Sopravvivere nel west
el vecchio
West, la sopravvivenza era il primo pensiero che svegliava ogni
mattina ogni uomo e donna della Frontiera. Chi viveva nei ranch e
nelle fattorie isolate aveva il peso di tutto ciò che succedeva
sulle proprie spalle. Chi invece abitava nelle rozze cittadine del
West aveva a disposizione "servizi" un po' meno primitivi ma sempre
e comunque assolutamente insufficienti. Vigeva quindi la regola del
"chi fa da se, fa per tre".
Come nel caso
della signora Barbara Jones, abitante nel Territorio del New Mexico
nel 1870, la quale, un giorno, vide spuntare uno dei suoi dieci
figli con un profondo taglio alla palpebra. Il dottore più vicino
distava ben 150 miglia e la signora Jones, facendosi forza, fece
sdraiare il figlio sul grosso tavolo della cucina e, usando il suo
kit da cucito, sistemò la palpebra del figlio, che grazie a questo
coraggioso gesto riuscì a salvare l'occhio. Oppure la situazione in
cui si venne a trovare il trapper Jedediah Smith, che venne quasi
scalpato da un orso. "Sistematemelo" ordinò ai suoi uomini, i quali
presero ago e filo e ricucirono lo scalpo sul cranio del leggendario
trapper.
Un campo
rudimentale La vita nel
West era ogni giorno sempre una sofferenza, completamente l'opposto
dal romanticismo che ci è stato tramandato da film e libri. Gli
uomini e le donne dovevano lottare contro ogni genere di avversità:
sopravvivere però non significava solo curare le ferite o sistemare
ossa rotte. Significava anche prodigarsi per riuscire a mettere
qualcosa sotto i denti, mantenere la famiglia, lottare contro le
malattie.
Una raccolta delle più comuni regole per la sopravvivenza applicate
nel West, unita a numerosi aneddoti a volte anche incredibili, potrà
testimoniare la dura vita a cui erano destinati pionieri, cowboy,
trapper, avventurieri...
Sopravvivere nel deserto
Gli sfortunati che rimanevano intrappolati negli spietati
deserti del West potevano contare su alcuni accorgimenti in caso di
immediato bisogno, quando per esempio erano rimasti senza viveri o
senz'acqua. Per poter sopravvivere e non morire di fame, una
preziosa alternativa erano i pipistrelli. Venivano catturati
battendo con un grosso bastone le volte delle caverne e, prima di
pulirli, aspettavano fin quando i parassiti non ne abbandonavano i
corpi. Quindi venivano spellati e arrostiti sul fuoco. La loro carne
era bianca, tenera e deliziosa. Serpenti e lucertole erano un'altra
alternativa, così come i petali dei fiori. Se essi però risultavano
amari o generavano un liquido incolore, si passava subito alla
ricerca di qualcos'altro. La corteccia degli alberi, specialmente di
betulla e salice, veniva cotta sui carboni fin quando non risultava
abbastanza masticabile.
Attraversamento del deserto Se si era anche
a corto di acqua, una delle migliori soluzioni era la polpa dei
cactus, che veniva spremuta per recuperarne il prezioso liquido.
Altra possibilità era un bottone. Proprio così: tenendolo sotto la
lingua, stimolava la produzione di saliva che così manteneva umida
la bocca.
Anche il sole era una delle maggiori preoccupazioni. Per potersi
proteggere venivano costruite delle intelaiature con steli di yucca
o qualsiasi altra pianta a portata di mano. La cima e i lati
venivano chiusi con arbusti intrecciati. Quando disponibile veniva
anche utilizzata della stoffa.
Pietre nelle scarpe
Lungo le polverose piste del West, le pietre erano una delle
tante preoccupazioni. Si infilavano dappertutto dentro le scarpe,
causando ovvi disagi a chi camminava. Per ovviare al problema, si
consigliava agli avventurieri e ai viaggiatori di avvolgere della
stoffa attorno alle caviglie ed intorno alle scarpe, evitando così
che pietre e pietruzze entrassero dentro le scarpe.
Rimedi casalinghi
Le donne "pioniere", provenienti dall'Est, portavano spesso con esse
alcuni rimedi "della nonna", altre imparavano quelli dei Nativi. Per
la malaria, chiamata anche "ague", si credeva che un pollo appena
ucciso potesse aiutare a curarla, se la sua carne sarebbe stata
messa sui piedi nudi mentre il malato ingoiava una ragnatela
appallottolata!
Per indurre la sudorazione, si preparavano infusi (tè) di elleboro.
Per i reumatismi, usavano sacchetti di radici. E per fermare le
emorragie coprivano la ferita con ragnatele. Credevano che la
trementina guarisse ogni dolore; che il tabacco aiutasse contro i
morsi della formica rossa; o che la ferita di un chiodo richiedesse
un panno imbevuto di petrolio per scongiurare il tetano.
Contro i morsi del crotalo
E' impossibile, leggendo un diario del West, non incappare in
qualche testimonianza o consiglio concernente i numerosi e letali
serpenti a sonagli, dei quali si diceva "rovinano ogni picnic,
compromettono ogni gita". Antidoti contro i morsi dei crotali
includono polvere da sparo e aceto; brandy e sale; allume; un
composto fatto con cenere di corteccia; succo di tabacco; oppure
applicare sulla ferita la parte carnosa della coda del serpente
stesso (ovviamente ucciso) che permetterà la fuoriuscita del veleno.
Guarire il cancro con la polvere da sparo
La signorina Edith Wheleer del Texas riporta che riuscì a curare
un cancro alla pelle di cui suo zio Rufe soffriva usando l'unguento
per verruche di sua madre, fatto di erba e foglie tritate di una
pianta chiamata "acetosa di pecora". "Non so come avrebbe combattuto
il cancro, ma spiegai a zio Rufe che certamente non sarebbe stato
l'unguento ad ucciderlo... Così aggiunsi della polvere da sparo e
cosparsi il cancro quotidianamente con quella robaccia... Zio Rufe
lamentava che 'bruciava come l'inferno'... Ma dopo cinque giorni
quel cancro si staccò dalla sua faccia come una crosta secca".
Ferite da sparo
Le ferite d'arma da fuoco erano l'inizio di qualcosa di brutto.
Dopo il parto, queste erano il secondo motivo per cui i feriti
richiedevano un dottore. Qualche volta amici o familiari riuscivano
ad estrarre le pallottole, ma spesso si concentravano di più nel
fermare l'emorragia pregando che l'infezione non sopraggiungesse. In
questi casi è ovvio che qualsiasi dottore era ben accettato.
Cacciatori
e trapper Molti riportano
della morte di cinquantottenne, nel 1901, che aveva ricevuto due
proiettili calibro .32 nell'addome. Dopo che il medico ebbe estratto
le pallottole disse che l'uomo si sarebbe presto ripreso. Invece
morì otto giorni dopo. Era William McKinley, il 25esimo presidente
degli Stati Uniti.
Incubi notturni
Come Joanna L. Stratton scrive nel suo Pioneer Women: Voices from
the Kansas Frontier: "Durante la notte, mentre l'oscurità
copriva come una coperta la prateria, un senso di solitudine si
impadroniva della casa... era durante queste notti che coyote e lupi
con i loro ululati portavano il terrore in ogni casa della
frontiera. Dopo che giravano per la prateria, questi animali rapaci
attaccavano e ferivano senza nessuna provocazione e senza pietà".
Le famiglie presero presto la buona abitudine di tenere sotto mano
delle armi in caso di ripetuti attacchi di questi animali contro le
loro case.
Fuoco nella prateria
Il fuoco che si impadroniva della prateria era ovviamente una paura
continua per i coloni del West. Per proteggere le loro fattorie
molti pionieri scavarono nella terra una lunga e profonda trincea
che chiamarono "guardia del fuoco". Ma le fiamme, alimentate dai
venti, spesso riuscivano a superare questi solchi. Allora era
necessario combatterle utilizzando secchi d'acqua, coperte bagnate e
sacchi di grano.
Strane bevande
I pionieri qualche volta preparavano un "caffé" dal grano secco
e usavano grani di sorgo per zuccherarlo. Preparavano l'aceto dal
succo di melone e lo sciroppo dalla resina degli alberi.
Senza burro
I carri dei pionieri erano completamente pieni di necessità che
la nuova vita nel West avrebbe richiesto. Non c'era quindi spazio
per gli attrezzi con il quale preparare il burro. Ma la mente
creativa delle donne di Frontiera riuscì a trovare la soluzione a
questa mancanza: capirono subito che mettendo il latte appena munto
in un contenitore sotto il carro, i costanti movimenti di quest'ultimo
avrebbero prodotto dell'ottimo burro per la sosta serale.
L'approvvigionamento dei pionieri
Come scrive Lillian Schlissel in Women's Diaries of the
Westward Journey, la Emigrant's Guide to Oregon and
California nel 1845 raccomandava ai pionieri di portare con essi
200 pounds di farina (poco più di 90 kg), 150 pounds di bacon (68
kg), 10 pounds di caffè (4 kg), 20 pounds di zucchero (9 kg) e 10
pounds di sale (4 kg). Insieme a tutto questo, bisognava portare
anche carne di manzo, riso, tè, fagioli secchi, frutta secca, baking
soda (il saleratus, vale a dire il lievito), aceto, salamoie, senape
e sego. Più tardi, un pioniere scrisse che il viaggio non poteva
essere intrapreso senza una scorta di medicine, che includevano "un
quarto di olio di ricino, un quarto di buon rum e una buona quantità
di essenza di menta piperita".
Guarire il mal d'orecchi nel 1869
Un buon rimedio, "per dare un sollievo istantaneo" era il
seguente: bisognava prendere un piccolo pezzo di ovatta, farvi una
depressione al centro e riempirla di pepe fino all'orlo; quindi si
richiudeva il tutto, si legava e si immergeva dentro dell'olio
dolce, per poi inserirlo dentro l'orecchio. Non rimaneva che coprire
l'orecchio con altra ovatta ed una benda.
Come pulire i capelli
Prendere un'oncia di borace e mezza oncia di polvere di canfora
e sciogliere il tutto in un quarto di acqua bollente. Quando si
raffredda, la soluzione potrà essere utilizzata per lavare i
capelli. "Questo tipo di lavaggio lascia i capelli puliti e forti,
proteggendo il colore ed impedendone lo schiarimento" riporta un
numero del The Miner, quotidiano del Territorio dell'Arizona,
nel 1868.
Segreti di un cuoco
Il pasto solito durante i roundup era simile a questo, come
riporta un vecchio cuoco da ranch:
"Potevamo avere carne ad ogni pasto. Una grassa giovenca venne
uccisa al tramonto e appesa fuori al fresco. Prima che il sole
spuntasse presi la quantità di carne che mi serviva per quel giorno
e avvolsi il resto con della tela catramata, mettendo l'involto
all'ombra. Dopo il tramonto tolsi la tela e misi nuovamente la carne
fuori. Rimasi sorpreso quando mi accorsi di come la carne si era
conservata dopo quel trattamento. Fagioli al forno, patate e
biscotti caldi venivano serviti ad ogni pasto. Sciroppo veniva
utilizzato al posto del burro. Frutta secca cucinata con dello
zucchero era il dessert. Latte in scatola veniva acquistato in
città. In quei giorni il caffé veniva chiamato 'Jamoka'. Il tè non
veniva mai preparato. La caffettiera era sempre piena quando i
ragazzi erano tutti al ranch".
Nascita indiana
Nella tribù degli indiani Papago, una neo-mamma veniva rinchiusa
in una capanna di arbusti appositamente costruita. Lei ed il neonato
rimanevano lì dentro per un mese intero, sotto uno stretto regime
che includeva speciali pietanza che solo la donna poteva toccare.
Anche il padre era soggetto alla dura disciplina: non poteva andare
a cacciare né a combattere prima che il figlio fosse nato. Alla fine
del mese, la famiglia celebrava una cerimonia simile al battesimo ed
il bambino era benvenuto nella tribù.
Scegliere il nome più brutto
Mentre l'Arizona aveva una cittadina chiamata Tombstone (Lapide)
e il Colorado ne aveva una detta Monument (Lapide), alcuni nomi
sembravano improbabili. Come riporta il Tombstone Epitaph nel
1887, "Nessun Stato o Territorio comprende cittadine chiamate Shroud
(Sudario), Coffin (Bara) o Corpse (Cadavere). In verità, le
possibilità di nomenclature orribili non sono esaurite".
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