Danni incalcolabili
a presenza di queste stazioni
commerciali fu, per gli indiani, una piaga tanto orrenda quanto le
peggiori epidemie di vaiolo. La popolazione era già stata decimata
dalle malattie, ma era impreparata a resistere alla fame ed alle
privazioni legate alla mancanza dei bisonti.
I bisonti – il principale mezzo
di sostentamento delle varie tribù – erano destinati all’estinzione,
a causa delle insaziabili industrie dell’Est che chiedevano pelli in
sempre maggior quantità. Non era neppure possibile cibarsi delle
carcasse, in quanto i cacciatori di frodo ( Wolfers ) usavano
avvelenarle per uccidere lupi e coyote e impadronirsi delle loro
pelli.
Eppure il colpo finale fu dato
proprio dal tremendo impatto del liquore. Finite le pelli bi bisonte
da barattare, gli indiani si vedevano costretti a dare i loro
cavalli ai contrabbandieri per un “quartino”. In tal modo l’alcool
non solo li rendeva malati e violenti, ma li privava anche dei mezzi
per cacciare e quindi per provvedere al sostentamento della
famiglia.
I commercianti erano ben
consapevoli di ciò che stavano provocando. Un uomo giunse
addirittura a dichiarare che i contrabbandieri rendevano un grande
servizio ai bianchi, in quanto “mantenevano poveri ed inoffensivi
gli Indiani, uccidendone ogni anno, direttamente o indirettamente,
più di quanti ne uccidevano le milizie in dieci anni, e senza che il
governo degli Stati Uniti dovesse spendere un centesimo.
La crudeltà di
questa affermazione è terrificante, ma aiuta a capire in quale modo
i contrabbandieri riuscissero a liberarsi dei sensi di colpa.
|