Una attenta analisi, però, di ciò che affermò
Lula Parker a proposito della morte del fratello avvenuta nel 1937 a
Spokane, suggerisce che le affermazioni della donna potrebbero
essere state influenzate dai molteplici articoli apparsi sui
giornali attorno alla fine degli anni ’30 e più recentemente negli
anni ’60 e ’70.
Sebbene Cassidy lasciasse la sua casa che non
aveva ancora 18 anni, sappiamo che egli rimase sempre legato alla
famiglia, come testimoniano le numerose lettere che scrisse nel
corso degli anni ai genitori. Quindi, se Butch fosse realmente
tornato dal Sud America, non avrebbe mancato di fare una visita ai
suoi familiari. Se cosi è stato, egli sarebbe comunque arrivato
troppo tardi per vedere la madre, Annie Gilles Parker, che morì nel
1905 (più o meno al tempo in cui Butch, Sundance e Etta stavano
vendendo il loro ranch a Cholila per spostarsi nel Cile). Suo
padre, Maximilian Parker, però, visse sino al 1938 ed è plausibile
che Butch lo avrebbe certamente rivisto almeno una volta. I dubbi in
proposito sono comunque molti.
Jim Regan, un ranchero del Wyoming, nel 1942
riferì ad esempio ad un reporter che Maximilian Parker, il padre di
Butch, disse prima di morire che se il figlio fosse veramente
tornato dal Sud America, sicuramente si sarebbe fatto vivo a
Circleville (Utah), dove ancora viveva.
Questa poteva essere soltanto una chiacchiera,
ma Regan aggiunse anche che quella era la sola dichiarazione
attribuita direttamente a suo padre. Regan disse ancora che Butch
Cassidy e William T. Phillips non erano la stessa persona per quanto
ne poteva sapere lui.
Il signor Regan era sicuro che l’uomo che si
spacciava per Cassidy, non fosse niente altro che William T.
Phillips stesso. Costui, disse Regan, era alto 5,11 piedi e pesava
dalle 210 alle 215 libbre, mentre Cassidy poteva pesare solo dalle
150 alle 160 libbre.
Charles Kelly, autore nel 1938 del libro “
Outlaw Trail “, conclude il capitolo su Butch Cassidy asserendo che
se Butch fosse stato ancora vivo, come da più parti si voleva far
credere, sicuramente avrebbe fatto una visita al vecchio padre che
morì il 28 luglio 1938 all’età di 94 anni.
Sino al 1970, gli studiosi del vecchio west, e
tra questi Charles Kelly e James D. Horan, credevano un po’ tutti
che Butch Cassidy fosse morto in Sud America.
La comparsa nel 1975 del libro di Lula Betenson
Parker, “ Butch Cassidy, my brother “, e quello di Larry Pointer nel
1977, “ La ricerca di Butch Cassidy “, cambiò un po’ le carte in
tavola.
Pointer, ad esempio, sosteneva che William
Phillips era lo stesso Cassidy, mentre Lula affermava che suo
fratello effettivamente era tornato dal Sud America, ma che non era
William Phillips.
E’ risaputo che Pointer conosceva l’articolo
sull’intervista di Jim Regan in cui si leggeva : “ Regan parla,
Phillips non è Butch Cassidy “. Ma, Pointer, pur conoscendone il
contenuto, non citò l’articolo che rifiutava la sua ipotesi, una
curiosa omissione dal momento che la prefazione stampata sul suo
libro appariva come un lavoro accademico frutto di una infaticabile
ricerca.
Lula Parker, l’ultima sorella vivente (morì nel
1980 quasi centenaria), fu il solo membro della famiglia a
dichiarare di aver visto il fratello vivo dopo lo scontro in
Bolivia.
Nell’autunno del 1925, disse, Butch fece una
visita ai suoi a Circleville nello Utah guidando una Ford nera
nuova. A quanto disse, oltre a lei e Butch, c’erano il padre
Maximilian, il fratello Mark e suo marito Joseph Betenson. Lula
riferì che Butch parlò per l’intera notte, che il mattino seguente,
assieme a Mark, salirono verso la capanna dove incontrarono l’altro
fratello Eb e il nipote Mark, il figlio undicenne di Lula.
Dopo una settimana alla capanna, disse Lula,
Butch tornò per restare col padre un giorno o due, dopo di ché partì
e non tornò più. Molti studiosi del vecchio west, però, che
parlarono con Lula durante gli anni ’70, dubitarono delle sue
certezze sulla sorte di Butch e in particolare del racconto che
fece. Ed Kirby, lo storico di Sundance Kid, disse di aver avuto
l’impressione che “ ella stesse divertendosi con quelle storie “.
Un altro studioso, Roger Mc Cord, ricordò : ero
seduto con Lula, lei mi afferrò le gambe e disse : “ Roger, dammi
qualche soldo. Sono stati fatti sei film sulle vicende di mio
fratello e la famiglia non ha mai avuto nulla “.
Mc Cord disse che tornò a Circleville subito
dopo la morte di Lula e che Mark Betenson, suo figlio, gli riferì
che il resoconto del ritorno di Butch Cassidy nel 1925, fu una
storia di sua madre e aggiunse che suo nonno (Maximilian Parker) gli
disse che Butch non tornò mai indietro né a piedi, né a cavallo né
tanto meno su una Ford nera.
Lula insistette sul fatto che suo figlio
incontrò Butch, ma che a quel tempo “ nessuno disse a Mark chi fosse
quello straniero “. Ella aggiunse che, dopo aver incontrato Butch,
Mark venne mandato via, ma che più tardi lo zio Eb gli rivelò chi
fosse quell’uomo. Mark tenne il segreto per se sino al giorno in cui
parlando con la madre, le chiese in via confidenziale se era vero
che “lo zio Butch “ fosse tornato a casa tanto tempo prima.
Secondo il nipote di Lula, Bill Betenson, Mark
incontrò veramente Butch Cassidy. In un recente intervista con lo
scrittore irlandese Eamonn O’Neil, Bill Betenson disse : “ Egli (Cassidy)
rimase per un po’ in città, incontrò qualche parente, si inoltrò in
montagna per vedere il fratello Eb e poi se ne andò …….stette in
contatto col padre tramite posta per qualche tempo, ma le sue
lettere vennero sempre distrutte dopo che il padre le ebbe lette “.
In accordo a quanto disse Lula, Bill Betenson sostenne che Butch
morì nell’autunno del 1937 in qualche parte del nord-ovest.
Bill aggiunse anche che qualcuno chiamato “
Jeff “, scrisse una lettera alla famiglia dicendo che quell’uomo era
stato sepolto con tutte le cure del caso. Nessuno rivelò mai dove si
trovava la tomba, sebbene Lula lo sapesse.
Bill Betenson disse a O’Neil che la vedova di
Mark confermò che Butch fece realmente ritorno a Circleville nel
1925, che Mark naturalmente non conosceva Butch e che fu suo zio Eb
a rivelargli chi fosse quello straniero.
In una intervista dei primi anni settanta,
prima della pubblicazione del suo libro, Lula dichiarò che il
fratello era morto da qualche parte nel nord-ovest, forse a Spokane
nel 1937 e che , come scrisse nel suo libro, il padre Maximilian
ricevette una lettera da un amico di Bob (Robert Le Roy Parker)
nella quale si leggeva che Bob era morto di polmonite. La lettera
era semplicemente firmata
“ Jeff “. Più o meno nello stesso periodo,
però, qualcuno disse che Butch era invece morto nel Nevada.
Lo storico di Sundance Kid, Ed Kirby, riferisce
che la giornalista Barbara Ekker gli rivelò che Lula era andata a
Johnnie nel Nevada per negare la sepoltura del fratello, visto che
invece lei sosteneva che era stato sepolto nello stato di
Washington.
Lo storico Jim Dullenty, che si è occupato di
Cassidy per quasi trentenni, sostiene che Lula non sapeva cosa fosse
successo a suo fratello Butch e che il suo libro era frutto più di
storie raccontate da altri che di fatti realmente accaduti.
L’esperta delle vicende del “ Wild Bunch “,
Pearl Baker, che era stata collaboratrice di Lula Parker nella
stesura del suo libro, riferì a Dullenty che “ Lula si era sentita
offesa per il fatto che Butch non fece mai nessuna visita a qualcuno
della sua famiglia “. Pearl Baker disse anche che cessò la
collaborazione con Lula Parker perché pensava che la storia del
ritorno del famoso fuorilegge a Circleville nel 1925 fosse tutta una
fandonia.
Nel 1988, la Baker riferì a un altro
giornalista che Lula “ non sapeva proprio niente “ e che “ era molto
imbarazzata nell’ammettere di non sapere nemmeno dove fosse sepolto
Butch con
certezza, che forse era stato sepolto da
qualche parte nel nord-ovest, probabilmente a Spokane “.
Nella prima edizione del suo libro “ The Wild
Bunch “ pubblicato nel 1965, dieci anni prima di quello di Lula
Parker, Pearl Baker fornisce due diverse versioni della fine di
Butch Cassidy.
Nella prima, Butch sarebbe diventato un
rispettabile ranchero a Choila in Argentina, dove ebbe modo di
incontrare Harvey Logan e Sundance Kid.
Sundance e Logan presero a rapinare treni e
banche mentre Butch, venduto il ranch, tornò negli Stati Uniti.
Sundance e Logan sarebbero stati uccisi più tardi in uno scontro a
fuoco in Bolivia e, a causa di un errore di identificazione, ai
Pinkerton venne riferito che gli uomini uccisi a San Vicente erano
Butch Cassidy e Harry Longbaugh.
Nella seconda versione, Pearl Baker riferisce
che i tre fuorilegge si imbatterono in Argentina in Percy Seibert e
nel timore che questi potesse tradirli in considerazione della
taglia, i tre avrebbero venduto il ranch e raggiunto la costa. Percy
Seibert era un uomo d’affari che conobbe Butch e Sundance in Bolivia
nel 1906 e non è provato che Seibert conoscesse già i tre fuorilegge
nel periodo in cui si occupavano di allevamento nel loro ranch in
Argentina come non è provato che Harvey Logan sia mai stato in Sud
America.
Pearl Baker scrisse che Butch , Sundance e
forse Logan si trasferirono in Sud America e che dopo
lo scontro a fuoco in Bolivia, Butch tornò
negli Stati Uniti, a Lander nel Wyoming, quindi a Seattle e infine a
Spokane dove prese il nome di Roy o Le Roy Phillips. Egli, dice la
Baker, morì di polmonite verso la fine degli anni trenta solo e
sconosciuto. Questo, almeno, aggiunse la Baker, è quanto mi riferì
Carl Hanks, un mormone dello Utah.
In una seconda edizione del suo libro, dato
alle stampe nel 1971, Pearl Baker scriveva della visita di Butch a
Circleville come di un fatto reale, sebbene mutasse l’anno.
Ella, pur sapendo che circolavano le storie più
disparate sulla fine di Cassidy, scrisse testualmente : “ Qualunque
cosa sia accaduta, è certo che Butch Cassidy ritornò negli Stati
Uniti. Nel 1929 visitò i suoi familiari a Circleville, stette con
loro diversi giorni e non volle dire dove stesse andando.
Stranamente però, nel frontespizio del libro si leggeva che la
visita di Cassidy era avvenuta nel 1925, mentre nel testo c’era
scritto che Butch, dopo il ritorno, era stato visto nel New Mexico e
nel Wyoming da molti suoi vecchi amici, che si supponeva fosse morto
nel 1936 o 1937 e che fosse sepolto a Johnny, una piccola città del
Nevada.
Sebbene nell’edizione del 1965 si leggeva che
Cassidy si fosse stabilito a Spokane col nome di Roy o Le Roy
Phillips, ora la Baker era convinta che il nome di Cassidy fosse
invece William Phillips, ma che non era il William Phillips di
Spokane.
In una lettera del 1970 nella quale la Baker
commentava la risposta data a Charles Kelly dalla vedova del William
Phillips di Spokane, che dichiarava che il marito non era Butch
Cassidy, la Baker scrisse che “ Le parole della signora Phillips
sono cristalline come la pioggia “.
In quegli anni infatti, la Baker, era alla
ricerca del certificato di morte di un altro William Phillips, che
poteva essere Cassidy, morto in California nel 1943 o 1944. Poi,
però, in una intervista del 1974, la Baker cambiò di nuovo idea.
Ella affermò che i documenti di Jim Dullenty provavano che il
William Phillips di Spokane era proprio Butch Cassidy.
A questo punto, però, c’è da considerare che,
per essere una vera esperta delle vicende del “ mucchio selvaggio “,
Pearl Baker ha sciorinato sulla fine di Butch una quantità di
ipotesi una differente dall’altra. In altre parole, la Baker riporta
la morte di Cassidy una volta nel 1936, poi nel 1937, quindi nel
1943 e infine nel 1944 in California, nel Nevada e in definitiva
nello stato di Washington. Probabilmente Pearl Baker non aveva la
minima idea di ciò che accadde a Butch Cassidy.
Come se non ci fosse già abbastanza confusione,
Jim Dullenty da parte sua dichiarò che Lula Parker, per ciò che
scrisse nel suo libro, poteva essere stata influenzata dalle storie
di un ambiguo personaggio che si spacciava per Robert Longbaugh o
Harry Longbaugh Jr., che la incontrò nel 1971.
Costui, che si diceva figlio di Sundance Kid e
Etta Place, era uno spostato proveniente dalla California che
vagabondò per le montagne rocciose attorno al 1970.
A sentir lui, William Phillips era proprio
Butch Cassidy e ne era sicuro visto che era stato uno di quelli a
portare la bara al suo funerale.
Sicuramente Sundance Jr. influenzò Lula Parker,
dato che ella ripeté nel libro i particolari delle affermazioni che
le fece a proposito della morte di Sundance Kid.
In una intervista del 1970, Lula disse che
Harry Longbaugh morì nel 1957 e che fu sepolto a Casper nel Wyoming
col nome di Harry Long, un’affermazione fatta solo da Sundance Jr.
Probabilmente Lula si fidò anche di ciò che
disse Kerry Ross Boren, uno scrittore che giurava sul ritorno di
Cassidy, ma che non credeva che Butch fosse William Phillips.
A questo punto, però, bisogna dire che Kerry
Ross Boren, seppure considerato un autorevole autore, in quanto a
fandonie non è secondo a nessuno.
Secondo Boren, dopo la fuga dal Sud America,
Harry Longbaugh prese parte alla rivoluzione messicana addestrando
gli uomini di Pancho Villa ; disse che fu ospite del duca di
Marlborough durante la prima guerra mondiale e che divenne amico del
figlio del duca, il giovane Winston Churchill. Infine, disse, che
più tardi combatté nel Sinai con T. E. Lawrence, meglio noto come
“ Lawrence d’Arabia “.
Boren, probabilmente pensò di non aver detto
ancora abbastanza fesserie sul conto del fuorilegge, per cui
aggiunse che Sundance Kid divenne in seguito un seguace di Omar
Khayan, che praticò yoga e che abbracciò la filosofia orientale.
Kerry Ross Boren, d'altronde, fu quello che sostenne che Butch
Cassidy morì in un incidente di miniera nel 1944 e che fu sepolto
col nome di Frank Ervin a Johnnie nel Nevada.
Nell’estate del 1936, Mart T. Christensen,
direttore del “ WPA Writers Project “ del Wyoming, si propose di
raccogliere i documenti tramite i quali sarebbe stato possibile
ricostruire la vita di Robert Le Roy Parker, alias Butch Cassidy.
Christensen rivelò in una intervista che
Cassidy era ancora vivo e che viveva sulla costa del Pacifico con un
nome che doveva essere verificato ulteriormente. Nei primi mesi del
1937, Christensen affermò ancora che Cassidy viveva vicino Seattle,
dove il famoso fuorilegge, ormai settantaduenne, stava morendo di
un cancro allo stomaco. Christensen aggiunse che l’uomo in questione
portava il nome di William T. Phillips. C’è da sottolineare che
effettivamente in quell’anno a Spokane c’era un uomo con quel nome
in fase terminale a causa di un tumore. Alla morte di costui, i
giornali del Wyoming e del Colorado riportarono la notizia della
morte di Butch Cassidy, il famoso fuorilegge che per tanti anni era
vissuto sotto il nome di William Phillips. Che dire? E’ molto
probabile che più che una certezza, si trattasse di una ulteriore
ipotesi che si andava ad aggiungere alle tante altre sino ad allora
formulate.
Un’altra giornalista, Dora Flack, a differenza
di Pearl Baker, pensò che Lula, la sorella di Butch, stesse dicendo
la verità. Infatti affermò che non avrebbe mai curato il suo libro
se avesse avuto il minimo dubbio sulle sue storie. Dora Flack si
convinse ancora di più leggendo una intervista fatta a Lula due anni
prima della pubblicazione del suo libro, nella quale asseriva che il
fratello (Butch) poteva aver usato il nome Phillips, che
probabilmente dovevano esistere due Phillips e che i due uomini
dovevano essere persone diverse.
Se però Butch è vissuto sotto falso nome per
molti anni, è strano davvero che nessuno abbia mai scoperto un
documento, una fotografia o una lettera che potesse provarlo. Lula
dichiarò che Butch frequentemente scrisse ad amici e alla famiglia,
ma che tutte le lettere furono distrutte o andarono perse.
In mezzo alle tante altre, una ulteriore
versione del ritorno di Cassidy negli Stati Uniti, è stata data da
Ellnor Parker, moglie di Max Parker (figlio del fratello di Butch,
Daniel Sinclair Parker).
In una intervista del 1975 con Jim Dullenty,
ella affermò che Lula incontrò Butch nei primi anni trenta a Milford
nello Utah. Erano presenti il padre Maximilian Parker, suo suocero
Daniel Sinclair Parker e altri due fratelli di Butch. Anche Ellnor
confermò che Cassidy aveva assunto una nuova identità, che viveva a
Spokane col nome di William Phillips e che l’anno della sua morte
poteva essere probabilmente il 1937.
Ma anche la versione di Ellnor Parker è poco
credibile visto che, appena due anni prima dell’intervista con
Dullenty, la stessa Ellnor,. in una lettera inviata ad un altro
giornalista scrisse che non conosceva il nome sotto il quale si
nascondeva Butch e avvalorò l’idea che Lula poteva essere stata
influenzata dalle dicerie di Sundance Jr. Lula, da parte sua,
contestò vivamente la storia di Ellnor a proposito dell’incontro di
Butch a Milford.
Insomma, da qualsiasi parte la si voglia
vedere, la storia del ritorno di Butch è tutta un gran pasticcio.
Larry Pointer e Ellnor Parker, ad esempio,
parlano di un Butch Cassidy col nome di William Phillips nello stato
di Washington.
Pearl Baker, invece, identifica Butch con un
William Phillips dello stato della California.
La stessa Baker, nella prima edizione del suo
libro “ The Wild Bunch “, identificò il fuorilegge col nome di Roy o
Le Roy Phillips sempre nello stato di Washington.
Lula, la sorella, scrive nel suo libro che
Butch visse a Spokane col nome di Phillips, ma che i due uomini
erano persone diverse.
Infine Kerry Ross Boren parla di un uomo nel
Nevada col nome di Frank Ervin che identificava con Butch Cassidy.
Come se non bastasse tutta questa confusione
sulle vicende di Cassidy, in anni recenti sono saltate fuori due
versioni di una strana storia a proposito di un incontro
verificatosi sul fiume Colorado tra un suo cugino e Cassidy stesso.
La prima versione apparve con un articolo di
Gale R. Rhoades, “ Butch Cassidy non è morto in Sud America “,
pubblicato nel gennaio del 1974 sulla rivista “ The West “.
Gale Rhoades riportava una storia narrata da un
certo Clifford L. Mc Mullin nella quale si leggeva di un incontro
tra il padre di quest’ultimo, cuoco presso una società mineraria sul
fiume Colorado, e due uomini arrivati con una imbarcazione per fare
rifornimento di cibo e carburante.
“ In uno di questi, disse Mc Mullin, mio padre
riconobbe Butch senza darlo a vedere. Invece l’uomo gli chiese
subito notizie dello zio Brig e la zia Ada “. Egli si riferiva,
naturalmente, ai genitori del padre di Clifford L. Mc Mullin.
Quando Gale Rhoades chiese se suo padre poteva
essersi sbagliato sull’identità di Cassidy, il signor Mc Mullin
replicò che non c’era nessun dubbio che quell’uomo fosse Butch
Cassidy.
Suo padre,disse, aveva visto più volte Butch,
quando ricercato dalla legge, veniva a nascondersi presso la
fattoria del nonno a Leeds nello Utah.
Un’altra versione della storia è riportata nel
libro di Lula Parker con una lettera firmata semplicemente “ Cliff
“.
“ Nel 1923 stavo lavorando per il governo nel
canyon dove ora si trova Boulder Dam. Un pomeriggio arrivarono con
una barca due uomini che si dissero cercatori d’oro, per fare
rifornimento di carburante. In uno di essi riconobbi mio cugino
Butch perché mi chiese notizie dello zio Brig e la zia Ada, persone
che certamente uno sconosciuto non poteva conoscere.
Mi chiese inoltre notizie di molte altre
persone che ancora vivevano in quelle zone dello Utah che lui
conosceva bene “.
Lo scrittore John Byrne Cooke intervistò nel
1989 in un ricovero di Salt Lake City un vecchio di nome Clifford
R. Mc Mullin che ripeté la storia esattamente come la si poteva
leggere nel libro di Lula Parker.
Anche uno dei figli di Clifford R. Mc Mullin,
Dustin Mc Mullin, ripeté la storia del padre, di come Butch
arrivasse al Lee’s Ferry per cercare del carburante. Disse che Butch
riconobbe il padre e che chiese notizie degli zii Brig e Ada. Disse
che anche il padre riconobbe Butch, ma che dopo quella volta non lo
vide mai più.
Dustin, disse che il padre morì nel 1991 o 1992
all’età di 97 anni, disse che era nato attorno al 1894, più o meno
dieci anni dopo che Butch aveva lasciato la casa paterna per
diventare un fuorilegge. Quando Butch lasciò gli Stati Uniti per
l’Argentina nel 1901, Clifford R. Mc Mullin poteva avere sei o sette
anni, quindi, è normale chiedersi come possa aver riconosciuto Butch
Cassidy più di venti anni dopo e ancor più come Cassidy possa aver
riconosciuto in un uomo di trenta anni il cugino che nel 1900 ne
aveva solo sei.
Nelle ultime due versioni (quella di Dustin Mc
Mullin e quella dell’intervista di Byrne Cooke), il soggetto
protagonista della storia era Clifford R. Mc Mullin, che era il
figlio di Brigham Young Mc Mullin e Ada Parker (sorella del padre di
Butch).
Nella versione di Gale R. Rhoades invece, si
legge di un Clifford L. Mc Mullin che racconta dell’incontro tra un
ipotetico Butch e suo padre. La cosa che non quadra è che non
risulta che il vecchio Clifford R. Mc Mullin avesse un figlio di
nome Clifford L.
Una ipotesi veritiera potrebbe essere quella
che non Cassidy, ma uno dei suoi fratelli potesse aver incontrato un
cugino alla miniera sul fiume Colorado. Attorno al 1920, cinque
fratelli di Butch – Joseph, Dan, Mark, Max e William- erano ancora
vivi e uno di essi poteva aver parlato con Mc Mullin e chiesto degli
zii Brig e Ada.
Clifford R. Mc Mullin, d'altronde, era un tipo
pieno di fantasia, come disse Bill Buchanan, un suo vecchi amico
dello Utah. E’ plausibile quindi che stesse solo imbastendo una
storia frutto solo della sua mente.
Il libro di Charles Kelly, pubblicato nel 1938
col titolo di “ Outlaw Trail “, e ristampato in una successiva
edizione del 1959 col titolo “ The Outlaw Trail “, sollecitò
numerose lettere da parte dei lettori, comprese quelle di alcuni
personaggi che presero parte con Cassidy alle sue azioni criminose.
Nel 1963, per esempio, Etta Mc Mullin Mariger, cugina di Clifford Mc
Mullin, scrisse all’editore di Kelly dicendo che, sebbene ella non
poteva affermare o negare il ritorno di Cassidy dal Sud America,
Elzy Lay riferì ad alcuni amici in Arizona che Butch era veramente
morto in Bolivia. Lay fu il migliore amico di Cassidy all’interno
del “ Wild Bunch “, per cui la sua opinione avrebbe dovuto contare
qualcosa. I. B. Allen, che diceva di essere stato un buon amico di
Lay, scrisse a Kelly nel 1949 per dire : “ Io, come lei, penso che
Cassidy sia morto in Sud America. Elzy Lay me lo ha confermato “.
Lay non fu il solo membro della banda di
Cassidy a fornire la propria opinione. Nel dicembre del 1937, Matt
Werner, che partecipò con Cassidy alla rapina della banca di
Telluride nel 1899, mandò a Kelly una inequivocabile nota : “
Dimentichi tutte le dicerie su Cassidy, esse sono solo chiacchiere.
Non esiste un uomo, sotto falso nome, che sia lo stesso Cassidy …
egli è stato ucciso in Sud America assieme a Harry Longbaugh dopo
uno scontro coi soldati boliviani “.
Nelle sue memorie “ L’ultimo dei fuorilegge “,
pubblicato tre anni più tardi, Matt Werner reiterò le sue
convinzioni anche se cambiò il luogo della morte, l’Argentina e non
più la Bolivia.
Charles Siringo, il famoso agente dei Pinkerton,
scrisse in una lettera del 1928 che Butch Cassidy si suicidò con un
colpo alla testa dopo che Harry Longbaugh era stato ucciso. La
stessa cosa venne detta a Charles Kelly dal procuratore del Wyoming
William L. Simpson.
Nel 1940, l’editore Harry M. Fleenor scrisse a
Kelly che un allevatore del Wyoming, tale B. V. Mc Dermott, gli
aveva detto in via confidenziale che una persona della famiglia
Parker credeva alla morte di Butch e Sundance in Sud America. Ma i
componenti della famiglia Parker erano ormai poco credibili, infatti
nessuno di essi aveva un argomento valido che poggiasse su fatti
concreti.
Al contrario le loro argomentazioni erano solo
frutto di fantasia ed emotività.