nel film “The Drop
Kick”, prodotto dalla Warner Brothers nel 1927 per la regia di
Millard Webb. Ma prima che il giovane riuscisse ad ottenere un ruolo
da primario, dovettero trascorrere altri tre anni.
Come la maggior
parte degli attori, John Wayne ebbe una vita sentimentale
movimentata. Si sposò nel 1933, quando non era ancora affermato, con
Josephine Saenz, figlia di un console panamense. Anche se la donna
lo rese quattro volte padre – due maschi, Michael e Patrick e due
femmine, Toni e Melinda – l’unione naufragò dopo nove anni, a causa
dell’eccessivo impegno di John nel cinema, che indusse la moglie ad
abbandonarlo.
Nel 1942, dopo
l’entrata in guerra degli Stati Uniti con Giappone, Germania e
Italia, Wayne insistette per arruolarsi nell’esercito, ma a causa
dell’età – aveva 35 anni – e del numeroso carico familiare, le sue
reiterate richieste furono respinte. Per ironia della sorte, nel
cinema John avrebbe dato il meglio di sé proprio nelle parti di
soldato, ma al momento dovette accontentarsi di visitare ospedali
militari e caserme per risollevare il morale delle truppe.
Terminato il
conflitto, mentre si trovava nel Messico, conobbe Esperanza Bauer,
figlia di un diplomatico e all’inizio del 1946 convolò con lei a
nuove nozze, ma la seconda esperienza matrimoniale si concluse
peggio della prima. Nel 1953, dopo continue discussioni e aspri
litigi, la coppia si separò definitivamente. A John non restò altro
che dedicarsi anima e corpo alla propria carriera, che dopo “Ombre
Rosse”, “Il massacro di Fort Apache”, “Rio Bravo” e “I cavalieri del
Nord-Ovest” aveva imboccato la parabola ascendente.
Fu durante un
viaggio nel Perù, mentre era alla ricerca dell’ambientazione per il
film che aveva in cantiere – “La battaglia di Alamo”, da lui
prodotto, diretto e interpretato - che l’attore conobbe Pilar
Palette, un’attrice sudamericana della quale si invaghì
immediatamente. Alla fine del 1954, ottenuto il divorzio dalla Bauer,
Wayne si sposò dunque per la terza volta. L’ultima moglie gli
avrebbe dato altri tre figli: Aissa, Ethan e Marisa.
La sua vita
privata, favorevolmente influenzata anche dai numerosi successi
cinematografici di quegli anni, trascorse in maniera esaltante per
circa un decennio, durante il quale il nome e la fama di John Wayne
fecero il giro del mondo.
Poi, nel 1964,
i medici gli diagnosticarono un cancro ai polmoni, che richiese il
ricovero in una clinica di Los Angeles. Dopo l’intervento e le
terapie, John sembrò essere ritornato l’uomo di sempre e nel 1969
guadagnò il suo primo ed unico Oscar. Ma il male che aveva minato il
suo fisico apparentemente incrollabile, proseguì la sua lenta opera
in maniera strisciante. “Il pistolero”, nel 1976, fu la sua ultima
apparizione sugli schermi, straordinaria e commovente com’era stata
la sua esistenza.
Ma forse John
aveva incominciato a spegnersi qualche anno prima, quando il western
– dopo l’irruzione di Sergio Leone – si era rapidamente trasformato.
Ormai non c’era
più posto per il taciturno Ethan, né per il patetico capitano
Brittles,. Clint Eastwood, Lee Van Cleef e Charles Bronson avevano
lanciato un altro clichè, quello del pistolero spietato dallo
sguardo di ghiaccio, che agisce per denaro o per vendetta.
Il vero addio,
John l’aveva già dato nel 1962 con “L’uomo che uccise Liberty
Valance”, quando il roccioso Tom Doniphon si era dovuto arrendere ad
un uomo che non portava con sé la pistola, ma dei libri di legge.
Il West cedeva il posto all’ordine e
al progresso. Ai rudi conquistatori delle sue polverose e inospitali
praterie, non rimaneva che rifugiarsi malinconicamente nella
leggenda.
[continua]
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