Raoul Walsh
aoul Walsh, nato a New York l’11 Marzo del
1887, morì a Simi Valley (California) il 31 Dicembre 1980. Fu attivo
come attore in alcuni film western già dal 1913 e lo rimase fino al
1929, quando un incidente sul lavoro lo privò dell’occhio destro
(non usava controfigure). Tra questi film ricordo con piacere “Sands
of Fate” del 1914. Il primo film western da lui diretto è “The
greaser” del 1915. L’opportunità di lavorare con alcuni dei più
celebri personaggi del cinema muto quali Tom Mix e Douglas Fairbanks
lo portò al pieno successo artistico e commerciale nonché a divenire
il miglior regista di Hollywood. Nel 1930 dirige la sua 4° pellicola
sonora, un grande western epico: “The big trail” (Il grande
sentiero) titolo in italiano omonimo del successivo diretto da Ford
nel 1964, lanciando come protagonista John Wayne nella parte di un
audace scout che deve guidare una carovana di pionieri, dal
Mississippi all’Oregon, tra indicibili peripezie. Una curiosità: in
questo film recita anche Tyrone Power Sr, padre del ben più famoso e
conosciuto attore che tra i suoi molteplici film interpretò, nel
1939, anche “Jesse James” (Jesse il bandito) diretto da Henry King.
Successivamente Walsh dirige (e talvolta co-dirige) molti western
con il suo attore feticcio, Errol Flynn: è del 1945 “San Antonio”,
del 1948 “Silver River”, del 1950 “Montana”.
Di questa accoppiata è necessario menzionare il famoso film bellico
“Obiettivo Burma”, un capolavoro che ha fatto scuola. Walsh, nel
1951, ne ricalca peripezie e trama in chiave western, sfornando
“Tamburi lontani” (Distant drums) con un mitico Gary Cooper.
Del resto Walsh amava il remake, avendo già operato nel suggestivo
western in bianco e nero “Colorado Territory” (Gli amanti della
città sepolta) del 1949, con interprete principale Joel McCrea.
Questo film è il rifacimento del poliziesco “Una pallottola per Roy”,
girato nel 1941, sempre da lui diretto.
Nel 1954 Walsh guida la regia dell’interessante e bel western
interpretato da Alan Ladd, “Saskatchewan” (Le giubbe rosse del
Saskatchewan) girato tra gli splendidi paesaggi del Canada con le
famose guardie a cavallo della Regina (le mitiche Giubbe rosse) ed i
Sioux.
Nel 1955 dirige Clark Gable in un grande western “The tall men” (Gli
implacabili) con degli eccellenti co-protagonisti quali Robert Ryan
e Cameron Mitchell. In questo film sono valorizzati i grandi spazi
(esaltati dal Cinemascope), le grosse mandrie, cime e lande innevate
(nella prima parte) e tanta azione. E’ una storia anche morbosa con
una splendida e sensuale Jane Russell. Alla fine Gable col suo
fascino ruvido la conquisterà.
Il 1956 lo vede nuovamente a dirigere Gable (in uno dei tre film che
girarono assieme) nel western atipico e brillante “Un re per quattro
regine”. Non fu certo il film tutto azione che lui preferiva, ma la
grandezza di questo autore si misura proprio per la sua poliedricità.
Da citare anche il western, interpretato da un giovane e bel Rock
Hudson, “Gun fury” (Il suo onore gridava vendetta-Duello all’ultimo
sangue-) del 1953. Il suo eclettismo si è ripetuto anche nel film
western “Pursued” (Notte senza fine): un impareggiabile film in
bianco e nero, pervaso di venature psicologiche da tragedia greca ed
un interprete d’eccezione qual’era il giovane Robert Mitchum,
nevrotico e sanguigno. Successivamente molte di queste tematiche
sono state fatte proprie da numerosi registi, confermando Walsh come
eccelso maestro. L’ultimo film da lui diretto è ancora una volta un
western, “Distant trumpet” (Far West) del 1964.
In chiusura un’ultima curiosità riguardante la sua vita avventurosa:
fece parte dei guerriglieri di Pancho Villa.
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