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A cura di Stefano Jacurti

La storia del 54°

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rano la, schierati sulla spiaggia della baia di Charlestown  con le mostrine ed i bottoni delle divise blu che luccicavano all’ultimo sole del tramonto. Il vento che soffiava dal mare agitava le strisce bianche e rosse delle bandiere del 54° Massachussets, il primo reparto formato interamente da uomini di colore. Al largo i cannoni delle navi unioniste tenevano fort Wagner sotto un fuoco martellante mentre i proiettili delle granate esplodevano vicino alle casematte interrate. Gli uomini in blu potevano udire tra una esplosione e l’altra il rullare del tamburo che chiamava alla difesa estrema la guarnigione confederata.

Osservando meglio attraverso la lente del suo cannocchiale Robert Gould Shaw poteva ora distinguere chiaramente come gli inservienti nemici stavano preparando i grossi pezzi d’artiglieria che da lì a poco avrebbero rovesciato sulla prima ondata d’assalto del suo reggimento, un vero inferno. Come un macchinista paonazzo e sudato che spala carbone, gli inservienti della guarnigione caricavano i cannoni dandoci dentro come degli ossessi.

Ogni tanto una granata sparata dai cannoni amici colpiva qualcuno sugli spalti del forte  subito sostituito da un altro. Shaw volle restar solo con se stesso; si avviò verso il bagnasciuga, respirò forte a più riprese facendo entrare lo iodio nelle  narici. Era un tramonto fresco e quel vento oceanico che tagliava la faccia gli sembrò qualcosa di incredibile c’era la guerra ma la natura continuava  il suo corso, se non ci fosse stato quel frastuono di artiglieria sarebbe stato un meraviglioso crepuscolo, un normale crepuscolo come tutti i giorni. Robert si accorse che il suo cavallo lo aveva istintivamente seguito fino al bagnasciuga. Lo accolse e lo accarezzò per l’ultima volta poi gli diede una manata sul posteriore, facendo in modo che se ne andasse libero per sempre. Gruppi di giornalisti lo stavano osservando da una duna di sabbia più alta delle altre, armati solo di taccuini e ansiosi di raccontare all’America quello che sarebbe accaduto.

Gli uomini del 54° lo aspettavano. Alcuni si mordevano il labbro, altri pregavano sottovoce, altri ancora respiravano forte per combattere la paura, altri ancora stringevano le dita della mano sul fucile come per prendere energia combattiva. Molto giorni erano passati da quando Shaw, dopo essere piombato nel magazzino della sussistenza mandando tutto all’aria, si era presentato ai suoi superiori protestando contro il mancato arrivo degli approvvigionamenti per la sua truppa. Li aveva minacciati ed aveva imposto loro delle condizioni. “O ci fate combattere o spiffero tutto ad una commissione d’inchiesta.” Era stanco delle facce incredule ed un po’ ironiche dei sui colleghi ufficiali i quali non credevano che un battaglione di ex schiavi potesse combattere in prima linea, era stufo per i continui rinvii della sussistenza che negava  divise e  scarpe nuove per i suoi uomini.

Quegli uomini avevano sì sostenuto un addestramento durissimo svolto da sergenti d’acciaio irlandese, ma addirittura combattere! Quegli ex schiavi al massimo potevano sfilare in parata per far felici gli abolizionisti. Li avrebbero visti marciare per le vie di Boston o Filadelfia, avrebbero sventolato “Old Glory e sarebbero tornati a casa felici e contenti.

Ma il vento era cambiato all’improvviso, le minacce dell’ufficialino avevano sortito il loro effetto. Il  16 luglio del 1863 il 54° si schierava in battaglia affrontando per la prima volta la potente cavalleria sudista a James Island. Le giacche grigie  sbucarono dalla foresta caricando ma furono accolti dal fitto fuoco di fucileria del reggimento di ex schiavi che li  costrinse alla ritirata lasciando sul campo molte perdite. I confederati ci riprovarono qualche minuto dopo con la fanteria ma il 54° non era arretrato di un passo lanciandosi poi all’arma bianca. Come gatto sul topo i soldati di colore avevano avuto la meglio ed il coro degli Hurrah aveva salutato la ritirata dei sudisti. Ora  Fort Wagner era laggiù minaccioso con la sua guarnigione disposta a vincere o morire.

Quando Shaw ritornò dai suoi uomini i piccoli tamburini erano stati fatti allontanare da l’ poco ci sarebbe stato l’assalto. Al comando di Shaw il 54° iniziò l’avvicinamento al forte a “passo accelerato” in campo aperto su una striscia di sabbia che permetteva il passaggio di un solo reggimento alla volta.

Subito le granate iniziarono a cadere copiose su quei uomini sollevando colonne di sabbia e spazzando via molti soldati. A quel punto Shaw diede l’ordine di arresto, si affrettò a cercare un riparo dietro le dune per contenere le perdite aspettando il favore dell’oscurità. Non appena le prime ombre della sera sopraggiunsero, Shaw ordinò l’assalto agli spalti del forte. Nell’oscurità i soldati percorsero di corsa urlando con la baionetta innestata i metri che li separavano da Fort Wagner, molti venivano colpiti e dilaniati dalle granate, alcuni saltavano letteralmente in aria, altri perdevano chi una gamba chi un braccio…

Con uno sforzo supremo Shaw ed i suoi uomini riuscirono a portarsi a ridosso degli spalti e con un’azione disperata iniziarono a scalare le dune, sugli spalti ad aspettarli c’erano gli uomini della guarnigione del forte che iniziarono il tiro al piccione. Molti del 54° cadevano e in quel frangente Shaw venne colpito mortalmente ricadendo all’indietro,  rotolando giù da quella duna di sabbia e terriccio così faticosamente scalata.

Non appena videro il loro colonnello cadere gli altri si inerpicarono con rinnovato vigore fin dentro gli spalti del forte, ingaggiando un terribile corpo a corpo con i difensori e per qualche minuto la bandiera stellata sventolò su Fort Wagner ma un grosso pezzo d’artiglieria spazzò i soldati dell’avanguardia e fu la fine. Il 54° aveva perduto un terzo dei suoi effettivi un qualcosa di simile sarebbe accaduto su dimensione più vaste durante l’attacco della divisione Pickett a Gettysburg.

Quando qualche giorno dopo i soldati blu rinnovarono l’attacco non udirono alcun fuoco di risposta dagli spalti del forte e lo spettacolo che si presentò ai primi ufficiali che entrarono dentro Fort Wagner fu quello di un luogo deserto. I sudisti lo avevano abbandonato ripiegando su Fort Sumter e le fortezze verso l’interno del territorio. Quanti morti per nulla!

Quello di Robert Gould Shaw fu un vero e proprio sacrificio per lui e tutti gli uomini del 54°.

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Durante il conflitto furono duecentomila i soldati di colore arruolati come volontari nelle file dell’Unione.

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Immagini. Di seguito: l'assalto a Fort Wagner, il sacrario, Gould Shaw, il tamburino di colore.

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Glory. Questo episodio ha ispirato il film “Glory” con Denzel Washington, Morgan Freeman, Mattew Broderick. Oscar a Denzel Washington come migliore attore non protagonista.

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