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A cura di Sergio Bonelli Editore (Magico Vento)

A teatro nelle città del west

I

n "Il nome di William Shakespeare dominava la scena teatrale della Frontiera. A prima vista, può sembrare sorprendente che la gente del west, impegnata nella dura battaglia quotidiana per sopravvivere in lande desolate e selvagge, potesse trovare il tempo per apprezzare le rappresentazioni shakespeariane". 

Così scrive Ester C. Dunn nel suo approfondito studio Shakespeare in America, pubblicato nel 1939 (e purtroppo non disponibile in italiano).

I motivi addotti dall'autrice per spiegare il successo di Shakespeare nel west sono i seguenti: anzitutto la sua notorietà (le prime rappresentazioni delle opere di Shakespeare in America risalivano all'epoca coloniale, cioè al XVII secolo); inoltre queste opere costituivano il repertorio abituale degli attori, in prevalenza di origine britannica, che battevano le scene americane; infine, il contenuto violento, emotivo, ma poeticamente elevato dei capolavori del Grande Bardo, colpiva la sensibilità del pubblico riuscendo anche a farlo sentire "colto".

Era confortante per la gente di frontiera poter godere dl spettacoli che portavano con sé mille echi della grande cultura europea e della civiltà delle grandi città americane dell'est.

Ma la cosa che rendeva queste rappresentazioni veramente uniche era che nel west, pur così lontano e diverso dalla Londra elisabettiana, ricorrevano condizioni molto simili a quelle dell'epoca dì Shakespeare, primo fra tutti il fatto che mancavano i teatri e dunque le opere venivano allestite dove capitava: stalle, cortili, sale da biliardo, locande, barconi. 

Le compagnie di giro erano fornite da pochissimi attori, gli altri venivano reclutati di volta in volta tra la gente del posto.

A Greenville, nel 1832, l'impresario teatrale Sol Smith affidò i ruoli di Cassio e Bruto, nel Giulio Cesare, a due volenterosi debuttanti locali che si presentarono in scena con cappellacci, speroni, cinturoni e pistole. Uniche note di colore antico, un improbabile mantello per il primo e una scimitarra turca per il secondo. In una rappresentazione di Pizarro a Columbus, Smith arruolò come comparse ventiquattro indiani Creek, che compensò con cinquanta centesimi e un bicchiere di whisky a testa.

Nei primi anni '40, in Florida, durante la guerra contro i Seminole, il capocomico William A. Forbes, in tournée con la sua troupe tra una postazione militare e l'altra, venne attaccato dagli indiani che uccisero due attori e si impadronirono dei costumi di scena, dopodiché andarono all'assalto del Forte più vicino vestiti da antichi romani, da highlanders e da armigeri medievali. 

Pittsburgh, uno dei più importanti centri industriali degli Stati Uniti, ha fatto anche la storia del teatro: qui, l'attore inglese Francis Courtney Wemyss aveva aperto nel 1833 una sala dotata di palchi e platea, una delle prime in America. E sempre a Pittsburgh morì nel 1924 la grande attrice italiana Eleonora Duse. 

Le scene teatrali del west sono state raccontate di rado nei fumetti, ma vanno ricordati alcuni notevoli episodi di Ken Parker (che vedete nel disegno).

 

Cultura. Era confortante per la gente di frontiera poter godere di spettacoli che portavano con sé mille echi della grande cultura europea e della civiltà delle grandi città americane dell'est.

Ken Parker

 

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