La storia del 54°
rano la, schierati sulla spiaggia della
baia di Charlestown con le mostrine ed i bottoni delle divise
blu che luccicavano all’ultimo sole del tramonto. Il vento che
soffiava dal mare agitava le strisce bianche e rosse delle
bandiere del 54° Massachussets, il primo reparto
formato interamente da uomini di colore. Al largo i cannoni
delle navi unioniste tenevano fort Wagner sotto un fuoco
martellante mentre i proiettili delle granate esplodevano
vicino alle casematte interrate. Gli uomini in blu potevano
udire tra una esplosione e l’altra il rullare del tamburo che
chiamava alla difesa estrema la guarnigione confederata.
Osservando meglio attraverso la lente del
suo cannocchiale Robert Gould Shaw poteva ora
distinguere chiaramente come gli inservienti nemici stavano
preparando i grossi pezzi d’artiglieria che da lì a poco
avrebbero rovesciato sulla prima ondata d’assalto del suo
reggimento, un vero inferno. Come un macchinista paonazzo e
sudato che spala carbone, gli inservienti della guarnigione
caricavano i cannoni dandoci dentro come degli ossessi.
Ogni tanto una granata sparata dai
cannoni amici colpiva qualcuno sugli spalti del forte subito
sostituito da un altro. Shaw volle restar solo con se stesso;
si avviò verso il bagnasciuga, respirò forte a più riprese
facendo entrare lo iodio nelle narici. Era un tramonto fresco
e quel vento oceanico che tagliava la faccia gli sembrò
qualcosa di incredibile c’era la guerra ma la natura
continuava il suo corso, se non ci fosse stato quel frastuono
di artiglieria sarebbe stato un meraviglioso crepuscolo, un
normale crepuscolo come tutti i giorni. Robert si accorse che
il suo cavallo lo aveva istintivamente seguito fino al
bagnasciuga. Lo accolse e lo accarezzò per l’ultima volta poi
gli diede una manata sul posteriore, facendo in modo che se ne
andasse libero per sempre. Gruppi di giornalisti lo stavano
osservando da una duna di sabbia più alta delle altre,
armati solo di taccuini e ansiosi di raccontare all’America
quello che sarebbe accaduto.
Gli uomini del 54° lo aspettavano. Alcuni
si mordevano il labbro, altri pregavano sottovoce, altri
ancora respiravano forte per combattere la paura, altri ancora
stringevano le dita della mano sul fucile come per prendere
energia combattiva. Molto giorni erano passati da quando Shaw,
dopo essere piombato nel magazzino della sussistenza mandando
tutto all’aria, si era presentato ai suoi superiori
protestando contro il mancato arrivo degli approvvigionamenti
per la sua truppa. Li aveva minacciati ed aveva imposto loro
delle condizioni. “O ci fate combattere o spiffero tutto ad
una commissione d’inchiesta.” Era stanco delle facce incredule
ed un po’ ironiche dei sui colleghi ufficiali i quali non
credevano che un battaglione di ex schiavi potesse combattere
in prima linea, era stufo per i continui rinvii della
sussistenza che negava divise e scarpe nuove per i suoi
uomini.
Quegli uomini avevano sì sostenuto un
addestramento durissimo svolto da sergenti d’acciaio
irlandese, ma addirittura combattere! Quegli ex schiavi al
massimo potevano sfilare in parata per far felici gli
abolizionisti. Li avrebbero visti marciare per le vie di
Boston o Filadelfia, avrebbero sventolato “Old Glory e
sarebbero tornati a casa felici e contenti.
Ma il vento era cambiato
all’improvviso, le minacce dell’ufficialino avevano sortito il
loro effetto. Il 16 luglio del 1863 il 54° si schierava in
battaglia affrontando per la prima volta la potente cavalleria
sudista a James Island. Le giacche grigie sbucarono
dalla foresta caricando ma furono accolti dal fitto fuoco di
fucileria del reggimento di ex schiavi che li costrinse alla
ritirata lasciando sul campo molte perdite. I confederati ci
riprovarono qualche minuto dopo con la fanteria ma il 54° non
era arretrato di un passo lanciandosi poi all’arma bianca.
Come gatto sul topo i soldati di colore avevano avuto la
meglio ed il coro degli Hurrah aveva salutato la ritirata dei
sudisti. Ora Fort Wagner era laggiù minaccioso con la sua
guarnigione disposta a vincere o morire.
Quando Shaw ritornò dai suoi uomini i
piccoli tamburini erano stati fatti allontanare da l’ poco ci
sarebbe stato l’assalto. Al comando di Shaw il 54° iniziò
l’avvicinamento al forte a “passo accelerato” in campo aperto
su una striscia di sabbia che permetteva il passaggio di un
solo reggimento alla volta.
Subito le granate iniziarono a cadere
copiose su quei uomini sollevando colonne di sabbia e
spazzando via molti soldati. A quel punto Shaw diede l’ordine
di arresto, si affrettò a cercare un riparo dietro le dune per
contenere le perdite aspettando il favore dell’oscurità. Non
appena le prime ombre della sera sopraggiunsero, Shaw ordinò
l’assalto agli spalti del forte. Nell’oscurità i soldati
percorsero di corsa urlando con la baionetta innestata i metri
che li separavano da Fort Wagner, molti venivano
colpiti e dilaniati dalle granate, alcuni saltavano
letteralmente in aria, altri perdevano chi una gamba chi un
braccio…
Con uno sforzo supremo Shaw ed i suoi
uomini riuscirono a portarsi a ridosso degli spalti e con
un’azione disperata iniziarono a scalare le dune, sugli spalti
ad aspettarli c’erano gli uomini della guarnigione del forte
che iniziarono il tiro al piccione. Molti del 54° cadevano e
in quel frangente Shaw venne colpito mortalmente ricadendo
all’indietro, rotolando giù da quella duna di sabbia e
terriccio così faticosamente scalata.
Non appena videro il loro colonnello
cadere gli altri si inerpicarono con rinnovato vigore fin
dentro gli spalti del forte, ingaggiando un terribile corpo a
corpo con i difensori e per qualche minuto la bandiera
stellata sventolò su Fort Wagner ma un grosso pezzo
d’artiglieria spazzò i soldati dell’avanguardia e fu la fine.
Il 54° aveva perduto un terzo dei suoi effettivi un qualcosa
di simile sarebbe accaduto su dimensione più vaste durante
l’attacco della divisione Pickett a Gettysburg.
Quando qualche giorno dopo i soldati
blu rinnovarono l’attacco non udirono alcun fuoco di risposta
dagli spalti del forte e lo spettacolo che si presentò ai
primi ufficiali che entrarono dentro Fort Wagner fu quello di
un luogo deserto. I sudisti lo avevano abbandonato ripiegando
su Fort Sumter e le fortezze verso l’interno del territorio.
Quanti morti per nulla!
Quello di Robert Gould Shaw fu un vero
e proprio sacrificio per lui e tutti gli uomini del 54°.
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Durante il conflitto furono
duecentomila i soldati di colore arruolati come volontari
nelle file dell’Unione.
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Nota Bene: le fotografie di questo
speciale sono tutte visionabili in dimensione generosa con un
semplice clic.
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