Su


A cura di Domenico Rizzi, Staff di Farwest.it

Tutto su un'isolotto

Q

ui, tutti gli uomini si disposero in cerchio e aprirono un fuoco di sbarramento micidiale, abbattendo decine di assalitori in pochissimi minuti. I guerrieri più audaci riuscirono ad arrivare fino all'isolotto, ma trovarono la morte immediatamente.

Comprendendo che la sorpresa era fallita, gli Indiani circondarono la postazione da ambo i lati del corso d'acqua e iniziaro­no a bersagliarla a distanza, con fucili e frecce. Il Cheyenne Ventre-di-Lupo, un altro guerriero considerato invulnerabile, guidò quindi un assalto a piedi, armato solo di lancia e scudo. Ritornò indietro incolume, ma si lasciò alle spalle un'altra decina di caduti. Il maggiore Forsyth credette che quel condottiero fosse il famoso Naso Aquilino e forse per un attimo pensò che la leggenda della sua invulnerabilità avesse qualche fondamento. Ma mentre inseguiva queste riflessioni, fu colpito alla coscia destra da un proiettile e subito dopo un altro colpo lo ferì alla gamba sinistra, costringendolo all'immobilità.

Appena il combattimento ebbe una pausa, l'ufficiale fece il punto della situazione. Aveva perduto 2 uomini, il dottor Mooers 8 il tenente Beecher erano moribondi, i feriti ammontavano ad una decina. In compenso, disponeva di 36 uomini validi è scorte di munizioni ancora abbondanti, nonostante fossero già stati esplosi più di mille colpi.

Oltre la riva e nel letto del fiume si potevano contare 30 cadaveri nemici ed un numero maggiore di cavalli abbattuti. Forsyth fece una stima della consistenza dell'avversario e concluse che i suoi combattenti dovevano essere almeno 450. Cifre più esatte sarebbero state fornite in seguito: gli Indiani erano oltre 600, soprattutto Cheyenne guidati da Toro Alto e Cavallo Bianco, appoggiati da Arapaho e Sioux di Uccisore-di-Pawnee. I loro villaggi si trovavano a una dozzina di miglia dal luogo dello scontro, ma molte "squaw", seguite da anziani e fanciulli, erano venute ad assistere alla battaglia, fermandosi su un'altura. Naso Aquilino non aveva partecipato all'attacco ed era riluttante all'idea di esporsi. La sua "protezione" era stata temporaneamente compromessa dalla leggerezza delle donne  Sioux: mentre era ospite di questa tribù, gli avevano servito cibo toccato con attrezzi di metallo. Il guerriero confidò i suoi timori a Toro Alto, che li condivise, ma qualcun altro incitò invece il campione dei Cheyenne a buttarsi nella mischia. Piuttosto che rischiare l'impopolarità, Naso Aquilino indossò il suo pregiato casco di penne e montò a cavallo, dirigendosi verso il fiume.

Era ormai il pomeriggio del 17 settembre, il primo di otto lunghi giorni di assedio. Il "leader" Cheyenne caricò alla testa dei suoi uomini e fu centrato in pieno da una pallottola. Cadde da cavallo, si trascinò verso la riva e fu portato via da alcuni contribali. Morì, insieme al suo mito, quella notte stessa, poche ore dopo la fine del tenente Beecher, mortalmente ferito in due parti del corpo. Il dottor Mooers spirò invece due giorni dopo.

Al calar della notte, Forsyth, colpito una terza volta in mo do leggero, incaricò Henry Trudeau .e Jack Stilwell di raggiungere Fort Wallace per chiedere soccorsi, a 110 miglia di distanza. I due accettarono senza obiezioni e partirono a mezzanotte in punto, strisciando sul letto del torrente e allontanandosi da quel luogo. Incapparono più volte in gruppetti di Indiani, ma riuscirono sempre ad eluderne la sorveglianza. Intanto gli uomini di Forsyth scavarono trincee nella sabbia, le protessero con le selle e le carcasse dei cavalli morti e attesero il secondo giorno.

Il 18 settembre apparve meno duro della prima giornata. Le improvvisate barriere erette dai volontari e le forti perdite subite in precedenza dagli Indiani consigliarono a questi maggiore prudenza. Il terzo giorno le "squaw" che assistevano alla battaglia si allontanarono, ma l'illusione che i Pellirosse si ritirassero svanì ben presto. Invece degli assalti allo scoperto, i Cheyenne preferirono l'assedio, con sporadiche incursioni. Forsyth scrisse un messaggio al colonnello Bankhead di Fort Wallace: "Ho 8 uomini gravemente feriti ed altri 10 con ferite leggere... Tutti gli animali che avevo sono stati abbattuti… Io e i miei uomini siamo su un isolotto e abbiamo ancora abbondanti munizioni di scorta. Mangiamo soltanto carne di mulo e di cavallo". Affidò lo scritto a Donovan e Piley che partirono subito.

L'assedio si protrasse, interminabile e snervante, per al­tri cinque giorni. Il 22 settembre lo "scout" Chauncey B. Whitney annotò nel suo diario: "Ucciso un coyote stamattina. Era buonissimo. La carne di cavallo è quasi finita. Abbiamo trovato dei fichi d'India assai gustosi”. La sera del 24 aggiunse: "Abbiamo preparato una zuppa di carne di cavallo marcia. Mio Dio, perché ci hai abbandonati?"

All'alba del 25 settembre apparve all'orizzonte un contingente militare. Era finalmente uno squadrone di soldati di colore del Decimo Cavalleria di Fort Wallace, al comando del capitano Louis H. Carpenter. La salvezza per gli uomini di Forsyth.

Durante gli otto giorni di combattimenti erano caduti il tenente Frederick Beecher, il dottor Mooers e 6 uomini. Tutti gli altri riportarono ferite più o meno gravi e 8 di essi rimasero invalidi. Per gli Indiani il bilancio risultò molto peggiore. Oltre ai 32 corpi senza vita sparsi intorno all'isola - chiamata da quel giorno "Isola di Beecher" in memoria del coraggioso ufficiale - ne vennero rinvenuti 24 in due fosse comuni a qualche distanza dal luogo. Altri 20 guerrieri morirono in seguito per le ferite. Gli indiani contestarono vanamente queste cifre, sostenendo di avere perso soltanto 6 guerrieri Cheyenne, un Sioux e un Arapaho.

Il maggiore George Forsyth partecipò alle campagne contro i pellerossa - Apache, Cheyenne, Sioux - fino al 1890, ottenendo la promozione a colonnello dell'esercito regolare. Morì nel 1915 all'età di 78 anni. La sua impresa, ai limiti delle possibilità umane, divenne l'emblema della tenacia dei colonizzatori alle prese con terre inospitali e “selvaggi ostili”. Nello stèsso tempo, costituì un terribile smacco per Cheyenne, Arapaho e Sioux, che persero la prerogativa di dominatori incontrastati delle praterie. Due mesi dopo la battaglia di Beecher's Island, il Settimo Cavalleria di Custer rase al suolo il villaggio Cheyenne di Pentola Nera, uc­cidendo il capo e 102 persone al fiume Washita. Nel luglio 1869 il maggiore Bugene M. Carr sbaragliò le forze di Toro Alto a Summit Springs, mentre cercavano scampo a nord del fiume Platte. Anche questo condottiero perse la vita insieme a 51 Cheyenne e 117 fuggitivi furono catturati.

Nel 1870 quasi tutti i capi di maggior fama dei Cheyenne meridionali erano stati uccisi e la tribù si avviava tristemente alle riserve dell'Oklahoma.

 

Sul fiume. La sera del 16 settembre 1868, gli scout di Forsythe si accamparono sulle sponde di uno dei rami del fiume Arikaree senza sapere di essere spiati dagli indiani. All'alba della mattina dopo, gli indiani si prepararono a prendere di sorpresa il nemico ed averne facilmente ragione.

***

Clicca sulle foto per ingrandirle

La vista da Squaw Hill del letto asciutto del fiume

Qui c'era l'isolotto

Il monumento "in memoria" riedificato dopo una "piena" del fiume nel 1935

Il monumento originale eretto nel 1905

 
 

Benvenuti! www.farwest.it ® è una comunità di appassionati di old west americano. Tutto il materiale pubblicato proviene dai visitatori. Eventualmente nel sito fosse presente qualche testo appartenente ad altri, è sufficiente segnalarlo perché venga immediatamente eliminato. Tutti i diritti sono riservati ai titolari del materiale.