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A cura di Stefano Jacurti

Le condizioni

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uando i due si fissarono negli occhi si riconobbero subito. Era dai tempi della guerra contro il Messico che non si vedevano e questo fece si che per i primi minuti oltre a salutarsi cordialmente, i generali ricordassero i loro trascorsi da commilitoni.

Grant, per rispetto, lasciò che fosse Lee ad iniziare a negoziare la resa ma nessuno all’inizio ne parlò, poi Lee, intuendo che Grant stava aspettando una risposta, un cenno, cominciò a chiedere quali fossero le condizioni.

Il generale nordista, dalla poltrona girevole posta sulla destra della stanza, chiese la consegna immediata delle armi e del materiale, con il solenne giuramento di non impugnarle contro l’Unione.

Null’altro.

Ogni sudista avrebbe potuto fa ritorno alla propria casa.

Lee, che era seduto su una sedia di paglia di Vienna, rimase soddisfatto e sereno per le generose condizioni ma obbiettò che i soldati di cavalleria confederata, essendo stati obbligati a fornire il cavallo in guerra non potevano restituire ciò che proprietà pubblica non era. Grant acconsentì che ogni soldato proprietario di un animale potesse riportarlo a casa ma, mentre si accingeva a firmare il documento su un tavolino stile Luigi XIII che gli era stato portato, allungò l’occhio sulla meravigliosa sciabola del suo nemico e per non umiliarlo aggiunse al documento una clausola: le sciabole degli ufficiali erano escluse dalla consegna delle armi.

Furono inoltre aggiunte 250.000 razioni per i soldati della Confederazione affamati.

Lee, aiutato dal suo segretario Marshall, controfirmò il documento, gli ufficiali presenti nella stanza (Sheridan, Custer, Ord, Williams, Babcock, Porter, Bowers e Parker), quando i due si alzarono, scattarono in piedi.

Il generale confederato uscì per primo dalla casa, si fermò per un istante su quella veranda rispondendo militarmente al saluto di Grant e degli altri ufficiali, quindi si avviò verso il suo attendente, montò a cavallo e si allontanò verso le sue linee.

L’uomo che aveva combattuto così valorosamente compiendo miracoli strategici, stava ora portando la notizia della resa ai suoi uomini, seguito dallo sguardo profondo e riflessivo di chi, come Grant, aveva controbattuto con tattiche e strategie assolutamente innovative.

Erano le 15,45 di domenica 9 aprile 1865 ed in quel momento i massacri, le enormi perdite, le incursioni della cavallerie di Stuart e di Custer, gli incessanti cannoneggiamenti, le trincee, i reggimenti di colore, la morte in battaglia di personaggi come Reynolds, Jackson, Pleasonton, Armistead, la guerra sui mari, gli assalti alle fortificazioni, la scomparsa della migliore gioventù americana, venivano consegnate alla storia.

Mentre Lee si allontanava sotto lo sguardo di Grant, pochi in Europa compresero quello che era accaduto dall’altra parte dell’Oceano, gli orrori della prima guerra moderna, sarebbe arrivato nel vecchio continente solo 50 anni dopo con la prima guerra mondiale.

 

Rispetto. Grant, per rispetto, lasciò che fosse Lee ad iniziare a negoziare la resa ma nessuno all’inizio ne parlò...

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Sotto: la firma della resa

La stretta di mano dopo la resa

 

 

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