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A cura di Romano Campanile

La pace perduta a Franklin

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n luogo tranquillo e appartato, un’oasi di quiete, un focolare domestico, un campo di 19 acri nel quale lavorare duro per guadagnarsi il necessario per crescere i propri figli con la sua adorata sposa Mary… “Che bel posto!”, questo deve aver pensato Fountain Branch Carter nel 1830 quando nella piccola e dimenticata Franklin nel cuore del Tennesse nel 1830 costruì la sua casa. Mai avrebbe potuto pensare che la storia avrebbe in un sol giorno tramutato quell’oasi di pace, quella casa in uno scenario infernale e terrificante.

Padre di ben 12  figli, di cui 4 morti in giovane età, nel 1852 Fountain subì la perdita della sua amata Mary, deceduta dopo una breve malattia. A questo si aggiunse che nel 1861, allo scoppio della Guerra Civile, vide partire tre dei propri figli, tra cui il giovane Teodoric (Todd) che fu arruolato nell’esercito confederato nel 20° Reggimento di Fanteria del Tennessee (20th Tennessee Infantry Regiment). Come ogni padre, pur comprendendo la necessità di contribuire alla causa del Sud, pregò per il ritorno a casa del figlio, non immaginando il terribile scherzo che il destino gli avrebbe giocato.

Todd e i suoi fratelli erano alle dipendenze del generale Zollicoffer (perito in battaglia)  e il 1 maggio 1862 fu promosso al grado di capitano. Gli avvenimenti si susseguirono devastanti, lastricando di sangue i mesi seguenti sui campi di battaglia del Sud.

Dopo la caduta di Atlanta, Todd partì per quella che fu riconosciuta come l’ultima offensiva della Confederazione ai comandi del generale Hood nel cuore del Tennesse, spostando lo scenario di quella terribile guerra e le residue speranze del Sud proprio sulla piccola e sconosciuta località, Franklin, dove la famiglia Carter risiedeva.

Gli scenari e i  rumori della guerra erano stati ben lontani da quella zona fino alla notte del 29 novembre 1864, quando Fountain Branch Carter sentì nel cuore della notte qualcuno che energicamente bussava alla porta con un vigore tale da svegliare tutta la famiglia. Era il generale unionista Jacob Cox che annunciava di voler usare quell’abitazione come suo personale centro di comando in virtù della posizione strategica al centro delle linee nordiste difensive.

Carter, preoccupato per i suoi familiari, chiese al generale se non fosse stato il caso, per lui e la sua famiglia, di trasferirsi in una zona più sicura. Cox lo rassicurò dicendogli che lì non sarebbe accaduto alcunché di pericoloso.

Si trattò di un notevole sbaglio di valutazione. Il giorno dopo sarebbe infuriata la famosa battaglia di Franklin (Tennessee).

Ad alcune miglia da quel luogo si era infatti accampato il generale Hood, seguito da 27000 uomini di fanteria e 5000 di cavalleria.

Hood stava per prendere una decisione importante. Davanti a lui c’erano 2 miglia di campo aperto prima delle batterie difensive Nordiste. Che fare? Hood radunò i suoi generali tra cui gli abilissimi Forrest e Cleburne e gli chiese un parere.

Dissero che tentare un assalto a quelle posizioni in campo aperto equivaleva a un suicidio, ma Hood (a cui il gran coraggio non faceva difetto, ma difettava altrettanta intelligenza tattica) decise di testa sua per un assalto generale per il pomeriggio del 30 novembre.

Il Generale Cleburne, partendo a cavallo disse: “Prenderemo quelle fortificazioni o sarà un disastro.”

Alle 14.30 la carica dei confederati si sviluppò in tutta la sua forza convergendo proprio sul punto in cui si trovava la casa della famiglia Carter. Lo scenario fu terribile! Un vero inferno al quale non era possibile sottrarsi, se non chiudendosi nello scantinato con tutti i 23 familiari, tra cui diversi bambini. Fuori dalla casa il caos era totale e si sentivano solo il crepitare delle armi e le urla dei soldati feriti o morenti. Quel giorno morirono anche Cleburne e altri 4 generali confederati. Migliaia di pallottole fischiavano intorno alla casa, conficcandosi nelle pareti (vedi la foto sotto) e la colpivano senza sapere neppure da che parte degli schieramenti venissero; al resto pensarono le cannonate ed i colpi di baionetta, seminando la zona di vittime.

La battaglia infuriò per ben 5 ore, lasciando sul terreno oltre 6000 tra morti e feriti in campo sudista e oltre 2000 in quello nordista. Per la confederazione fu un disastro!

Al termine della battaglia la casa fu subito usata come ospedale per accogliere l’interminabile fila di feriti e agonizzanti.

La famiglia Carter si adoperava per assistere i bisognosi, ma la giornata era destinata a chiudersi con un altro colpo di scena. Arrivò, infatti, la notizia che quel giorno e in quel posto aveva combattuto anche Todd Carter, capitano di fanteria.

Chi aveva sue notizie? Era ancora vivo? Dove si trovava?

Il fratello Mosch Carter (anche lui arruolato) vagò tutta la notte per il campo di battaglia con una lanterna alla ricerca del  giovane fratello, ma invano... Fu allora che il generale Smith ordinò (forse anche per riconoscenza verso la famiglia che si prendeva cura dei feriti) di allargare le ricerche e cosî il giovane capitano fu alfine trovato. Era ai piedi del suo cavallo, a faccia in giù, colpito a pochi metri da casa sua. Era ancora vivo.

Fu adagiato nel proprio letto dove dopo due giorni di inutili cure morì.

In un solo giorno quella semplice casa luogo di grida felici di bambini spensierati era diventato il centro di una delle più sanguinose battaglie della guerra civile. Nei campi adiacenti ancora oggi ci sono le tombe di quasi 2000 soldati, e la casa dei Carter resiste ancora coi segni della battaglia.

 

Sorpresa. La notte del 29 novembre 1864, Fountain Branch Carter sentì nel cuore della notte qualcuno che energicamente bussava alla porta con un vigore tale da svegliare tutta la famiglia. Era il generale unionista Jacob Cox che annunciava di voler usare quell’abitazione come suo personale centro di comando...

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Sotto: Il ritratto di Todd Carter

La casa dei Carter

Il cippo che ricorda Patrick Cleburne

 

 

 

 

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