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A cura di Sergio Bonelli Editore (Magico Vento)

Il bisonte

A

lla fine di febbraio del 1999 un centinaio di indiani di diverse tribù si sono riuniti per una lunga cavalcata di più di 750 chilometri, durata venti giorni, dal Sud Dakota fino al Parco di Yellowstone nel Montana. 

Scopo della marcia, la protesta contro lo sterminio dei bisonti. Durante l'inverno 1996-97, proprio nel Montana, erano stati uccisi 1100 bisonti, più di un terzo di quelli presenti nel Parco, che avevano sconfinato oltre la zona protetta. 

Lo sterminio non è finito dopo la marcia. Nel solo 1999, ne sono stati uccisi altri 650. La motivazione delle autorità del Montana è che i bisonti stanno diventando troppo numerosi e che diffondono malattie nei bovini.

Pare invece che i bisonti vengano abbattuti per far posto agli allevamenti delle multinazionali degli hamburger. 

E' curioso che la storia non abbia insegnato nulla agli attuali governanti, è preoccupante che essi siano ancora sordi alle legittime richieste della comunità nativa che continua a considerare il bisonte, Tatanka Oyata, cioé "Colui che ci possiede", il fondamento della sua cultura. 

Le rivendicazioni degli indiani sono semplici e chiare: 1) consegnare i bisonti "in eccesso" alle riserve che ne sono sprovviste; 2) riservare i pascoli pubblici ai soli bisonti e chiuderli ai bovini. I grandi allevamenti di vacche, secondo gli indiani, distruggono l'ambiente, mentre i bisonti lo preservano; 3) i proprietari di mandrie, che pascolano sui terreni pubblici, dovrebbero essere assoggettati a pesanti tasse; non si possono concedere gratuitamente queste terre a chi ne fa un uso commerciale privato.

Questi sono i principali obbiettivi del UBF (United Eco-Action Fund) che si propone di ampliare le zone naturali protette nel Montana, nel Dakota e nel Wyoming.

Chi volesse sostenere in qualunque modo, anche con l'invio di contributi, questa causa, può scrivere all'indirizzo elettronico dell'organizzazione: uneco@uneco.org , o visitare il sito Intemet http://www.uneco.org/return_of_the_bison.html.

Una caccia al bisonte veniva accuratamente preparata con antichi riti e cerimoniali che precedevano e accompagnavano la grande migrazione delle tribù Sioux in cerca degli ultimi bisonti sempre più dispersi dalle linee ferroviarie e decimati dalle escursioni venatorie dei bianchi. 

Prima della partenza, gli sciamani "cercavano una visione" che li illuminasse, poi, se i responsi erano favorevoli, si riuniva il consiglio dei capi per l'organizzazione vera e propria della spedizione. 

Anch'essi fumavano il calumet e pregavano lo Spirito del Bisonte perché assicurasse il successo alla caccia. Infine si eleggevano gli akicita, cioè il servizio d'ordine della tribù, una sorta di polizia indiana incaricata di vigilare sul rispetto delle regole, molto severe. In particolare tutti dovevano tenere conto che i bisonti erano un bene collettivo e dunque nessuno poteva appropriarsi privatamente dei capi abbattuti. Le prede venivano distribuite senza favoritismi dagli akicita stessi. Il potere dei "poliziotti" indiani era indiscusso. Si narra che un giorno Nuvola Rossa disobbedì a un akicita e venne perciò colpito con una staffilata. Il Grande Capo accettò la punizione senza fiatare. 

Mentre leggete queste righe non scordate che, a dispetto dei programmi di ripopolamento, la strage dei bisonti, purtroppo, continua.

 

Strage. Mentre leggete queste righe non scordate che, a dispetto dei programmi di ripopolamento, la strage dei bisonti, purtroppo, continua.

 

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