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Il ricordo dell'old west

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rmai il Far West non esiste più, se non in pochi libri di storia e nel cinema che ci ripropone i miti e i luoghi comuni che sono molto lontani dalla realtà. Non ci sono più mandrie da accudire e trasferire al Nord: i cowboy rivivono solo nei rodei e nel folklore delle canzoni. Gli Indiani sono spariti, messi a tacere da una burocrazia molto rigida, che li ha voluti prima chiusi nelle riserve e ghettizzati, e poi ha cercato una integrazione impossibile.

Per molti anni il governo statunitense ha adottato nei confronti della popolazione indiana una politica mirata ad annullare l'Indiano in quanto tale, cercando di farlo diventare americano.

L'area delle riserve è stata continuamente modificata: la povertà e l'alcolismo sono diventate le realtà dei Nativi.

I giovani sono stati costretti a frequentare scuole lontane dalle riserve e dalle famiglie, scuole dove era loro proibito parlare la lingua madre e indossare i loro vestiti.

Dal 1934 la situazione ha iniziato a migliorare, anche se lentamente.

È stato varato l'Indian Reorganization Act con il quale furono apportate delle modifiche nell'organizzazione delle riserve. Sono state dotate di amministrazione propria, con l'istituzione del Consiglio Tribale, sono state istituite nuove scuole nel rispetto delle tradizioni indiane.

Con l'agricoltura e l'artigianato molte tribù riuscirono a diventare autosufficienti: ne sono esempio i Navajo e il loro artigianato di coperte e gioielli, proventi arrivarono anche dai contributi versati per lo sfruttamento della Monument Valley a livello cinematografico.

Durante la seconda guerra mondiale gli Indiani parteciparono al conflitto nelle file dell'esercito e le donne come ausiliarie: il linguaggio indiano fu usato come codice che risultò indecifrabile, gli arcieri indiani furono usati per abbattere silenziosamente le sentinelle nemiche.

Dopo la guerra i problemi si ripresentarono: la protesta si rafforzò negli anni Sessanta e Settanta: l'Indiano, come il Nero, era ghettizzato ed emarginato, non poteva frequentare determinati locali o non poteva abitare in certi quartieri, non poteva intraprendere carriera pubblica.

Sorsero vari movimenti di protesta che si organizzarono in molti modi: nel 1969 viene occupata l'isola di Alcatraz, nel 1973 il vecchio posto militare di Wounded Knee. Finalmente anche l'opinione pubblica si avvicina al problema indiano: il governo si vede costretto ad ammettere le proprie colpe, forse in modo velato.

Gli Indiani riescono sempre più a riacquistare una propria individualità culturale e un indipendenza amministrativa, l'economia delle riserve prende quota: usufruendo dei diritti di sfruttamento delle risorse petrolifere e minerarie, sfruttando la possibilità di impiantare all'interno delle riserve casinò. Persino il cinema ha rivisitato i vecchi luoghi comuni e si è schierato dalla parte degli Indiani.

Celebrazioni si svolgono ogni dove: addirittura si erigono statue a condottieri indiani, come quella che fu scolpita nel 1939 a Wounded Knee dedicata a Cavallo Pazzo, alta più di 180 metri! I capi di varie tribù indiane sono stati ricevuti, nel 1994, alla Casa Bianca dal presidente Clinton; in occasione della commemorazione della battaglia del Little Bighorn i Sioux e il settimo reggimento di cavalleria si sono incontrati e insieme hanno ricordato i loro morti.

L'uomo rosso, i pionieri, i soldati, i cowboy, gli allevatori, tutta l'epopea del West è scomparsa nella sua genuinità, è stata stravolta dal tempo che passa, ma piano piano si sta riproponendo con sempre maggior forza nella sua integrità storica.

 

Tutto finito. Non ci sono più mandrie da accudire e trasferire al Nord: i cowboy rivivono solo nei rodei e nel folklore delle canzoni. Gli Indiani sono spariti, messi a tacere da una burocrazia molto rigida...

 

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