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A cura di Giovanni De Sio Cesari

Il rapporto coi visi pallidi

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li indiani ebbero sempre una pessima impressione della moralità dei bianchi, li considerarono sempre dei demoni e lo stesso colore pallido dei loro visi aumentava la suggestione che si trattasse effettivamente di spiriti malvagi

Due caratteristiche in particolare colpirono subito sfavorevolmente gli indiani: l’egoismo e la menzogna.  

Essi videro con stupore che vi erano molte differenze economiche fra i bianchi e sembrava che  gli uni non si curassero degli altri. Vedevano alcuni che avevano molto di più di quanto potesse servire loro e altri che non avevano niente e forse soffrivano essi stessi la fame.

La cosa appariva incomprensibile in una società nella quale le differenze economiche e sociali erano pressoché inesistenti e comunque assai ridotte dalle attenzioni che i più fortunati riservavano ai più disgraziati.

Infatti, la base economica degli indiani  non permetteva la presenza di  stratificazioni sociali che nascono da una continuità civile sconosciuta. Nemmeno si poteva parlare di differenze economiche: non c’era terra né altra ricchezza da possedere; era ignoto ogni mezzo di scambio (metalli preziosi); le uniche ricchezze potevano essere i prodotti della raccolta e della caccia e qualche semplice utensile, tutte cose che potevano essere trasportate facilmente e  che certo non potevano poi essere tesaurizzate. D’altra parte il gruppo in continua  quotidiana lotta per la sopravvivenza  era molto solidale. Tutto il cibo che veniva procurato  era diviso fra tutti: il miglior cacciatore aveva più prestigio non più cibo.

Inconcepibile  quello che noi definiremmo l'individualismo e  l'egoismo della società borghese e moderna in una società come quella indiana  nella quale  ognuno si curava del proprio vicino, in cui le modeste, preziose risorse venivano  divise equamente fra tutti: una società insomma fortemente solidaristica  e coesa.

Rilevavano poi la disonestà dei bianchi  che mentivano  continuamente, che ricorrevano sempre all’inganno Gli indiani erano abituati a una vita molto semplice in cui tutti conoscevano tutto di tutti e quindi ogni inganno era facilmente riconosciuto. Ma la  società dei bianche  era tanto più  complessa Le leggi scritte permettevano sempre dei sotterfugi contro i quali gli indiani non sapevano come difendersi

Ci furono  tanti disonesti  che si arricchirono sulla fame di quei miseri pellerossa che conoscevano bene le insidie della prateria ma non quelle ben più  complicate della civiltà; essi  non erano in grado di usare "mezzi legali" per far valere  i propri diritti e prorompevano in sanguinose ed inutili rivolte  che peggiorarono drammaticamente ancora di più la loro situazione.

Nelle società civili si difendono i propri diritti con mezzi legali: l'uso della forza non è tollerato e chi ne fa uso passa automaticamente dalla parte del torto. Ma gli indiani non sapevano come fare: rilevarono soltanto la disonestà e le menzogne dei bianchi che furono armi ancora più efficaci dei Winchester per derubarli della loro terra.

Su questi presupposti finì per sedimentare l'astio che facilmente divise due popoli completamente diversi.

 

Testimonianze. Di testimonianze ne abbiamo in quantità. Conquistadores, missionari, esploratori, trappers e commercianti hanno documentato con ampi resoconti la salutare pratica. Ne esistono anche degli schizzi fatti da George Catlin durante il suo soggiorno presso la tribù dei Mandan.

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Sotto: una capanna sudatoria degli Apache

 

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