William "Bill" Gay
a giustizia
criminale nel Vecchio West era talvolta scrupolosa ed esauriente
quasi quanto quella dei giorni nostri. Forse troppo! Un esempio
interessante è quello del processo legale, avvenuto nel Montana,
contro William “Bill” Gay. Il caso, interessante e molto
particolare, riguardava Gay, abitante di una zona di frontiera che
divenne un esperto uomo d’affari e, in seguito, fu sospettato essere
un assassino.
Quando Gay
venne arrestato, gli venne trovata addosso una Colt modello 1878 e,
infilata nel fodero, attaccata alla cintura, una pistola modello new
line colt, con rifiniture in nickel e l’impugnatura di madreperla.
Dopo aver assistito alla sua esecuzione per impiccagione, l’8 giugno
del 1896 ad Helena, Montana, una sua vecchia conoscenza, lo sceriffo
dell’Idaho, William Ryan, osservò: “Bill Gay è stato uno degli
uomini più coraggiosi che abbia mai conosciuto e ho visto tantissimi
uomini coraggiosi nel West, durante la mia vita. È cresciuto nella
zona di frontiera ed è stato un tipico abitante delle Grandi
Pianure, uno di quelli che vanno scomparendo. Uno di quelli sempre
pronto a usare una pistola.”
Nato in
Virginia nel 1844, Bill Gay andò ad abitare nel West all’età di 14
anni. All’inizio degli anni ’70 dell’Ottocento, quando aveva circa
30 anni, uomo astuto e avventuroso, Gay venne ingaggiato per il
trasporto delle merci e delle munizioni nella zona dell’Idaho. Le
merci venivano scaricate sui battelli a vapore che solcavano il
fiume Missouri fino a Fort Bentos, Montana. Il Daily Herald di
Helena, il giornale locale, dichiarò in un articolo del 1895 che a
Gay, una volta, era capitato di aiutare la sopravvissuta di un
diligenza a mettersi in salvo. Il convoglio in questione era stata
assalito e gli occupanti tutti massacrati. Inoltre, Gay aveva spesso
aiutato George Armstrong Custer, del Settimo Cavalleria. In seguito,
Gay, con i fratelli Al e John Nelson, trascorse un intero inverno a
viaggiare per il West, arrivando ad intraprendere rapporti
commerciali con i Sioux. Il giorno della sua esecuzione, nel 1896,
l’Herald pubblicò un articolo in cui si diceva che Gay era anche
stato bovaro e portalettere.
Gay, secondo
lo sceriffo Ryan, fu tra i bianchi uno dei primi cercatori d’oro a
riuscire ad addentrarsi nelle Black Hills del Dakota, nella metà
degli anni 1870. In quel periodo, Gay aveva lasciato Deadwood e,
nell’estate del 1876, aveva guadagnato circa 100.000 $ in oro. E non
andò lontano. Lui e il fratello Al sfruttarono il flusso di persone
che si inoltravano in territorio Dakota per creare una nuova città,
che chiamarono Gayville. Bill Gay realizzò un saloon e una sala
dedicata alle scommesse, che presero il suo nome. “La sua colpa più
grande è stata quella di aiutare tutti i cercatori più poveri, i
minatori e la gente misera, fino a quando finì anche lui a
mendicare” commentò la sorella Maud al Daily Independent, che
pubblicò questa dichiarazione 11 mesi prima che Gay venisse
impiccato. “Sarà ricordato da centinaia di vecchi pionieri con
sentimenti di gratitudine. Ma, sfortunatamente, la maggior parte di
loro adesso, non è nella condizione di aiutarlo.”
Gayville venne
colpita da diversi incendi, ma Bill Gay, nel 1877, si trovò a dover
fronteggiare un problema ancora più grande. Quella primavera, Gay
uccise un tipo di nome Forbes, per avere importunato sua moglie.
Venne riconosciuto colpevole di omicidio di secondo grado e
condannato a 15 anni di prigione. Gli amici di Gayville e Deadwood
firmarono una petizione e, a quanto riportato, spesero più di 40.000
dollari per farlo rilasciare. La cosa funzionò e Bill Gay venne
scagionato dopo solo un anno di carcere. Quando ritornò a Gayville,
venne accolto con il saluto di una banda musicale.
Nonostante il
caloroso benvenuto, Gay si accorse che le cose, in città, stavano
cambiando in peggio. La comunità del sud Dakota era in declino e il
suo futuro appariva incerto. Nel 1889, Gay e la sua famiglia,
insieme al cognato Harry Gross si trasferirono a Castle, nella
contea di Meagher, Montana. All’inizio, Gay fece il carpentiere e
una serie di lavoretti per mantenersi. Poi, si trasferì in un ranch,
sei miglia a sud di Castle, ma costruì la nuova casa sulla terra che
N.E. Benson riteneva essere sua. Benson era il proprietario del
Castle Reporter ed era presidente del Partito Repubblicano di zona.
Le cronache riportarono, più tardi, la notizia che Gay e Gross
avevano rapinato un negozio del Wyoming settentrionale. Le tensioni
si accrebbero ulteriormente quando il giornale di Benson pubblicò un
articolo in cui si mormorava di una presunta relazione incestuosa di
Gay con sua figlia.
Dopo che un
incendio distrusse il locale in cui si stampava il Castle Reporter,
alcuni cittadini sospettarono che Gay ne fosse il responsabile. Nel
maggio 1892, Gay incominciò a ricevere lettere anonime di minaccia e
a trovare degli avvertimenti attaccati sulla porta di casa. L’ultimo
messaggio diceva: “I cittadini di Castle vi fanno sapere che se non
andrete via da questo paese, sarete ucciso.” Non c’era firma su quel
biglietto, solo un simbolo criptico del vigilante del Montana,
“3-7-77”. Gay ignorò la minaccia.
Gross venne
arrestato il 4 aprile del 1893, mentre tentava di opporre resistenza
a un mandato di perquisizione effettuato nella speranza di trovare
le prove della sua colpevolezza della rapina del Wyoming. Gross
riuscì a scappare dalla custodia, dopo aver convinto i sorveglianti
di lasciarlo andare al ranch di Gay per spiegargli la situazione e
aiutarlo a mettersi al sicuro.
In seguito, al
processo di Gay, l’agente Peter Westbrook testimoniò che dopo la
fuga di Gross, Gay gli aveva detto di essere stanco di essere
perseguitato dai cittadini di Castle e che non aveva rubato niente a
nessuno. “Non c’è anima viva, nella Contea di Meagher, che può
affermare qualcosa per farmi arrestare” disse Westbrook, riportando
quanto era stato detto da Gay. L’agente aggiunse che, quando Gay
aveva fatto quell’affermazione, aveva con sé una carabina da caccia
calibro 45-120, modello Sharps. Qualche tempo dopo, Gay affermò che
lui e Gross stavano liberando una carrozza intrappolata nel fango,
non lontano dal ranch di Gross, quando alcuni agenti avevano
mostrato l’intento di volerlo arrestare. Non era chiaro chi avesse
sparato il primo colpo, ma, comunque, i mandatari andarono via a
mani vuote. Dopo questo episodio, lo sceriffo James O’ Marr, della
contea di Meagher, organizzò un gruppo di cittadini locali e mise in
lista, come suoi incaricati, l’ex sceriffo William Rader e lo stesso
Peter Westbrook che, tempo dopo, avrebbe testimoniato al processo di
Gay.
Quando il
gruppo si avvicinò a Gay e Gross, lo sceriffo O’ Marr divise le
forze, probabilmente per circondare i due uomini. Rader e Westbrook
riuscirono a mettersi sulle loro tracce e a scovarli. Gay e Gross
stavano riposando in una casupola, mentre i loro cavali brucavano un
po’ d’erba. Rader gridò: “Mani in alto!” Come risposta, Gay e il
cognato cercarono di scappare. Rader e Westbrook gridarono ancora,
poi incominciarono a sparare. Il primo, che godeva di un’ottima
posizione, riuscì a colpire Gay, in seguito, si seppe che l’aveva
ferito ad una gamba. Subito dopo disse a Westbrook: “Tu prendi i
cavalli, credo di avergli spezzato la schiena”. Durante la
testimonianza, Westbrook avrebbe detto che la sua pistola non aveva
più funzionato e che Rader aveva dovuto continuare a combattere da
solo. Sempre secondo la sua testimonianza, Harry Gross aveva sparato
all’agente alla schiena, uccidendolo all’istante. L’incaricato
Westbrook, allora, si era ritirato, permettendo a Gay e suo cognato
di scappare ancora una volta.
Dopo queste
dichiarazioni, il gruppo che aiutava lo sceriffo O’ Marr si
ricompose e venne anche trovato il corpo di Rader. Il drappello si
mise subito di nuovo sulle tracce dei due ricercati. Pensando,
giustamente, che i fuggitivi si fossero diretti verso il fiume
Musselshell, 80 miglia a nord di Castle, il gruppo ritrovò
facilmente Gay e Gross. I fuorilegge si ripararono sotto alcuni
salici e aprirono il fuoco contro gli avversari. Durante il
conflitto, l’incaricato sceriffo James Macke venne ucciso. In punto
di morte, Macke disse agli altri ufficiali che era stato Bill Gay a
colpirlo, anche se, successivamente, lo stesso Gay avrebbe detto che
era stato Harry Gross a uccidere Macke. Di nuovo, anche dopo quel
frangente, Gay e Gross riuscirono a fuggire verso i boschi del
Montana. Il gruppo, a questo punto, era ormai quasi privo di forze.
Harry Gross
non venne mai preso, ma Bill Gay fu arrestato in California nella
primavera del 1894, quasi un anno dopo la morte dei due poliziotti.
Durante quell’anno, per sottrarsi alla cattura, Gay era fuggito dal
Montana e aveva attraversato lo Utah e il Nevada. Aveva cambiato
nome e lavorava in una miniera, ma i suoi sforzi di diventare ricco
non furono ripagati. Era sulla strada per Providence, California e
stava ferrando il suo cavallo, quando due uomini gli si avvicinarono
e, prima che Gay capisse quello che stava succedendo, si ritrovò una
pistola puntata addosso e le manette ai polsi.
Dopo essere
ritornato in Montana, Bill Gay affrontò il processo nella Contea di
Lewis e Clark. Il processo terminò con il verdetto di colpevolezza.
Gay venne condannato a morte per aver ucciso l’incaricato Macke, con
colpi di arma da fuoco. I suoi avvocati portarono il caso in Corte
Suprema, che, però, negò il consenso all’applicazione di un nuovo
processo. Venne, quindi, interpellata la Corte Suprema degli Stati
Uniti, ma la corte rifiutò di ascoltare il caso perché non c’era
nessuna questione federale implicata nell’avvenimento. Gay vide
posporre la data della sua esecuzione capitale per ben tre volte,
durante la sua incarcerazione.
Dopo aver
ricevuto petizioni sottoscritte da circa 4.500 persone che
chiedevano clemenza e una serie di lettere dai conoscenti di Gay,
che ritenevano la pena troppo severa, il governatore del Montana,
John E. Rickards stabilì la data definitiva dell’esecuzione. “Sono
completamente soddisfatto, dopo tante considerazioni, che il signor
Gay abbia avuto il beneficio di una corte imparziale e che gli siano
stati concessi tutti i diritti di legge, anche se ha tentato di
sfuggire alle punizioni dovute per il crimine di cui si è macchiato”
disse il governatore. “Uno dei crimini più deprecabili, nella lista
dei reati, è proprio l’omicidio di ufficiali della legge, durante
l’incarico di servizio. Accordare indulgenza a un uomo che si è
macchiato di tale crimine, significherebbe indebolire la sicurezza
dei cittadini.”
Dopo che il
governatore ebbe rigettato la richiesta di clemenza, Gay rispose con
una lettera, che venne immediatamente pubblicata. “Sono innocente e
l’ho sosterrò fino alla fine dei miei giorni. Se lo spirito di Macke
potesse parlare, confermerebbe quello che sto dicendo e i
vigliacchi, che giurano il falso contro di me, dovrebbero
vergognarsi del loro comportamento. Intendo O’ Marr, Thoe, Sarter,
Denny McGrail, e, soprattutto, Peter Westbrook e George Williams.
Non ho paura di andare incontro alla morte, in nessun modo. Non ho
mai saputo cosa fosse la paura. Ho rischiato la vita centinaia di
volte, o forse di più, per salvare la gente dal pericolo. Gente che
non avevo mai visto prima, ma non credo che questo abbia importanza
oggi. Cento anni fa, la gente apprezzava questo tipo di favori. Ho
visto uomini morire bruciati e preferirei mille volte perire in
questo modo, piuttosto che morire come un cane. I miei nemici, i
vigliacchi, possano gioire del mio destino adesso, ma verrà un tempo
in cui si ricorderanno di me e faranno una morte peggiore della
mia.”
La mattina
dell’8 giugno 1896, Bill Gay venne preparato per l’esecuzione. Si
era ammalato circa 36 ore prima del momento previsto e gli fu fatta
un’iniezione di morfina, prima di lasciare la cella. Volle un
whisky, venne accontentato e chiese allo sceriffo di unirsi a lui,
ma l’uomo di legge rifiutò. Mentre si avviava alla forca, il suo
amico e sceriffo William Ryan, accorso come testimone
dell’impiccagione, lo salutò per l’ultima volta.
“Ci vediamo,
Bill” gli disse Ryan. “Già ci vediamo. Sai, se non fossi stato
malato, sarei stato senz’altro meglio” rispose Bill.
Il condannato
venne messo in posizione e lo sceriffo Jurgens, del Montana, gli
mise un cappuccio nero sulla testa. Poi fecero scendere la forca,
attaccata ad un peso di ben 460 libbre. Gay disse: “Come ho già
detto, mi è difficile accettare di dover morire in questo modo.
Voglio vedere il sole il più a lungo possibile. Non lo vedrò mai più
e voglio vederlo fin quando posso. Signori, voi siete testimoni
dell’omicidio di un uomo. Mi uccidono proprio adesso”. Poi si girò
verso lo sceriffo e disse: “Sei tu che devi mettermi la corda al
collo? Mi raccomando, fai un nodo abbastanza forte.”
Il nodo fu
abbastanza forte. Il cappio venne tirato e Bill Gay, uomo di
frontiera, rimase penzoloni. Presto sarebbe finito nell’oblio.
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