Anthony Mann
nthony Mann, il
cui vero nome è Emil Anton Bundesmann (di chiare origini tedesche),
è nato a S. Diego, in California, il 30 giugno 1906 ed è morto in
Germania, a Berlino, nel 1967. Il suo ultimo film è uscito postumo
nel 1968 (“A dandy in aspic”). E’ stato un ottimo regista in vari
generi: ha iniziato col poliziesco, il noir, poi il western, genere
che ha contraddistinto per regie asciutte, per le trame, per i
tratti psicologici, per le nevrosi, con il suo attore feticcio, il
superlativo James Stewart, eroe anti-eroe, a volte schivo, segnato
dal destino, ma sempre carico di forza immane e a tratti devastante.
Bellissimo, a parer mio, “The man from Laramie”,
del 1955, credo un capolavoro, con scene come quelle nelle saline
molto coinvolgenti e con un certo grado di violenza affascinante.
I suoi grandi western sono undici e quelli
interpretati da Stewart (ben cinque) sono capolavori, a cominciare
dal suo primo western: “Winchester ‘73”, del 1950. Poi a seguire con
“La dove scende il fiume”, ”Lo sperone nudo” - di una bellezza
straordinaria – e, ancora, il mio preferito “The far country”,
epico, con paesaggi innevati e personaggi così caratterizzati da
desiderare di rivederlo non una, ma cento volte.
Anche con Gary Cooper gira un western, nel 1958
“Man of the west”, a mio parere un bel film, pur con un attore
scavato, malato e quasi al termine della sua parabola, ma sempre
mitico.
L’ultimo western è del 1960 “Cimarron”, sulla
corsa all’oro in Oklahoma, un tema ripreso pure successivamente da
Ron Howard in “Cuori ribelli”.
Spesso i suoi western hanno trame bellissime,
accattivanti, ben scritte (da un grande come Niven Busch). Si
cimenta a fine carriera anche con gli storici kolossal come “El Cid”
ed il quasi-flop “La caduta dell’Impero Romano”.
Una curiosità: Mann iniziò a dirigere un altro
kolossal, “Spartacus” (forse la prima ora), ma il produttore (e
anche interprete) Kirk Douglas lo sostituì dopo un diverbio con il
grandissimo Stanley Kubrick.
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