Vento per i Blackfeet
uel vento. Quello che nelle vaste regioni del
Dakota fa scappare via i bianchi che nel secolo XIX hanno combattuto
per insediarsi laggiù, ebbene proprio quel vento potrebbe riscattare
le nazioni pellerossa del nord ovest.
Dal Canada si incunea rapidissimo il Blizzard,
un temibile vento gelido e teso che è in grado ghiacciare qualunque
cosa trovi sul suo cammino; batte il Montana, lo scuote come un
tappeto, fa chiudere tutti in casa, qualcuno ancora nella tenda, poi
si infila dritto nel Dakota e anche in quelle zone si fa temere.
Qualcuno, finalmente, ha pensato che il vento
può essere usato per produrre energia a basso costo, non inquinante,
in grado di soddisfare le esigenze di almeno 22mila famiglie di
coloni del Montana.
Ironia del destino, le zone maggiormente
tormentate dal Blizzard (e da altri venti altrettanto forti) sono
quelle appartenenti ai Blackfeet, i Piedi Neri, un tempo una forte
tribù temuta dai bianchi e dai nemici di pelle rossa.
A metà del XIX secolo quelle terre erano
considerate le peggiori di tutto il Montana, inadatte a qualunque
tipo di coltivazione, povere di vegetazione e troppo esposte al
freddo. Forse questo secolo le riscatterà e garantirà una piccola
vendetta ai suoi poveri abitanti, i Blackfeet.
La storia di cui vi parliamo è quella di un grosso progetto pensato
e studiato da un’azienda americana specializzata in fonti
energetiche alternative che installerà una serie di bianchi “pali a
vento” in grado di far girare le loro eliche con il vento producendo
energia elettrica fruibile da chiunque nelle proprie case.
La disponibilità della terra, garantita dai
Blackfeet, frutterà a quella gente oltre 3 milioni di dollari
l’anno, una cifra enorme per i poco più di 200 indiani che risiedono
stabilmente nell’ambito della riserva del Montana. “E’ una forma
poetica di giustizia. – dice Earl Old Person, l’anziano capo dei
Blackfeet – Anche se in ritardo, Manitou ci ha aiutato.”
Earl Old Person, oggi 72enne, tramanda storia di incredibili
sofferenze, quelle patite dal suo popolo da quando, nel 1855, un
trattato li costrinse a cedere le proprie terre per trasferirsi a
Babb, dove vivono ancora oggi, ai confini con il Canada.
La riserva è ancora oggi un triste luogo in cui
la disoccupazione e l’alcolismo la fanno da padroni e la totale
mancanza di materie prime contribuisce a rendere la vita ancora
peggiore. “I bianchi pensavano che queste terre non avessero alcun
valore – dice Earl Old Person – ma dal prossimo anno qualcosa
varranno, finalmente e per noi, forse, arriveranno tempi meno cupi.”
L’idea di sfruttare il vento per produrre energia ha subito
solleticato la fantasia di altri esponenti indiani, specialmente del
Dakota.
Tex Hall, capo di ben tre tribù Sioux, si è
spinto fino a ipotizzare la costituzione di una grande società
gestita dai pellerossa avente lo scopo di produrre energia elettrica
in maniera alternativa arrivando a garantire l’autonomia energetica
addirittura a 80 milioni di case di bianchi.
Solo il tempo, a questo punto, dirà se l’energia eolica sarà
competitiva al punto da far realizzare questi sogni. |