Le esplorazioni
esplorazione non si sviluppò solo in seguito al Rinascimento, ma
ebbe un suo proprio sviluppo, in quanto le notizie sul Nord America
e sui suoi abitanti, rivoluzionarono la visione del mondo da parte
degli europei. Per le generazioni successive, che soffrivano per la
sovrappopolazione, per la povertà e le persecuzioni religiose in
Europa, l'America del Nord divenne un simbolo di speranza e di vita
nuova.
Come risultato, tutti questi avvenimenti, più o meno
giustificati (dagli interessati), avvenivano a spese delle popolazioni indigene del
Nord America.
Tutte le spedizioni effettuate dalle maggiori potenze erano guidate
da esploratori che non erano cittadini di quelle nazioni: Colombo,
che navigò per la Spagna nel 1492, era italiano; Caboto, al servizio
dell'Inghilterra, era anch'esso italiano come il Verrazzano che
navigava al servizio della Francia. Nel 1524 l'inglese Hudson
esplorava per conto dell'Olanda, nel 1741 il danese Bering era al
servizio della Russia.
Gli spagnoli penetrarono nel Nord America dal
Sud, attraverso i Caraibi, la Florida ed il Messico.
La Francia
avanzava da nord-est, lungo il fiume S. Lorenzo, i Grandi Laghi, i
fiumi Ohio e Mississipi, con penetrazioni verso nord-ovest dalla
costa del Golfo.
L'Inghilterra si spostava generalmente dalla costa
dell'Atlantico verso ovest, ed era inoltre attiva nelle zone artiche
in cerca del passaggio a nord-ovest.
L'Olanda penetrava in direzione
nord-ovest e la Russia dall'ovest, attraverso la Siberia fino
all'Alaska e poi verso sud fino alla California.
Nei secoli
successivi esploratori statunitensi e canadesi progredirono da est
ad ovest, spingendosi saltuariamente in direzione est dalla costa
dell'Oceano Pacifico.
L'attività principale, esercitata durante le esplorazioni e
l'apertura delle terre selvagge a nord del Messico, era il commercio
di pellicce che provocò intensi contatti tra l'uomo bianco e gli
indiani. Tutte le potenze coloniali si occuparono dello sfruttamento
commerciale delle pelli di animali. Francia, Inghilterra, Olanda,
Russia e un po' meno la Spagna, volevano soddisfare la grande
richiesta di pellicce dell'Europa, in particolare quelle di castoro
per i cappellai. Le rivalità tra gli Stati europei e tra le tribù
indiane riguardo al commercio di pellicce erano la causa di numerose
guerre e lotte intertribali.
Da parte degli indiani c'era una grande resistenza contro i mercanti
europei che invadevano i loro territori.
Il mercato della pelliccia
rimase attivo fin dopo i tempi coloniali che ebbe una parte
importante nel favorire nuovi insediamenti dell'uomo bianco.
Dal XVII al XIX secolo, il commercio delle pellicce ebbe molta influenza
sugli indiani e in vari modi.
Gli indiani erano ricercati dai
cacciatori per avere pelli e di conseguenza essi presero contatto
con la cultura dell'uomo bianco. In cambio dei loro beni gli indiani
ricevettero prodotti europei, specialmente quelli pratici come
utensili e arnesi di ferro, ma anche quelli decorativi come stoffe
colorate e perle. Gli indiani ricevettero anche armi da fuoco e
liquori, che ebbero un peso enorme sulla loro vita. Un secondo
effetto deleterio, derivante dal commercio con l'uomo bianco, fu il
diffondersi delle malattie europee tra le popolazioni indiane. Un
terzo effetto fu la rottura dell'equilibrio naturale che esisteva
tra i mammiferi pelosi, a causa della loro eccessiva distruzione.
Infine, il commercio delle pellicce aveva anche un'influenza a lungo
termine, derivante dall'invasione dei bianchi che era seguita da
stabilimenti commerciali, posti militari e coloni. |