Pentola Nera (Black Kettle)
i hanno a disposizione solo poche note sulla vita del capo dei
Cheyenne del Sud Pentola nera (????-1868), ma i suoi ripetuti sforzi
per assicurare al suo popolo una pace dignitosa, nonostante le
promesse non mantenute dall’uomo bianco e diversi attentati di cui
fu vittima, ci fanno capire che grande condottiero sia stato e ci
insegnano quanto fosse determinata la sua fiducia nella coesistenza
tra la società dei bianchi e la cultura dei popoli delle pianure.
Pentola Nera visse nei vasti territori del Kansas dell’Ovest e
del Colorado dell’Est, territori che secondo il Trattato di Fort
Laramie del 1851 appartenevano al popolo Cheyenne.
A meno di dieci anni dalla firma dell’accordo, ad ogni modo, la
corsa all’oro del Pikes Peak (1859), causò un enorme aumento della
popolazione in Colorado, con una conseguente intensificazione degli
insediamenti di bianchi in territorio Cheyenne.
Anche le autorità locali americane, poste di fronte all’accaduto
ammisero che i bianchi “si erano sostanzialmente appropriati del
territorio e avevano privato gli indiani dei loro mezzi di
sostentamento”.
Purtroppo, invece di prendere provvedimenti nei confronti dei
nuovi insediati, il Governo decise di risolvere la questione
proponendo ai Cheyenne un nuovo trattato. Fu chiesto loro di cedere
tutti i territori appartenenti alla tribù eccezion fatta per la
piccola riserva di Sand Creek nel Sud-Est del Colorado.
Pentola nera, conoscendo lo schiacciante potere dell’esercito
dell’unione e temendo che un possibile rifiuto non avrebbe fatto
altro che portare ad un accordo ancor più sfavorevole per il suo
popolo, firmò il trattato nel 1861, e da quel momento in poi fece il
possibile affinché i Cheyenne lo rispettassero. Ad ogni modo la
riserva di Sand Creek non era in grado di produrre il sostentamento
necessario all’intera popolazione che vi era confinata. Tutto
fuorché adatta all’agricoltura, la striscia di terra non era altro
che terreno fertile per le epidemie che, in breve tempo, iniziarono
a mietere vittime nell’accampamento. Nel 1862 la mandria di bufali
più vicina al campo distava oltre duecento miglia.
Presto molti Cheyenne, specie quelli più giovani, iniziarono ad
allontanarsi dalla riserva per far razzia delle merci stipate nei
magazzini dei vicini insediamenti e per assaltare i vagoni dei
treni.
Una di queste scorribande fomentò a tal punto l’ira degli
abitanti del Colorado che la milizia locale fu mobilitata, con
l’ordine di aprire il fuoco sui primi Cheyenne avvistati. Nessun
membro della tribù di Pentola Nera aveva partecipato al raid e il
capo Cheyenne si era subito mobilitato per parlamentare con
l’esercito dei bianchi, eppure gli abitanti non attesero e
iniziarono subito i combattimenti.
L’incidente tra indiani ed esercito provocò un insurrezione
incontrollata in tutta la zona delle Grandi Pianure, dove popoli
quali i Comanche e i Lakota sfruttarono il coinvolgimento dei
bianchi nella guerra civile per sferrare decisivi attacchi agli
invasori.
Solo Black Kettle, che ben conosceva troppo bene la supremazia
dell’ esercito nemico decise di rimanere fuori dai combattimenti.
Parlò con il comandante delle milizie del Colorado e con un accordo
a Fort Weld pensò di aver assicurato al suo popolo una promessa di
pace e protezione in cambio del rientro incondizionato a Sand Creek.
Eppure il Colonnello John Chivington, comandante del Terzo
Volontari del Colorado, non aveva alcuna intenzione di rispettare la
promessa. Le sue truppe non erano riuscite a trovare un gruppo di
Cheyenne con cui combattere quindi, avuto notizia del ritorno di
Black Kettle nella riserva, l’ufficiale decise di attaccare gli
accampamenti all’alba del 29 Novembre 1864. I morti furono circa
200, specie donne e bambini, e dopo il massacro gli uomini del
Colonnello mutilarono molti dei corpi, solo per poi esibire i resti
come trofei in una parata a Denver. Pentola Nera riuscì
miracolosamente a sfuggire alla morte nel ‘Massacro di Sand Creek’.
Nonostante tutto il capo Cheyenne decise di continuare a trattare
la pace, mentre gli altri indiani avevano deciso di rispondere agli
atti delle milizie americane con scorribande isolate lungo le linee
ferroviarie e nei ranch vicini. Nell’Ottobre 1865 lui e altri capi
erano riusciti ad assicurarsi, tramite un nuovo ma svantaggioso
accordo, la cessione di nuovi territori nel sud del Kansas in cambio
di Sand Creek. L’accordo, comunque, di fatto privava le tribù di
gran parte dei territori di caccia su cui da centinaia di anni si
basava la vita del popolo.
Solo parte della Nazione dei Cheyenne del Sud seguì Black Kettle
e gli altri capi nelle nuove riserve. Altri si spostarono a Nord, in
territorio Lakota.
Molti altri ancora semplicemente ignorarono il trattato e
continuarono le scorribande nelle terre dei loro antenati. Quest’ultimo
gruppo, che perlopiù consisteva di giovani guerrieri alleatisi con
il capo di guerra Naso Romano (Roman Nose), riuscì semplicemente ad
attirare le ire del Governo. Fu così che il Generale William
Tecumseh Sherman intraprese una campagna volta a ricacciare i
dissidenti nelle riserve prestabilite. Roman Nose e i suoi uomini
risposero con le armi, conseguendo ,come unico risultato, il merito
di aver causato il blocco del traffico di merci nel Kansas
dell’Ovest.
A questo punto, i diplomatici del Governo americano cercarono di
trasferire i Cheyenne del Sud ancora una volta, in due piccole
riserve nella zona dell’attuale Oklahoma, con la promessa di
rifornire le tribù di diversi tipi di provvigioni annue. Anche in
quell’occasione Pentola Nera fu tra i capi che firmarono il trattato
(Il Medicine Lodge Treaty del 1867), ma, appena la sua gente giunse
nei territori stabiliti, gli aiuti promessi non furono più spediti e
per la fine dell’anno un numero maggiore di guerrieri Cheyenne si
unì a Roman Nose.
Nell’Agosto del 1868 Roman Nose comandò una serie di incursioni
nelle fattorie del Kansas, provocando un’altra risposta armata da
parte dei coloni. Sotto la guida del generale Philip Sheridan, tre
colonne di truppe intrapresero una campagna invernale contro gli
accampamenti Cheyenne. In testa alle truppe era il Settimo
Cavalleggeri, guidato da George Armstrong Custer.
Nel pieno di una bufera, Custer seguì le tracce lasciate da un
gruppo di indiani a cavallo, fino a un piccolo villaggio Cheyenne
sul fiume Washita, dove giunse l’ordine d’attaccare. Il villaggio in
questione era quello di Pentola Nera, sito entro i confini
prestabiliti dal trattato del 1867, con una bandiera bianca che
sventolava in cima al Tipi del capo. Nonostante ciò, all’alba del 27
Novembre 1868, quasi in corrispondenza dell’anniversario del
‘Massacro di Sand Creek’, la truppe di Custer diedero la carica.
Questa volta Black Kettle non fece in tempo a scappare: sia lui
che sua moglie caddero sulla rive del fiume Washita, con il corpo
crivellato dalle pallottole, dopodiché i loro cadaveri vennero più e
più volte calpestati dai cavalli dei soldati. Custer, in seguito,
dichiarò che fu una guida Osage a prendere lo scalpo del capo
indiano il cui corpo non fu più trovato.
Sulle sponde del Fiume Washita, le speranze d’indipendenza e di
libertà del popolo Cheyenne morirono con il capo Pentola Nera: nel
1869 furono tutti cacciati dalle Pianure e confinati nelle riserve.
|