Tutto su un'isolotto
ui, tutti gli
uomini si disposero in cerchio e aprirono un fuoco di sbarramento
micidiale, abbattendo decine di assalitori in pochissimi minuti. I
guerrieri più audaci riuscirono ad arrivare fino all'isolotto, ma
trovarono la morte immediatamente.
Comprendendo che la
sorpresa era fallita, gli Indiani circondarono la postazione da ambo
i lati del corso d'acqua e iniziarono a bersagliarla a distanza,
con fucili e frecce. Il Cheyenne Ventre-di-Lupo, un altro guerriero
considerato invulnerabile, guidò quindi un assalto a piedi, armato
solo di lancia e scudo. Ritornò indietro incolume, ma si lasciò alle
spalle un'altra decina di caduti. Il maggiore Forsyth credette che
quel condottiero fosse il famoso Naso Aquilino e forse per un attimo
pensò che la leggenda della sua invulnerabilità avesse qualche
fondamento. Ma mentre inseguiva queste riflessioni, fu colpito alla
coscia destra da un proiettile e subito dopo un altro colpo lo ferì
alla gamba sinistra, costringendolo all'immobilità.
Appena il
combattimento ebbe una pausa, l'ufficiale fece il punto della
situazione. Aveva perduto 2 uomini, il dottor Mooers 8 il tenente
Beecher erano moribondi, i feriti ammontavano ad una decina. In
compenso, disponeva di 36 uomini validi è scorte di munizioni ancora
abbondanti, nonostante fossero già stati esplosi più di mille colpi.
Oltre la riva e nel
letto del fiume si potevano contare 30 cadaveri nemici ed un numero
maggiore di cavalli abbattuti. Forsyth fece una stima della
consistenza dell'avversario e concluse che i suoi combattenti
dovevano essere almeno 450. Cifre più esatte sarebbero state fornite
in seguito: gli Indiani erano oltre 600, soprattutto Cheyenne
guidati da Toro Alto e Cavallo Bianco, appoggiati da Arapaho e Sioux
di Uccisore-di-Pawnee. I loro villaggi si trovavano a una dozzina di
miglia dal luogo dello scontro, ma molte "squaw", seguite da anziani
e fanciulli, erano venute ad assistere alla battaglia, fermandosi su
un'altura. Naso Aquilino non aveva partecipato all'attacco ed era
riluttante all'idea di esporsi. La sua "protezione" era stata
temporaneamente compromessa dalla leggerezza delle donne Sioux:
mentre era ospite di questa tribù, gli avevano servito cibo toccato
con attrezzi di metallo. Il guerriero confidò i suoi timori a Toro
Alto, che li condivise, ma qualcun altro incitò invece il campione
dei Cheyenne a buttarsi nella mischia. Piuttosto che rischiare
l'impopolarità, Naso Aquilino indossò il suo pregiato casco di penne
e montò a cavallo, dirigendosi verso il fiume.
Era ormai il
pomeriggio del 17 settembre, il primo di otto lunghi giorni di
assedio. Il "leader" Cheyenne caricò alla testa dei suoi uomini e fu
centrato in pieno da una pallottola. Cadde da cavallo, si trascinò
verso la riva e fu portato via da alcuni contribali. Morì, insieme
al suo mito, quella notte stessa, poche ore dopo la fine del tenente
Beecher, mortalmente ferito in due parti del corpo. Il dottor Mooers
spirò invece due giorni dopo.
Al calar della
notte, Forsyth, colpito una terza volta in mo do leggero, incaricò
Henry Trudeau .e Jack Stilwell di raggiungere Fort Wallace per
chiedere soccorsi, a 110 miglia di distanza. I due accettarono senza
obiezioni e partirono a mezzanotte in punto, strisciando sul letto
del torrente e allontanandosi da quel luogo. Incapparono più volte
in gruppetti di Indiani, ma riuscirono sempre ad eluderne la
sorveglianza. Intanto gli uomini di Forsyth scavarono trincee nella
sabbia, le protessero con le selle e le carcasse dei cavalli morti e
attesero il secondo giorno.
Il 18 settembre
apparve meno duro della prima giornata. Le improvvisate barriere
erette dai volontari e le forti perdite subite in precedenza dagli
Indiani consigliarono a questi maggiore prudenza. Il terzo giorno le
"squaw" che assistevano alla battaglia si allontanarono, ma
l'illusione che i Pellirosse si ritirassero svanì ben presto. Invece
degli assalti allo scoperto, i Cheyenne preferirono l'assedio, con
sporadiche incursioni. Forsyth scrisse un messaggio al colonnello
Bankhead di Fort Wallace: "Ho 8 uomini gravemente feriti ed altri 10
con ferite leggere... Tutti gli animali che avevo sono stati
abbattuti… Io e i miei uomini siamo su un isolotto e abbiamo ancora
abbondanti munizioni di scorta. Mangiamo soltanto carne di mulo e di
cavallo". Affidò lo scritto a Donovan e Piley che partirono subito.
L'assedio si
protrasse, interminabile e snervante, per altri cinque giorni. Il
22 settembre lo "scout" Chauncey B. Whitney annotò nel suo diario:
"Ucciso un coyote stamattina. Era buonissimo. La carne di cavallo è
quasi finita. Abbiamo trovato dei fichi d'India assai gustosi”. La
sera del 24 aggiunse: "Abbiamo preparato una zuppa di carne di
cavallo marcia. Mio Dio, perché ci hai abbandonati?"
All'alba del 25
settembre apparve all'orizzonte un contingente militare. Era
finalmente uno squadrone di soldati di colore del Decimo Cavalleria
di Fort Wallace, al comando del capitano Louis H. Carpenter. La
salvezza per gli uomini di Forsyth.
Durante gli otto
giorni di combattimenti erano caduti il tenente Frederick Beecher,
il dottor Mooers e 6 uomini. Tutti gli altri riportarono ferite più
o meno gravi e 8 di essi rimasero invalidi. Per gli Indiani il
bilancio risultò molto peggiore. Oltre ai 32 corpi senza vita sparsi
intorno all'isola - chiamata da quel giorno "Isola di Beecher" in
memoria del coraggioso ufficiale - ne vennero rinvenuti 24 in due
fosse comuni a qualche distanza dal luogo. Altri 20 guerrieri
morirono in seguito per le ferite. Gli indiani contestarono
vanamente queste cifre, sostenendo di avere perso soltanto 6
guerrieri Cheyenne, un Sioux e un Arapaho.
Il maggiore George
Forsyth partecipò alle campagne contro i pellerossa - Apache,
Cheyenne, Sioux - fino al 1890, ottenendo la promozione a colonnello
dell'esercito regolare. Morì nel 1915 all'età di 78 anni. La sua
impresa, ai limiti delle possibilità umane, divenne l'emblema della
tenacia dei colonizzatori alle prese con terre inospitali e
“selvaggi ostili”. Nello stèsso tempo, costituì un terribile smacco
per Cheyenne, Arapaho e Sioux, che persero la prerogativa di
dominatori incontrastati delle praterie. Due mesi dopo la battaglia
di Beecher's Island, il Settimo Cavalleria di Custer rase al suolo
il villaggio Cheyenne di Pentola Nera, uccidendo il capo e 102
persone al fiume Washita. Nel luglio 1869 il maggiore Bugene M. Carr
sbaragliò le forze di Toro Alto a Summit Springs, mentre cercavano
scampo a nord del fiume Platte. Anche questo condottiero perse la
vita insieme a 51 Cheyenne e 117 fuggitivi furono catturati.
Nel 1870
quasi tutti i capi di maggior fama dei Cheyenne meridionali erano
stati uccisi e la tribù si avviava tristemente alle riserve
dell'Oklahoma.
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