La guerra civile americana
a guerra civile americana
si pone fra i grandi conflitti della storia come spartiacque
tra le guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale, la cosiddetta
“Grande guerra”.
Infatti, se il modo di combattere dei due
eserciti ricalcava il modello delle guerre dell’età’ d’oro di
Napoleone, l’avvento delle nuove armi sconvolse gli schemi
iniziali delle forze in campo, anticipando di quasi mezzo secolo il
primo conflitto mondiale. Trincee,
mitragliatrici primordiali, palloni per l’osservazione delle
truppe nemiche e persino il primo scontro in mare tra navi corazzate
della storia, nonché il primo sommergibile. In questo contesto di
per sé già terribile come ogni guerra ha sempre prospettato , il
tutto assunse delle proporzioni colossali, sconvolgendo e bagnando
di sangue il suolo americano alla pari di un girone dantesco.
Alla
fine della guerra si contarono più di seicentomila
caduti, cifra mai raggiunta per gli Stati Uniti che supera
ancora oggi il numero dei caduti della rivoluzione americana, delle
due guerre mondiali e del conflitto in Vietnam.
Le
origini dell'istituzione peculiare: lo schiavismo
Le navi negriere furono
soltanto l’ultimo atto di una tratta che aveva profonde
radici nella storia stessa.
E’ impossibile quantificare quanti
schiavi siano stati prelevati dalla loro terra, si può calcolare
per difetto che nel Brasile prima del 1850 siano stati trasportati
dodici milioni di neri. Fra il 1680 ed il 1786 le colonie inglesi in
America importavano oltre due milioni schiavi, un altro milione
raggiunse la nuova nazione degli Stati Uniti dopo questa data, ed
altri due milioni finirono nelle colonie spagnole.
Il viaggio per
molti di questi sventurati era un passaporto per l’inferno.
Ammassati uno sull’altro nelle stive, denutriti, ammalati,
sofferenti per il mal di mare morivano a centinaia.
Chi non poteva
più essere venduto
perché ridotto ad una larva umana, veniva gettato in pasto agli
squali, anche per alleggerire il carico di una nave zeppa fino
all’inverosimile.La tratta degli schiavi si protrasse per più di
quattrocento anni. Negli Stati Uniti fu una delle cause, ma non la
sola come in modo un
po’ troppo ottimista si crede, della guerra civile.
Due
nazioni in una… Alle radici dell’odio
Il 1782 aveva visto le giubbe rosse
inglesi risalire mestamente i pontili delle navi da dove pochi anni
prima erano baldanzosamente discese. La rivoluzione Americana era
stata portata avanti dalle giubbe blu di George Washington con
grande successo.
I nuovi americani avevano dimostrato sul campo di
battaglia di essere un esercito serio, superando le prime fasi di
guerra dove regnava ancora l’improvvisazione e che fece
erroneamente pensare agli inglesi di aver facilmente ragione di un
pugno di coloni furibondi.
L’unità d’intenti era stata totale, fomentata da un
risentimento verso una madre patria, l’Inghilterra, troppo lontana
ormai per entrare nei cuori di questi coloni. Inghilterra più
tiranna che madre quindi.
Molta strada era stata fatta da quel
giorno in cui alcune casse da the erano state gettate in mare a
Boston, (e di questo i futuri nordisti andarono fieri per anni)
accendendo gli animi. Osservando però lo sviluppo di queste colonie
questo era tutt’altro che uniforme, e se il dopo rivoluzione pose
le basi per la nascita di una grande potenza mondiale, questa
all’interno era formata da due nazioni, con
anime, mentalità culture, completamente diverse. Le colonie
del nord avevano avuto
uno sviluppo più industriale favorendo, l’operosità in un
continuo cambiamento sociale.
Un mondo sempre in movimento, preso
dalla frenesia, dalla sete di sapere, dalle prime invenzioni, da
uomini perseguitati e poveri in Europa ma con una forte
determinazione. Uomini che spesso
raggiunsero l’apice nella loro professione o mestiere venendo
dalla gavetta.
Tutto questo modo di vivere, di pensare e soprattutto di guardare ad
ovest forgiò con pregi e difetti, il vero spirito americano, così
tipicamente Yankee.
Quell’essere orgogliosi di sventolare ai
quattro venti: mi sono fatto da solo! Erano per lo più inglesi (ex)
irlandesi, olandesi. Il loro verbo era fare, cercare, viaggiare e
forse un po’ ingenuamente, sognare. Ma soprattutto mostrare
i denti , specialmente agli inglesi, e questa volta anche con
un’economia fortissima, con l’industria, col protezionismo sul
materiale locale.
Era la grande nazione, l’America, ma soprattutto
come la chiamavano tutti, l’Unione. Washington
era la capitale, ma altre città importanti iniziavano ad
espandersi come Filadelfia, Baltimora e Boston città dall’anima
intellettuale, che non era
capitale di nulla ma che aveva tutte le componenti da vera leader
forse anche più di Washington, ed uno stato, il Massachussets di
grande impulso morale e puritano, mentre al sud si può identificare
la Virginia come stato pilota della futura Confederazione. Le
colonie del sud comunque non
sembrava che fossero molto interessate a tutto questo fermento (si
intende sempre un fermento distribuito in un lasso di tempo di un
secolo). Il sud aveva chiaramente uno sviluppo più agricolo dove le
regole di vita erano dettate dal re cotone e dal principe tabacco.
Era un mondo chiuso
alle innovazioni, tradizionalista, ma
a suo modo operoso, attivo. Una delle caratteristiche del
tipico uomo sudista era l’attaccamento alla famiglia, all’eredità
dei padri, alle caste. C’era in questi colonie oltre ad una
discendenza Inglese, e questo fu inevitabile come al nord, anche una
forte componente francese, che aveva introdotto quello sciovinismo
così aristocratico della grande Francia.
Una componente importante
di questa società stava in un elemento che potrà apparire
banale ma che la diceva lunga sul modus vivendi. C'era
infatti in questi americani scarso interesse verso la frontiera,
verso l’ovest, per varie ragioni. La prima andava ricercata nella
agiatezza e nella ricchezza dei piantatori. Non era gente povera
costretta ad emigrare ad inseguire un sogno poiché non ne
aveva affatto bisogno.
Un’altra ragione era da ricercare nel
provincialismo così tipico di queste situazioni non solo in
America. Il colono del sud si
sentiva prima un Virginiano, poi
un Americano. La sua grande nazione era li a portata
di mano. Questi aristocratici (anche se tutti non
lo erano ed alcuni cercavano di imparare scimmiottando gli
altri) avevano poche risorse, ma solide, poche idee e poca voglia di
conoscere ed aprirsi, ma tutto questo era compensato dal grande
orgoglio di appartenere al vecchio sud.
Una delle componenti
d’orgoglio era l’aver dato i natali a un grande Americano come George Washington, virginiano,
che aveva cacciato gli inglesi, ma che era meglio
tenere ancora in alta considerazione poiché questi signori
d’oltreoceano acquistavano il cotone. Se gli inglesi acquistavano il cotone,in compenso vendevano al sud macchine agricole,
utensili, attrezzi ad
un prezzo molto inferiore rispetto a quello che vigeva al nord e
questo cominciò a non piacere agli Yankees I due americani, lo
yankee e il dixie se fino a quel momento si erano limitati a
percorrere strade diverse iniziavano
ora a guardarsi in cagnesco. C’era chi cominciava già agli inizi
dell’ottocento a lamentarsi delle tasse del nord, individuando nei
nordisti i nuovi inglesi, e chi cominciava a scendere in piazza per
manifestare contro lo schiavismo, iniziando crociate che scaldavano
gli animi.
Ma cosa non sopportavano i nordisti del sud? E
da dove nasceva il rancore degli stati meridionali per quelli più a
settentrione?
Per un sudista lo yankee era un tipo che pensava solo ai soldi, ignorante, senza cultura,
arrogante e troppo curioso. Un ficcanaso che si intrufolava nelle
questione private per qualche secondo fine. Insomma se andava bene,
un ladro.
Le cose viste da nord erano diverse. Il sud era la
vergogna del paese, ed un paese che voleva crescere agli occhi del
mondo non poteva esser messo alla berlina a causa di alcune pecore
nere della famiglia. Inoltre i sudisti veniva tacciati di
presunzione,con quel misto di spavalderia fracassona che li rendeva
antipatici. Inoltre la questione schiavismo era ormai nei discorsi
di tutti ed un giovane avvocato del Kentucky Abraham Lincoln
iniziava la sua carriera politica
attaccando apertamente l’istituzione peculiare che tanto
faceva discutere.
Nel frattempo, il paese cresceva e con esso anche
una spaccatura sempre più profonda. "Una casa divisa non può
stare in piedi” così avrebbe affermato Lincoln molti anni dopo.
Ma non c’era solo la “casa divisa” ma anche la Chiesa. Al
nord con i puritani che tuonavano fuoco e fiamme contro lo schiavitù
e al sud con i presbiteriani che cercavano di spiegare agli schiavi
che la loro condizione era voluta direttamente dal Signore e che
quindi andava accettata. La famosa linea Mason-Dixon non era solo
un semplice confine da un parallelo all’altro ma qualcosa di ben
marcato nelle menti umane di allora. Naturalmente le correnti
politiche non fecero altro che raccontare menzogne per ricevere
sempre più consensi. Da nord si diceva che tutti i piantatori erano
degli aguzzini che imperversavamo su dei poveri infelici, che tutte
quelle famiglie erano infette dal demonio, che accadevano delle cose
orribili descrivendo il sud come una sorta di terra maledetta e di
senza Dio dove regnava l’inferno.
Rovesciando il discorso la propaganda dei
confederati non era da meno, descrivendo le città del nord
come dei bordelli dove bianchi e neri vivevano insieme, dove
dilagavano, corruzione e
adulterio tra donne di facili costumi e dove un banchiere si
sarebbe venduto anche sua madre pur di far soldi.
Gli anni che seguirono
videro accentuarsi questi dissidi e a nulla valsero i
compromessi, vedi quello del 1850 , la possibilità di avere degli
stati dove la schiavismo fosse legale ed in altri
assolutamente vietato. Un paese metà libero e metà schiavo
non sarebbe stato alla lunga più concepibile. Per quanto riguarda
lo schiavismo in se stesso quasi tutti al sud possedevano schiavi,
ma occorre fare delle distinzioni tra padroni umani e magnanimi
(anche se la bontà non giustifica lo schiavismo) e veri e propri
aguzzini, tra schiavi autentici e quelli più fortunati di loro, i
maggiordomi. Una guerra oltre che battaglie,morte e distruzione e’
sempre portatrice di un altro elemento negativo: il caos nel bel
mezzo del quale anche in questo caso non si andò
per il sottile con chi al sud comunque, possedeva schiavi e
piantagioni. Tra i nordisti vi era l’ira per l’oltraggio alla
nazione per la quale anche i nonni degli uomini del nord avevano
combattuto, buttando a mare prima le casse da the poi direttamente
gli inglesi. Se era vero che la Virginia diede i natali a
Washington, nato al
sud, altrettanto vero che la rivoluzione iniziò invece proprio a
nord, a Boston. Fu l’oltraggio alla nazione più che la schiavitù,
la ragione per cui milioni di americani
presero le armi contro il sud. Non va dimenticato tuttavia il grande
sforzo degli idealisti, del Senatore Douglas, un afro-americano,
di Lincoln stesso, nemico della schiavitù fin da giovane ma
che non potè e non volle dichiararla subito fuori legge per motivi
di opportunità politica. Un presidente eletto in quel momento non
rappresentava solo i nordisti ma tutti gli Stati Uniti. “Se
dovessi salvare la nazione liberando tutti gli schiavi lo farei. Se
dovessi salvarla senza liberarne neanche uno lo farei lo stesso.”
Queste frasi, pronunciate durante il discorso d’insediamento, non
bastarono a scongiurare la guerra. I sudisti sapevano da tempo,
poiché Lincoln già era in politica, che quell’uomo era un
abolizionista. Contro la Confederazione si rovesciò anche quasi
tutto il west. La California, l’Oregon, il Kansas e
territori come il Montana, il Wyoming, il Colorado diedero
anch’essi il loro contributo poiché erano abitati da coloni
Yankee che inseguendo un sogno, “libero suolo, libero Stato” erano
contrari alla secessione e allo schiavismo (Texas a parte).
Naturalmente questo andò ad influenzare in
modo tragico e negativo la Storia degli indiani d’America.
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