Le condizioni
uando i due si fissarono negli occhi si
riconobbero subito. Era dai tempi della guerra contro il Messico che
non si vedevano e questo fece si che per i primi minuti oltre a
salutarsi cordialmente, i generali ricordassero i loro trascorsi da
commilitoni.
Grant, per rispetto, lasciò che fosse Lee ad
iniziare a negoziare la resa ma nessuno all’inizio ne parlò, poi Lee,
intuendo che Grant stava aspettando una risposta, un cenno, cominciò
a chiedere quali fossero le condizioni.
Il generale nordista, dalla poltrona girevole
posta sulla destra della stanza, chiese la consegna immediata delle
armi e del materiale, con il solenne giuramento di non impugnarle
contro l’Unione.
Null’altro.
Ogni sudista avrebbe potuto fa ritorno alla
propria casa.
Lee, che era seduto su una sedia di paglia di
Vienna, rimase soddisfatto e sereno per le generose condizioni ma
obbiettò che i soldati di cavalleria confederata, essendo stati
obbligati a fornire il cavallo in guerra non potevano restituire ciò
che proprietà pubblica non era. Grant acconsentì che ogni soldato
proprietario di un animale potesse riportarlo a casa ma, mentre si
accingeva a firmare il documento su un tavolino stile Luigi XIII che
gli era stato portato, allungò l’occhio sulla meravigliosa sciabola
del suo nemico e per non umiliarlo aggiunse al documento una
clausola: le sciabole degli ufficiali erano escluse dalla consegna
delle armi.
Furono inoltre aggiunte 250.000 razioni per i
soldati della Confederazione affamati.
Lee, aiutato dal suo segretario Marshall,
controfirmò il documento, gli ufficiali presenti nella stanza (Sheridan,
Custer, Ord, Williams, Babcock, Porter, Bowers e Parker), quando i
due si alzarono, scattarono in piedi.
Il generale confederato uscì per primo dalla
casa, si fermò per un istante su quella veranda rispondendo
militarmente al saluto di Grant e degli altri ufficiali, quindi si
avviò verso il suo attendente, montò a cavallo e si allontanò verso
le sue linee.
L’uomo che aveva combattuto così valorosamente
compiendo miracoli strategici, stava ora portando la notizia della
resa ai suoi uomini, seguito dallo sguardo profondo e riflessivo di
chi, come Grant, aveva controbattuto con tattiche e strategie
assolutamente innovative.
Erano le 15,45 di domenica 9 aprile 1865 ed in
quel momento i massacri, le enormi perdite, le incursioni della
cavallerie di Stuart e di Custer, gli incessanti cannoneggiamenti,
le trincee, i reggimenti di colore, la morte in battaglia di
personaggi come Reynolds, Jackson, Pleasonton, Armistead, la guerra
sui mari, gli assalti alle fortificazioni, la scomparsa della
migliore gioventù americana, venivano consegnate alla storia.
Mentre Lee si allontanava sotto lo sguardo di
Grant, pochi in Europa compresero quello che era accaduto dall’altra
parte dell’Oceano, gli orrori della prima guerra moderna, sarebbe
arrivato nel vecchio continente solo 50 anni dopo con la prima
guerra mondiale. |