Caldaia Nera
aldaia Nera (1803-1868) era un capo dei Cheyenne
meridionali molto amato dalla sua gente, almeno da quella parte che,
come lui, credeva in una pace duratura con gli uomini bianchi. Nacque
nella zona delle Black Hills, le Colline Nere amate dalle popolazioni
Sioux che molti anni dopo sarebbero state scenario di guerre senza
quartiere tra bianchi e indiani, ma quando poté si spostò decisamente
a sud per commerciare e trafficare con i bianchi di Santa Fe dai quali
imparò ben prestò quanto fossero deboli gli indiani rispetto ai
bianchi, in termini di numero e di potenza militare. Imparò anche che
tutto sommato era ben più conveniente cercare di farci affari con quei
bianchi. Fu quindi uno dei cosiddetti Capi Mercanti, brava gente che
non amava troppo la guerra.
Ogni sua azione era indirizzata alla mediazione
dei conflitti tra popoli, al mantenimento di un clima sereno. Nel
1857, quando divampò la guerra contro il Colonnello Sumner, riuscì a
mantenere la sua gente neutrale e sette anni dopo, nel 1864, salvò da
morte certa un distaccamento di militari al comando del Tenente Eayre
che pure non aveva esitato ad attaccare senza alcun motivo i Cheyenne
di Orso Magro. Dopo questo fatto emerse con forza l’incredibile
difficoltà a mantenersi semplicemente neutrali in un conflitto che
stava incendiando tutte le grandi praterie. Fu allora che Caldaia Nera
decise a farsi parte attiva nella ricerca della pace. Si mobilitò
parlando con indiani e bianchi, guerrieri e soldati e mantenne la sua
tribù nei pressi del fiume Medicine Lodge insieme a gruppi di Arapaho,
Kiowa e Comanche. Tutti questi indiani offrirono la pace ai soldati
blu e diedero i migliori segnali in questa direzione. Purtroppo tra
gli indiani un capo rappresentava, in pace e in guerra, esclusivamente
chi si affida a lui e lo riconosce come capo mentre tutti gli altri
facevano esattamente come meglio credevano. Un atteggiamento di questo
tipo portava ad avere piccoli gruppi di giovani guerrieri che
cercavano di diventare guerrieri famosi facendo la guerra a tutti i
bianchi che trovavano a portata di arco e frecce e, nel contempo,
altri gruppi – soprattutto famiglie e adulti – che dalla guerra si
tenevano assai lontani. Per i bianchi tutto questo era inaccettabile
oltre che incomprensibile. Per questo la gente dell’allora Territorio
del Colorado brontolava invocando l’intervento dei militari o della
milizia. Alla fine la milizia si mosse. Il Colonnello Chivington
comandò un nutrito distaccamento di Volontari del Colorado a cavallo e
attaccò con inaudita violenza l’accampamento pacifico di Caldaia Nera
e dei suoi Cheyenne meridionali. Per miracolo Caldaia Nera riuscì a
scampare, fuggendo via con sua moglie gravemente ferita.
Riuscì a raggiungere altri Cheyenne e ad unirsi a
loro, finendo per rifugiare in Arkansas.
Il 28 ottobre 1867 firmò il Trattato di Medicine
Lodge con il quale le parti (indiani e bianchi della frontiera) si
impegnavano a rifuggire la guerra. Piccoli focolai scoppiarono
comunque qua e la in un circolo vizioso di ripicche e vendette senza
fine finché, ancora una volta, il trattato divenne carta straccia.
Iniziò dunque una pesante campagna militare volta ad allontanare tutti
gli indiani dalle zone battute dai coloni bianchi e il 27 novembre
1867 il campo di Caldaia Nera subì un altro attacco, stavolta guidato
da Gorge A. Custer. Caldaia Nera fu ucciso insieme a decine di
Cheyenne, uomini, donne e bambini.
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