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Gli scout indiani

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rano Sioux, Pawnee, Apache. Ma si arruolarono, in qualità di esploratori, nei ranghi dell'esercito americano. Perché guerrieri come Coltello Insanguinato, Rush Robert e I-See-0 scelsero di aiutare i visi pallidi nella conquista delle loro stesse terre? Chi sa seguire una pista meglio di un Navajo? Chi sa decifrare i segni della prateria meglio di un Sioux o di un Pawnee? La risposta è semplice: nessuno. E infatti, nel corso di tutte le guerre indiane che insanguinarono la storia del West, parallelamente agli avvenimenti più noti, si sviluppò un'epopea poco conosciuta ma incredibilmente avventurosa, quella degli scout indiani al servizio dell'esercito degli Stati Uniti. Esperti "battitori" del territorio, di cui conoscevano tutti i segreti, nati e cresciuti in simbiosi con la natura, gli esploratori dalla pelle rossa fornirono ai soldati bianchi un supporto e una guida davvero eccezionali in ognuna delle campagne che la Cavalleria americana condusse contro le tribù ostili dalla fine della Guerra di Secessione in poi. Per quanto numerosi, ben armati e ottimamente equipaggiati, i militari si trovavano sperduti nei selvaggi orizzonti del Lontano Ovest, e letteralmente non sapevano come muoversi in quelle praterie o in quei deserti senza fine: dov'erano le sorgenti da cui poter attingere l'acqua? Quali erano le piste da seguire? Dove si nascondevano gli indiani ostili? Da quanti giorni era stato abbandonato quell'accampamento? A quali tribù appartenevano quelle tracce o quelle frecce?  Fra i visi pallidi, con l'eccezione di pochi e abilissimi scout come i fratelli North, in genere era difficile trovare persone competenti. Nel 1874, tra le Black Hills, le Colline Nere situate in pieno territorio Sioux fu scoperto l’oro, nonostante gli sporadici tentativi del governo per impedire l'invasione della zona da parte di cercatori e coloni, a migliaia i bianchi cominciarono a infiltrarsi nelle terre indiane, infrangendo i trattati di pace esistenti. I Sioux di Toro Seduto, insieme ai Cheyenne e agli Arapaho, reagirono, attaccando isolati cercatori o gruppi di immigrati e provocando l'immediato intervento dell'esercito. Le scaramucce si trasformarono ben presto in scontri di più vasta portata e, nel giro di pochi mesi, tutti dovettero constatare che una nuova guerra indiana era scoppiata. La strategia dei generali Terry (la cui avanguardia era costituita dal 7° Cavalleria di George Armstrong Custer), Crook e Gibbon era di penetrare a fondo in quel territorio ostile e, ancora una volta, l'esercito dovette ricorrere in forma massiccia all'arruolamento di scout pellerossa. Erano Arikara, Corvi e Shoshoni, tutti nemici giurati dei Lakota (uno dei nomi dei Sioux), al pari di tante altre tribù delle grandi pianure, e il conflitto era un'occasione per dimostrare il proprio valore di guerrieri e per sistemare su un campo di battaglia le antiche ruggini. La colonna più forte delle tre che scesero in campo era quella di Crook, che aveva l'incarico di distruggere i campi indiani dislocati lungo i fiumi Powder e Tongue. Il distaccamento si fermò sul fiume Rosebud ad attendere gli alleati Crow e Shoshoni con i loro capi di guerra Molti Colpi, Alligatore all'Attacco, Vecchio Corvo, Cuore Buono e Corvo Sacro: quando arrivarono, essi meravigliarono subito tutti gli ufficiali bianchi per la loro bravura nel cavalcare e per la fluidità delle loro manovre. Poi furono inviati in esplorazione e ben presto ritornarono, riferendo con preoccupazione delle numerose tracce del nemico che avevano scoperto.

Crook, oltre a essere un veterano della guerra civile, era anche un soldato esperto e ragionevole, ma stavolta, nonostante la tradizionale fiducia che nutriva per le sue guide indiane, non volle ascoltare le informazioni dei suoi esploratori che lo avvisavano del pericolo: Sioux e Cheyenne, guidati rispettivamente da Cavallo Pazzo e da Uomo Bianco Zoppo,

La vittoria del Rosebud entusiasmò i Sioux e i Cheyenne, rinsaldando il legame tra le tribù e spingendo parecchie bande di guerrieri sparse per le pianure a raggiungere l'accampamento di Toro Seduto: adesso gli indiani erano forti e numerosi e, dopo la battuta d'arresto subita da Crook, erano pronti a ricevere l'attacco del 7° Cavalleria di Custer sul Little Big Horn. La campagna susseguente alla sconfitta di Custer al Little Big Horn fu l'ultima per gli scout del Battaglione Pawnee, un gruppo di scout che lasciò dietro di sé un magnifico ricordo pieno di successi, al punto di meritarsi il ringraziamento del Congresso. Avevano cominciato la loro attività per l'esercito nel 1861, a seguito della crescente pressione delle popolazioni Sioux nei loro confronti, per l'acquisizione di nuovi territori di caccia: fieramente indipendenti, i Pawnee (ovvero “Popolo del Corno", come essi si definivano, per la particolare acconciatura dei loro capelli) furono costretti a scegliere tra la sottomissione a quella tribù tradizionalmente nemica e l'adeguamento all'influenza degli Stati Uniti. Scelsero quest'ultima; soluzione, e il loro odio verso i Sioux era tale che, all'inizio, si contentarono di ricevere soltanto le uniformi e l'equipaggiamento, senza alcuna paga; l'opportunità di combattere i loro secolari nemici era una motivazione più che sufficiente. Furono messi agli ordini di due bianchi, i fratelli Frank e Luther North, esperti cercatori di piste che, in breve tempo, riuscirono a fare dei loro esploratori indigeni un reparto disciplinato ed efficiente. La prima missione del Battaglione Pawnee fu quella di rintracciare una banda di Sioux che aveva teso un'imboscata a un convoglio dell'esercito e massacrato un gruppo di pionieri. Frank North prese quarantotto uomini e li guidò in una caccia implacabile per oltre centocinquanta miglia: quando finalmente, dopo una marcia massacrante, raggiunsero la banda di indiani ostili, questi si fermarono per resistere, scambiando i Pawnee per una colonna di soldati. Accortisi che erano un gruppo di scout dalla pelle rossa, tentarono di fuggire; ma gli indiani di North furono loro addosso in un baleno e li uccisero o catturarono tutti. Subito dopo, riuscirono a scoprire un grande villaggio Arapaho, guidando all'attacco le truppe del generale Connor con precisione e perizia, e da quel momento non si contano più gli scontri vittoriosi che ebbero in special modo contro i Sioux. Ma anche i Cheyenne erano tra i più antichi e feroci nemici dei Pawnee. Così, nella primavera del 1869, sotto il comando del capo di guerra Toro Alto, i Soldati del Cane si accamparono sulle rive del fiume Republican, da dove partivano per i loro raid contro gli insediamenti americani, uccidendo gli uomini, portando via donne e bambini, catturando centinaia di muli e cavalli. Per l'ennesima volta, gli scout Pawnee dimostrarono tutta la loro abilità e determinazione: avvicinatisi all'accampamento senza farsi scoprire, riuscirono a sbaragliare i Dog Soldiers, che ebbero soltanto il tempo di uccidere due dei loro prigionieri bianchi. In seguito, furono impegnati in altre operazioni di successo, come la protezione dei cantieri di costruzione della ferrovia Union Pacific Railroad, nella quale Frank North e nove Pawnee riuscirono a resistere agli attacchi di gruppi di indiani ribelli. Quando tutti i Pawnee furono congedati, nel 1877, egli fu eletto capo della sua tribù e, dieci anni dopo, si ricongiunse con il suo vecchio comandante Frank North per un giro del Paese con lo spettacolo del far-west. 

"Per prendere un Apache, ci vuole un Apache". Pienamente convinto di questa affermazione, il generale George Crook che gli indiani avevano soprannominato "Nantan Lupan", cioè Lupo Grigio) fu uno dei più decisi fautori dell'arruolamento di scout indigeni da utilizzare soprattutto nel Sud-Ovest, dove una continua guerriglia insanguinava i territori dell'Arizona e il confine con il Messico. Le inimicizie tra le varie "nazioni" degli indiani d'America erano un fatto radicato, quasi una tradizione naturale, sicché non destava particolare scalpore che alcuni di essi militassero come scout nelle file degli avversari (purché, ovviamente, non creassero problemi, con il loro "tradimento", ai fratelli della loro stessa tribù); per quelle genti bellicose combattere i propri nemici a torso nudo oppure indossando una giacca blu era in fondo la stessa cosa, e arruolarsi nell'esercito un modo come un altro per provare l'eccitazione della battaglia e mettere alla prova il proprio coraggio. Anche se alcuni non si rendevano minimamente conto che il loro comportamento avrebbe portato alla definitiva estinzione del loro stesso popolo, quasi tutti gli esploratori sapevano bene che la loro azione a favore del governo avrebbe avuto come conseguenza l'assoluta egemonia dell'invasore bianco su un Paese da sempre appartenuto ai nativi. Questa, del resto, secondo la loro fatalistica mentalità, era un evento forse crudele, ma inevitabile: arruolarsi, dunque, non significava vendersi al più forte, bensì semplicemente mettere a frutto le proprie capacità, accettando un destino che nessun figlio del Grande Spirito avrebbe potuto modificare.

Molti scout avevano combattuto i bianchi per anni, specialmente gli Apache come Chato, Chihuahua, Dutchy e altri ancora: alcuni erano stati nelle bande di Geronimo e di Ulzana, oppure avevano guidato in proprio gruppi di guerrieri contro le truppe del generale Crook. Poi, una volta arresisi, si erano arruolati come esploratori, dimostrandosi in genere efficaci e fedeli. Soltanto qualcosa di grosso, un evento imprevedibile poteva cambiare il loro comportamento, come avvenne ad Apache Kid, che era entrato giovanissimo nel corpo degli scout comandati dalla celebre guida Al Sieber, protagonista indiscusso di tutte le guerre Apache sia contro Cochise che contro Geronimo. Il Kid (il cui nome indiano era  Skibenanted) aveva raggiunto il grado di sergente, distinguendosi, tra l'altro, per il suo eroico comportamento nella battaglia di Big Dry Wash, e tutto faceva credere che il suo sarebbe stato un futuro tranquillo nei ranghi dell'esercito. Ma una notte, mentre Sieber e il comandante della guarnigione di San Carlos erano assenti, si scatenò una rissa che lo coinvolse al punto che dovette rinunciare al ruolo.

Ma il più grave atto di ammutinamento compiuto dagli scout Apache fu la rivolta di Cibicu Creek, avvenuta nel 1881, dopo che la situazione nel Sud-Ovest dell'Arizona era diventata esplosiva, a seguito delle predicazioni dello sciamano Nach-ay-del-Klinne. Il suo misticismo - che prediceva il ritorno degli indiani ai vecchi tempi anteriori alla venuta dei visi pallidi e la resurrezione degli antichi capi - fece colpo sull'animo degli Apache, che presero l'abitudine di ritrovarsi in grossi raduni nei quali danzavano per evocare gli spiriti dei defunti. Questi si rese conto che i suoi esploratori erano turbati da quella missione e che correvano il rischio di essere coinvolti emotivamente dallo stregone; ma quando tentò di convincere il comandante e rimandare indietro i suoi uomini per evitare rischi, gli fu imposto di proseguire ugualmente la marcia alla testa delle truppe. Giunti sul Cibicu Creek, i soldati sorpresero lo sciamano e alcune centinaia di Apache nel pieno di uno dei loro scatenati cerimoniali; intimato ad arrendersi, Nachay-del-Klinne si lasciò arrestare senza opporre resistenza, mentre i suoi fedeli circondarono i militari tentando di liberarlo. Gli scout, in un primo momento, non intervennero, anche se sui loro volti si poteva leggere il tormento e l'indecisione tra l'istinto di seguire la propria gente e il senso del dovere. Quando, però, un soldato uccise a bruciapelo il profeta disarmato, essi non ressero più e cominciarono ad aprire il fuoco contro i cavalleggeri, che si dovettero ritirare in tutta fretta. La ribellione di Cibucu Creek non fu dimenticata e sicuramente influenzò l’atteggiamento di diffidenza del governo degli Stati Uniti verso i suoi scout Apache. Fatto sta che, dopo la resa di Geronimo, nel 1886, gli americani dimostrarono una totale e indegna mancanza di riconoscenza verso coloro che, in definitiva, avevano largamente contribuito a catturare il grande capo Chiricahua, ponendo fine a una guerra sanguinosa. Senza rispettare le proposte a suo tempo fatte dal generale Crook né gli impegni da lui assunti all'atto della resa, il generale Miles, invece di lasciare tutti gli indiani nella riserva, ordinò la deportazione di circa settecento Apache a Fort Marion, in Florida, cioè dall'altra parte del continente. Gli uomini furono separati dalle donne e dai bambini e fatti salire su un apposito treno-merci, ma la cosa più sorprendente fu che, assieme ai ribelli, furono spediti in esilio anche gli esploratori Chiricahua appartenenti al 6° Cavalleria, tra i quali gli stessi scout che avevano ottenuto la resa di Geronimo insieme al tenente Gatewood, Kay-i-tah e Martine. Radunati a Fort Apache, gli esploratori furono fatti schierare sul piazzale e costretti a consegnare le armi e la divisa. Poi furono caricati anch'essi sul treno diretto in Florida, dove rimasero per ventisette lunghi anni con la qualifica di "prigionieri di guerra". 

Fortunatamente, non tutte le vicende degli uomini rossi in giacca blu ebbero la stessa amara conclusione: una storia a lieto fine fu quella di I-See-0, un indiano Kiowa nato nel Kansas nel 1851. Dopo essere stato uno dei più abili guerrieri della sua tribù nelle guerre contro i Comanches e gli Arapaho, si arruolò come scout a Fort Sill nel 1876, diventando portatore di dispacci per il 7° Cavalleria. Dopo aver partecipato a tutte le campagne contro i pellerossa delle pianure messe in atto in quel periodo, I-See-0 fu promosso sergente, diventando il braccio destro del suo capitano, Hugh Scott, che lo tenne sempre in estrema considerazione. Quando arrivò il momento di andare in pensione, al vecchio scout fu assegnato un alloggio ben arredato, ma egli preferì vivere in un semplice tepee come era abituato, cucinando all'aperto alla maniera degli antichi padri. Quando morì, un incredibile numero di bianchi e di indiani Kiowa e Comanche partecipò al suo funerale; la sua fama era talmente grande che, nel cimitero di Fort Sill, venne eretto un monumento funebre in suo onore, costruito a forma di punta di freccia. Sulla lapide, fu messa una piccola targa di bronzo sulla quale era scritto: "In memoria di I-See-0, sergente dell'esercito degli Stati Uniti, l'ultimo degli scout indiani di Fort Sill, leale alla sua razza e alle armi del suo paese". Un epitaffio semplice ma efficace che, in poche parole, racchiudeva il senso di un'intera, dimenticata epopea.

 

Epopea. Si sviluppò un'epopea poco conosciuta ma incredibilmente avventurosa, quella degli scout indiani al servizio dell'esercito degli Stati Uniti.

 

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